Indonesia: 48 persone rinchiuse in casa di un politico. Lavoravano nelle sue piantagioni di palme da olio

48 uomini erano imprigionati e lavoravano senza stipendio nelle piantagioni di palme da olio. Il politico lo descrive come un programma di riabilitazione.

  • Martedì 18 gennaio gli agenti della Kpk, la commissione indonesiana contro la corruzione, hanno fatto irruzione nella casa di Terbit Rencana Perangin Angin, un ricco e potente politico locale. Hanno trovato 48 uomini rinchiusi all’interno di gabbie.
  • Si tratta di persone che lavorano nelle piantagioni di palme da olio di Terbit, senza stipendio.
  • Il politico sostiene che il suo sia un programma di riabilitazione per tossicodipendenti a cui le persone si sono sottoposte volontariamente.

Indonesia, martedì 18 gennaio. Gli agenti della Kpk, la commissione nazionale contro la corruzione, fanno irruzione in un complesso residenziale a Langkat, nella provincia di Sumatra Settentrionale. Lì abita Terbit Rencana Perangin Angin, un ricco e potente politico locale, reggente del distretto di Langkat. In casa sua gli agenti trovano 48 uomini rinchiusi dietro le sbarre; almeno uno ha lividi evidenti sul corpo. Stando alle prove raccolte, quegli uomini avrebbero lavorato in condizioni di schiavitù nelle piantagioni di palme da olio dello stesso Terbit.

Sotto i riflettori un potente politico locale indonesiano

Terbit è uno dei politici locali più ricchi del paese, con un patrimonio personale di oltre 5 milioni di euro. Era indagato per corruzione per vicende slegate da questo fatto e non era in casa durante la retata, ma si è consegnato alle forze dell’ordine il giorno dopo. Ha negato di aver tenuto prigionieri i lavoratori. Stando a quanto riporta la testata Mongabay, che ha interpellato ong e organizzazioni sindacali, i fatti sembrano suggerire il contrario. Anis Hidayah, attivista e direttrice esecutiva della ong Migrant Care, parla di persone costrette a lavorare otto ore al giorno nelle piantagionidi palme da olio senza alcuna retribuzione, senza potersi nutrire a sufficienza e subendo aggressioni fisiche. I detenuti ora sono stati riaccompagnati dalle loro famiglie, mentre la ong si è rivolta alla commissione nazionale sui diritti umani.

Governo e polizia non condannano l’accaduto

Mongabay è risalita a un video in cui Terbit mostra le gabbie e spiega che gli uomini sono ex-tossicodipendenti, rinchiusi su loro stessa volontà. Sempre nel video, alcuni di loro avrebbero testimoniato a favore di Terbit, spiegando di essere riusciti a disintossicarsi e imparare un lavoro. La struttura tuttavia non risulta nell’elenco dei centri di riabilitazione autorizzati. Nel corso di una conferenza stampa successiva all’operazione, il portavoce della polizia ha parlato di persone consenzienti che avrebbero così appreso competenze utili per il loro futuro reinserimento nel mondo del lavoro. Vitto e alloggio, ha continuato, sarebbero stati sufficienti come retribuzione. Oltre alla polizia, anche le altre agenzie governative hanno mostrato una certa riluttanza a condannare apertamente la condotta di Terbit Rencana Perangin Angin.

foreste Unesco
Piantagione di palme da olio sull’isola di Sumatra, in Indonesia © Ulet Ifansasti/Getty Images

Il lavoro forzato nelle piantagioni di palme da olio

Indipendentemente da questo specifico episodio, non è la prima volta in cui si parla di lavoro forzato nelle piantagioni. L’olio di palma è un business da circa 65 miliardi di dollari ed è quasi interamente nelle mani di Indonesia e Malesia che, da sole, rappresentano l’85 per cento della produzione totale. L’agenzia di stampa Ap nel 2020 ha condotto un’inchiesta, intervistando più di 130 lavoratori. Quasi tutti avevano motivi per lamentarsi del trattamento ricevuto. Alcuni hanno dichiarato di essere stati minacciati, ingannati, costretti a lavorare per ripagare i debiti o trattenuti contro la loro volontà. Altri raccontano di essere stati maltrattati dalle autorità e detenuti. Alcuni fanno parte del popolo rohingya, storicamente perseguitato tanto da far parlare di genocidio.

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