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Oltre 22.500 ettari di foreste ancestrali nella provincia di Aceh, in Indonesia, spettano ufficialmente ai popoli indigeni che vi abitano.
La tigre di Sumatra, l’elefante asiatico, ma anche il bucero dell’elmo e il pangolino del Borneo. Sono alcune, le più iconiche, delle specie animali che vivono nelle foreste della provincia di Aceh, all’estremità settentrionale dell’isola di Sumatra, in Indonesia. A settembre, il governo del paese asiatico ha preso una decisione storica. Per la prima volta, ha riconosciuto i diritti degli indigeni sulle foreste ancestrali. Ma non tutte.
Come riferisce Mongabay, il ministero indonesiano dell’Ambiente e delle foreste ha riconosciuto legalmente i diritti di otto comunità tradizionali su 22.549 ettari di foreste ancestrali ad Aceh (225 chilometri quadrati). I mukim (la suddivisione amministrativa si chiama così) che hanno beneficiato di questa decisione sono Blang Birah, Krueng e Kuta Jeumpa, nel distretto di Bireuen; Paloh, Kunyet e Beungga, nel distretto di Pidie; Krueng Sabee e Panga Pasi, nel distretto di Aceh Jaya.
È senza dubbio una vittoria, ma parziale. Perché sono tredici i mukim che hanno formalmente chiesto il riconoscimento dei propri diritti su un totale di 144.497 ettari di foreste (1.444 chilometri quadrati), un’area che è circa il doppio rispetto a quella di Londra. A conti fatti, dunque, soltanto il 15 per cento è stato accordato. In alcuni casi, senza concordare i confini delle aree con le comunità stesse. Ora prende il via il percorso di gestione delle foreste ancestrali da parte delle comunità locali. Una gestione che, promettono, sarà sostenibile.
In termini puramente numerici, gli indigeni rappresentano appena il 5 per cento della popolazione mondiale. Ma il loro ruolo è ben più importante di quanto questa percentuale suggerisca. Lo dimostra – tra gli altri – uno studio che ha mappato con precisione i 38 milioni di chilometri quadrati occupati dagli indigeni in 87 paesi. Scoprendo che, per esempio, circa il 65 per cento di queste aree si è salvato dallo sfruttamento, contro una media del 44 per cento nelle altre zone. Considerato che le foreste fungono da serbatoi di CO2, in gioco c’è anche il futuro del clima.
Parlando di clima, sempre a settembre l’Indonesia ha lanciato il suo primo mercato di scambio delle quote di emissioni. Ciò significa che le aziende inquinanti devono rispettare un tetto di emissioni: se lo sforano, possono acquistare crediti di CO2 dalle aziende che ne hanno in eccesso oppure da progetti che rimuovono gas serra dall’atmosfera. Come la tutela delle foreste, appunto. I popoli indigeni, dunque, potrebbero partecipare a questo sistema, mettendo in vendita i carbon credits derivanti dalla gestione delle foreste ancestrali di Aceh. Perché ciò avvenga, però, servirà un imponente lavoro educativo e di coinvolgimento.
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