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Per la prima volta l’innovazione tecnologica viene applicata a un vino per tracciarne l’intero ciclo di vita e trasformarlo in un prodotto da collezione.
Può un vino diventare un’opera d’arte? Esiste un sistema per tracciarne l’intero ciclo di vita e autenticarne l’unicità? Queste sono le domande che si è posto Firriato, brand di viticoltura siciliana che ha investito in tutela e recupero del patrimonio vinicolo, utilizzando l’innovazione tecnologica per valorizzarlo.
470 ettari di vigneto certificati biologici, spalmati su quel microcontinente che è la Sicilia: la regione italiana dalla maggior biodiversità ampelografica. Un microcosmo che parte dalle isole e sale sull’Etna, dove l’altitudine e il suolo vulcanico creano condizioni uniche. Proprio qui, grazie alle indagini scientifiche condotte su piante vetuste della varietà autoctona Nerello Mascalese, Firriato ha trovato qualcosa di unico. Le indagini genetiche e di selvicoltura condotte insieme all’Università di Palermo, infatti, hanno dimostrato come le piante fossero vecchie di circa 150 anni e dunque messe a dimora prima dell’arrivo della fillossera. Un unicum che rende questo vitigno resiliente e merita ulteriori indagini per svelarne il mistero. Questo vitigno reliquia, che Federico Lombardo di Monte Iato definisce “un tesoro da preservare”, è tornato a produrre i suoi frutti grazie a un paziente lavoro di recupero durato anni. Ciò che si è ottenuto è il rosso Signum Aetnae, prodotto in 2.436 bottiglie dal lungo invecchiamento.
E proprio per valorizzare un prodotto che racchiude un patrimonio storico e naturalistico, sono state applicate per la prima volta a delle bottiglie le tecnologie più innovative. Cosa c’entrano blockchain, Nft e codici token con il vino? Alla stregua di opere d’arte per collezionisti, i vini Signum Aetnae sono stati dotati di uno strumento per certificarne l’autenticità. Il sistema anti-contraffazione, infatti, si basa su codici token che permettono di registrare il proprietario della bottiglia e di segnalarne eventuali trasferimenti ad alti acquirenti. Persino il tappo e la capsula hanno una tecnologia che consente di registrarne eventuali aperture e dunque contraffazioni. La retroetichetta del Signum, infatti, ha tre codici che ne comprovano l’unicità identificando la bottiglia tracciando l’intero ciclo di vita della bottiglia.
Per rendere più sicuro il passaggio dei dati, Firriato ha deciso di affidarsi a una blockchain con garanzie di sostenibilità e compensazione, che digitalizza il rapporto tra consumatore e bottiglia. E in ottica di collezionismo d’arte, è stato persino coinvolto il mercato Nft (acronimo di non-fungible token, ossia gettone non replicabile), una forma di certificato di autenticità di un bene unico, scritto su blockchain. Grazie a questa innovazione, con la bottiglia si può anche acquistare un’opera d’arte digitale unica a tema Etna, prodotta e certificata Firriato.
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