Duecento milioni di barili stanno galleggiando in questo momento nei mari di tutto il mondo. Stipati in circa 125 super-petroliere che stazionano davanti ai porti. Le quotazioni del petrolio ai minimi storici hanno fatto infatti esplodere le contrattazioni negli ultimi mesi. E il greggio da consegnare è talmente tanto da non poter essere accolto neppure dagli scali marittimi più grandi.
A spiegarlo è l’agenzia Reuters, che rivela l’ennesima aberrante conseguenza del mercato globale del petrolio. Le gigantesche navi – talmente tante da formare, se incolonnate, una coda lunga quaranta chilometri – trasportano combustibile per un valore pari a circa 7,5 miliardi di dollari (alle quotazioni attuali). Il comandante di una di queste immense imbarcazioni ha raccontato – coperto dall’anonimato perché non autorizzato a parlare alla stampa – di essere bloccato al largo del porto di Qingdao, in Cina, dallo scorso mese di marzo. “Fortunatamente abbiamo a bordo una collezione di dvd. E parte del personale sa suonare il pianoforte e la chitarra”, ha spiegato.
Ad oggi, il tempo medio di attesa per scaricare i barili nei porti internazionali più trafficati è di tre settimane. Nello scorso dicembre i ritardi erano talmente elevati che tre petroliere che trasportavano gasolio – la Vendome Street, la Atlantic Star e la Atlantic Titan – hanno preferito fare marcia indietro mentre navigavano nel golfo del Messico, dal quale avrebbero dovuto raggiungere l’Europa.
Secondo quanto riportato dalla Cnn, nello scorso novembre il quantitativo di petrolio al largo delle coste meridionali degli Stati Uniti era tre volte superiore al normale. In altri termini, quelli che dovrebbero essere veicoli di trasporto si stanno trasformando in depositi galleggianti. Con tutti i rischi che ciò comporta per l’ambiente circostante.
A ciò va aggiunto che altre super-petroliere sono ormai quasi pronte a salpare. Erano state ordinate quando i prezzi del greggio erano ancora sufficientemente alti da far immaginare ingenti guadagni per le grandi compagnie. A breve, queste nuove imbarcazioni solcheranno i mari cariche di altro petrolio. Il che, ha osservato il Wall Street Journal, rischia di trascinare ancor più al ribasso le quotazioni. E di aumentare il maxi-ingorgo marittimo.
In un momento in cui la transizione energetica sta accelerando e le energie rinnovabili sono in crescita, la produzione di petrolio negli Stati Uniti non si ferma.
Tra gennaio e giugno in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha segnato un +27,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
Un gruppo di associazioni chiede a Eni di sospendere il contratto con chi occupa i Territori palestinesi. E il governo della Colombia ha fermato l’invio di carbone.
Tra i sistemi di accumulo di energia, la batteria agli ioni di litio è sicuramente la tecnologia con più mercato. Ma altre formule più efficienti si stanno lentamente affermando.
L’1 luglio il governo ha consegnato il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima. Purtroppo però non rappresenta la realtà che servirebbe all’Italia.
Secondo i dati dell’Energy Institute, quello passato è stato l’anno che ha “bruciato” più energia di sempre: crescono sia il fossile che le rinnovabili.