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Asma e allergie aumentano con l’inquinamento, in casa e fuori casa. Lo affermano diverse ricerche autorevoli. Cosa fare per limitare i rischi?
Se l’aria delle città e delle nostre case è inquinata, allergie e malattie respiratorie come l’asma aumentano. Lo confermano diverse ricerche svolte negli anni, secondo cui esisterebbe una diretta correlazione tra inquinamento (in e out door) e patologie di questo tipo.
Più la città è inquinata, più aumentano gli attacchi d’asma: lo afferma uno studio pubblicato a giugno 2016 sulla rivista Environmental Research e svolto dall’Istituto Mario Negri di Milano. La ricerca, che ha analizzato le acque reflue provenienti dal capoluogo lombardo, avrebbe infatti evidenziato un utilizzo massiccio di prodotti antiasmatici in corrispondenza coi picchi di inquinamento atmosferico.
Secondo lo studio, i maggiori responsabili dei disturbi respiratori sono le polveri sottili: se la concentrazione media consentita di Pm10 passasse da 50 a 30 microgrammi per metro cubo, vi sarebbero almeno 850 attacchi in meno al giorno. Lo scenario auspicato, però, si discosta nettamente dalla realtà presa in esame da Legambiente nell’ultimo rapporto Mal’Aria 2017: secondo i dati raccolti dall’associazione, nel 2016 sono state 33 le città italiane che hanno abbondantemente superato i 35 giorni massimi di sforamento del limite di 50 microgrammi di Pm10.
Lo smog ha brutti effetti anche sulla rinite allergica: stavolta la ricerca è del 2014, pubblicata dalla Commissione Gard-Italia (Global alliance for respiratory diseases) del ministero della Salute. Lo studio conferma l’aumento di casi di allergia per chi vive in zone molto trafficate.
Non è solo il Pm10 a peggiorare i disturbi respiratori: il riscaldamento globale, causato dal continuo aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, è responsabile dell’allungamento delle stagioni polliniche e dunque è responsabile indirettamente del peggioramento dei disturbi dei soggetti allergici.
Per la Fondazione Veronesi, gli elementi peggiori per le vie respiratorie sarebbero il fumo di sigaretta e gli acari della polvere. Il primo, che contiene benzene (lo stesso dei gas di scarico delle auto), ha effetti nocivi in particolare per bambini, anziani e donne in gravidanza; i secondi, che si annidano tra i tessuti, i libri e gli scaffali impolverati, provocano, oltre all’asma, anche irritazioni cutanee e agli occhi.
Secondo una ricerca pubblicata su Berkeley Lab, altro problema sarebbe quello rappresentato dai VOC, sostanze chimiche volatili presenti in colle, vernici e detergenti, che possono provocare problemi respiratori anche con un’esposizione per un tempo limitato (anche 15 giorni), se presenti in alta concentrazione nell’aria domestica.
Per l’inquinamento fuori casa possiamo fare poco, a parte limitare al massimo l’uso dell’auto e preferire gestori di energia che propongano energia da fonti rinnovabili, come acqua, sole, vento e biogas, in modo da contribuire alla riduzione dello smog.
Per gli ambienti interni, possiamo invece fare moltissimo: per esempio, utilizzare detergenti naturali al 100 per cento, che non emettono composti organici volatili nell’ambiente, e arredare gli spazi con le piante che “mangiano” gli inquinanti, come il ficus benjamin, il filodendro, la dracena.
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