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È giusto che le aziende si schierino su temi etici e ambientali, senza aver paura di perdere clienti. La pensano così gli italiani, interpellati da Ipsos.
Non c’è giorno in cui ciascuno di noi non entri in contatto con decine di brand. Li intercettiamo quando accendiamo la tv, quando riempiamo il carrello del supermercato, quando camminiamo in città e, da una decina d’anni, anche quando scorriamo distrattamente il feed di Facebook o Instagram. Ma cosa ne pensano gli italiani delle grandi marche? Di quali si fidano di più e perché? La risposta arriva dallo studio “The most influential brands” (Mib 2019) realizzato da Ipsos, il terzo gruppo globale nel settore delle ricerche di mercato.
Anche quest’anno l’indagine ha chiesto a 4.550 italiani quali siano i brand più in grado di influenzare la loro vita quotidiana. La prima cosa da chiarire è che le aziende influenti non sono necessariamente le più grandi o quelle con il fatturato più corposo. I criteri misurati da Ipsos per stilare la classifica sono ben altri: trustworthy (fiducia, affidabilità), engagement (capacità di coinvolgere), leading edge (innovazione, capacità di far tendenza), corporate citizenship (impegno e ruolo sociale) e presence (presenza).
Grande partecipazione ed entusiasmo per #IpsosMIB2019. Grazie a @Iabicus , @SmemoOfficial e @birraichnusa per aver contribuito a rendere possibile tutto questo! pic.twitter.com/9Nome2lF9a
— Ipsos Italia (@IpsosItalia) October 2, 2019
Ciò che emerge con forza, al di là delle classifiche, è il vento di cambiamento che pervade la società. Sei italiani su dieci sentono il bisogno di aziende che svolgano un ruolo attivo a livello sociale, culturale e politico; una percentuale molto vicina a quella (il 62 per cento) di chi consiglia loro di schierarsi, senza paura di perdere consensi o clienti. Anzi, quasi otto nostri concittadini su dieci ritengono che sia possibile sostenere una buona causa e al tempo stesso guadagnare. E il 68 per cento degli italiani è convinto del fatto che, in futuro, le marche più di successo saranno quelle capaci di contribuire in modo positivo alla società.
#BrandActivism e #coraggio. Secondo il 62% dei cittadini, un’azienda che sceglie di prendere una posizione forte su un tema sociale o politico non deve temere di perdere consenso o parte della clientela. pic.twitter.com/LCNSfdT70g
— Ipsos Italia (@IpsosItalia) October 2, 2019
“Quello che stiamo attraversando è un momento epocale per la comunicazione di marca”, dichiara Paolo Iabichino, una delle voci più autorevoli del settore, che per la prima volta collabora con Ipsos per quest’indagine. “Possiamo finalmente fare in modo che le nostre idee generino cambiamento e che le strategie di brand si occupino anche della vita delle persone. È un modo per rendere più virtuoso il nostro mestiere, rivolgendoci alla collettività e non a singoli cluster di target”, conclude.
Ma le aziende sono pronte a far fronte ad aspettative così alte? Quasi tutte (il 91 per cento) dichiarano di aver sviluppato iniziative di responsabilità sociale (csr) e volte a esprimere i loro valori (brand purpose). Tra i grandi temi per cui spendersi pubblicamente, al primo posto ci sono l’ambiente e la sostenibilità (75 per cento), seguiti dal sostegno a istituzioni e associazioni no profit (51 per cento) e dalla salute e ricerca scientifica (38 per cento). C’è ancora un po’ di titubanza a schierarsi sulle pari opportunità e sui diritti umani (34 per cento), perché il pubblico rischia di spaccarsi a metà.
La graduatoria finale dei brand più influenti non sorprende, perché “specchio fedele della società contemporanea in cui viviamo, dove l’innovazione e la tecnologia dominano”, si legge nella nota di Ipsos. Quest’anno Google strappa il primo posto ad Amazon, e Whatsapp rimane sul terzo gradino del podio. Crolla Facebook, che in dodici mesi passa dal quinto all’ottavo posto, probabilmente pagando il prezzo dello scandalo relativo a Cambridge Analytica e, più in generale, delle preoccupazioni relative alla privacy. Fa invece un balzo in avanti Mulino Bianco, che in un anno scala ben dieci posizioni.
La top 10 della ricerca Ipsos “The most influential brands”
Ci sono poi tutte quelle aziende che vanno forte in una determinata fascia d’età, come Instagram (al quarto posto per la Generazione Z, cioè per i ragazzi dai 15 ai 21 anni) e Netflix (al sesto posto per i Millennial e al decimo per la Generazione Z).
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