In Indonesia, 200mila ettari di piantagioni di palme da olio potrebbero tornare a essere foreste

Il governo dell’Indonesia ha avviato una mappatura delle piantagioni di palme da olio: quelle illegali dovranno essere restituite alla natura.

  • In Indonesia, la produzione di palme da olio è stata tra i principali driver di deforestazione.
  • Il governo ha imposto ai proprietari delle piantagioni di presentare alcuni documenti.
  • Le piantagioni che risultano all’interno di aree protette dovranno essere riconvertite in foreste.

Nel 2001 più della metà del territorio dell’Indonesia era coperto da foreste primarie, le più preziose in termini sia di stoccaggio dell’anidride carbonica, sia di biodiversità. Stiamo parlando di qualcosa come 93,8 milioni di ettari, cioè 938mila chilometri quadrati. Da allora al 2022, il paese ha perso 29,4 milioni di ettari della propria copertura arborea. Non ci sono dubbi su quale sia la prima responsabile: l’industria dell’olio di palma. Ma non è detto che quelle foreste siano perse per sempre. Da qualche tempo il governo ha avviato un’imponente operazione di mappatura delle piantagioni illegali di palme da olio: se tutto andrà come previsto, circa 200mila ettari potranno ritornare foreste.

Una piantagione di olio di palma in Indonesia
Una piantagione di olio di palma in Indonesia © Dimas Ardian/Bloomberg

Quanto sono diffuse le piantagioni illegali di palme da olio

L’Indonesia è uno degli stati che hanno vissuto in modo più drammatico la deforestazione. Ma è anche uno di quelli che hanno scelto di reagire. Dopo gli incendi senza precedenti del 2015,  il governo ha introdotto una moratoria temporanea sulle licenze per le nuove piantagioni di palma da olio e una seconda moratoria, stavolta permanente, sulla conversione di foreste primarie e terreni torbosi. Il tasso di deforestazione dunque è sceso visibilmente, ma resta il problema di tutti gli appezzamenti che erano stati coltivati precedentemente. E di tutti quelli che sono sfuggiti ai controlli.

Diversi report indipendenti sottolineano la presenza di vaste sacche di illegalità nel settore. La coalizione di ong Eyes on the forest per esempio si è concentrata nella provincia di Riau, fulcro della produzione di olio di palma nel paese. Gli ettari tappezzati di palme da olio sono 5,41 milioni: di questi, 2,52 (il 47 per cento) sono all’interno delle foreste. C’è da dire che si tratta soprattutto di foreste designate per le attività produttive; l’8,7 per cento si trova all’interno di aree protette.

Il piano del governo dell’Indonesia

Sui quasi 17 milioni di ettari coltivati a palme da olio in Indonesia, circa 3,3 milioni si trovano nelle foreste. Ma lo stato è a conoscenza dei proprietari soltanto di 1,67 milioni di ettari di tali piantagioni. Ignora chi siano tutti gli altri. Nel 2020, come riportato da Reuters, il governo ha quindi emanato nuove norme per rimettere ordine nel settore. Fissando una scadenza, il 2 novembre 2023.

Questa è la data entro la quale le aziende hanno potuto presentare una serie di documenti. Se da questi emergerà che le piantagioni sono all’interno di foreste designate per le attività produttive, allora i proprietari potranno continuare a coltivare, a fronte del pagamento di alcune sanzioni. I campi di palme da olio che risiedono all’interno di aree protette, invece, dovranno tornare al loro stadio originale di foreste. Il segretario generale del ministero delle Foreste, Bambang Hendroyono, stima che circa 200mila ettari (2mila chilometri quadrati) saranno riconsegnati alla natura. Un’area grande all’incirca quanto la provincia di Benevento.

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