In camper fino ai cerchi nel grano

Messaggi alieni, scherzi di natura o giochi di ragazzi impertinenti? Tanti hanno la curiosità di conoscere l’origine dei cerchi nel grano.

Siamo partiti a fine luglio in cinque con un camper da Torino per
andare al simposio annuale sui Crop Circles che si tiene a
Glastonbury nel Wiltshire. Giunti a destinazione ci rendiamo conto
che col tempo, rispetto a qualche anno fa, il fenomeno è
stato sufficientemente commercializzato al punto che nell’area di
maggior incidenza delle apparizioni sono sorti pub, bar,
negozietti, mercatini ecc., e che a differenza degli anni
precedenti, i prezzi sono alti e non è più possibile
portare all’interno del convegno le telecamere per intervistare i
conferenzieri. Quindi, mogi mogi, sotto un cielo grigio-azzurro
decidiamo di mandare solo uno di noi al convegno e noi altri
cercare di intervistare le persone all’uscita o in giro per i
campi. Da quel momento in poi la fortuna ha cominciato a favorirci
e persino il cielo ha cominciato a rasserenarsi sfoggiando
brillanti pomeriggi di sole e piacevolissime stellate notturne.

Ci siamo recati quasi subito al campo dell’anziano e saggio
contadino di nome Richard, che lo aveva affittato per l’elicottero
messo a disposizione per i partecipanti al convegno che desiderano
vedere i ‘cerchi’ dall’alto. Lì abbiamo fatto amicizia con
gli elicotteristi John e Ian con i quali è nata una bella
amicizia e che alla fine ci hanno persino regalato due giri
gratis.
Senza preconcetti di sorta, aperti a qualsiasi possibile
spiegazione, abbiamo intervistato le persone che scendevano
dall’elicottero dopo il giro e abbiamo notato che molti erano
fermamente convinti che i cerchi siano messaggi da civiltà
aliene ma soprattutto risoluti nel non cambiare idea a nessun
costo, altri più possibilisti, non escludevano questa
spiegazione ma rimanevano molto perplessi e colpiti dalla bellezza
dei disegni.

Entrando nelle formazioni, nel silenzio della stupenda e curata
campagna inglese, ci dominava la sensazione di essere nel bel mezzo
di un mistero ancora da svelare, con lo stato d’animo di chi vaga
in un territorio sconosciuto, alla ricerca di una qualche
sensazione particolare che indichi una possibile risposta. Entrando
in un cerchio non si ha la percezione del disegno e solo da un
dosso la si può vagamente intuire. Durante una di queste
passeggiate tra i cerchi abbiamo fatto un incontro che si è
poi rivelato molto interessante. Abbiamo visto sbucare da dietro
una collina un ragazzo in moto, con anfibi e mimetica, capelli
corti, occhiali e una maglietta nera con l’immagine bianca e
stilizzata di un viso alieno. Un cropcirclemaker, uno di quelli
tacciati di ‘disturbare’ con i loro stupidi scherzi il fenomeno dei
crop circles…e il relativo business…

Abbiamo intervistato anche lui e abbiamo scoperto che ci sono molti
di questi ragazzi, dal look da centro sociale, che si dilettano nel
produrre stupendi disegni nei campi di orzo e di grano. Alla
domanda “Perché lo fate?” la risposta in sostanza è
stata questa: “Abbiamo cominciato un po’ per provocazione e sfida
ai creduloni, un po’ perché la consideriamo un’appagante
forma di land art ma col tempo ci siamo accorti che mentre li
facciamo accadono quasi sempre cose molto strane e se la gente
avesse la mente più aperta si potrebbe studiare meglio il
fenomeno, senza paraocchi di sorta”. Procedendo nell’intervista
abbiamo scoperto che Matthew William, questo il suo nome, è
uno dei migliori e famosi cropcirclesmakers, piuttosto mal visto
dagli organizzatori del convegno annuale.

Matthes afferma di pronunciare sempre una preghiera prima di
iniziare a creare un cerchio perché questo sembra favorire i
fenomeni. La preghiera è generalmente dedicata a tutte le
persone che si interessano ai cerchi nel grano e chiede che il
cerchio abbia l’energia di ispirare le persone o che porti fenomeni
particolari, come forme pensiero o altre Intelligenze. “Queste sono
cose strane che accadono regolarmente a chi fa i cerchi nel grano
ma sono difficilmente accettate da chi non li fa.
Quando le vedo” – dice Matthew – “non mi spavento ma le ringrazio e
continuo a lavorare. Chiunque può fare cerchi nel grano ma
io suggerisco di cercare di farli con un atteggiamento positivo e
magari pregare come facciamo noi. Sono le cose strane che accadono
mentre faccio i cerchi che mi interessano di più e che mi
fanno continuare a farli”.
Mattehew ci ha poi invitato a casa sua e ci ha mostrato i disegni
in scala e i rudimentali strumenti con i quali vengono fatti i
cerchi nel grano dicendoci che neanche loro sanno chi produce
alcuni dei cerchi di grande bellezza che da anni abbelliscono la
già meravigliosa campagna di quell’area.

Dopo il convegno siamo tornati a casa con un’idea un po’ più
chiara del fenomeno… e del business che vi ruota attorno.
Comunque, la sensazione prevalente in ognuno di noi è che
c’è ancora molto da scoprire in proposito e che forse la
soluzione sta nelle semplici parole di Richard, il contadino dagli
occhi buoni, che ci ha detto “Ma si, io non mi pongo molte domande,
sono fenomeni che da sempre esistono e che i nostri vecchi hanno
sempre considerato naturali, e se poi qualche ragazzo si diverte a
riprodurli, che c’è di male?”

Isabella Bresci

 

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