
L’attacco israeliano è avvenuto il 23 marzo ma è venuto allo scoperto solo nei giorni scorsi. Secondo fonti locali è stata un’esecuzione.
Israele bombarda il campo profughi di Nuseirat, ma anche Rafah e Khan Younis. Intanto cresce la fronda anti-Netanyahu nel governo israeliano.
La strage per mano israeliana nella Striscia di Gaza non si ferma. Nella giornata di domenica 19 maggio un raid aereo sul campo profughi di Nuseirat ha causato 35 morti, tra cui sette bambini e nove donne. Un bilancio che fa salire le vittime palestinesi nell’ultimo weekend a circa un centinaio e quelle dal 7 ottobre a oltre 35mila.
E mentre i bombardamenti e le operazioni di terra proseguono, le tensioni all’interno del governo israeliano si fanno sempre più forti. Al punto che Benny Gantz, entrato nel governo dopo il 7 ottobre, ha minacciato di uscire dal governo nazionale.
Nella giornata di sabato 18 maggio l’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza ha ucciso almeno 64 palestinesi. Come sottolinea l’emittente al Jazeera, 28 palestinesi sono stati uccisi in un bombardamento nei pressi dell’ospedale Kamal Adwan, nel nord di Gaza. Un altro raid ha causato 12 morti nel campo profughi di Jabalia. Altre vittime sono state poi segnalate tra Rafah, Khan Younis e altre città del sud dove ora sono concentrate le operazioni israeliane.
L’attacco più brutale del weekend è avvenuto però nelle prime ore di domenica 19 maggio. L’esercito israeliano ha condotto dei raid sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia. Sono almeno cinque le case crollate sotto i bombardamenti e i morti, secondo testiominanze dall’ospedale Al-Agsa, sono 35, di cui sette bambini e nove donne. Secondo quanto ricostruito da al Jazeera, la maggioranza delle vittime apparteneva alla famiglia Hassan.
Il numero di persone uccise da Israele nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre a oggi ha superato quota 35mila. L’offensiva va avanti senza prospettive di cessate il fuoco all’orizzonte e questo sta causando forti tensioni anche all’interno del governo israeliano.
Benny Gantz, leader dell’opposizione entrato nel governo di unità nazionale dopo il 7 ottobre, ha minacciato di lasciare l’esecutivo a giugno se il premier Benjamin Netanyahu non dovesse fornire risposte chiare sui piani di guerra futuri. Le stesse posizioni sono state espresse dal ministro della Difesa Yoav Gallant. Netanyahu è accusato di non pensare agli interessi di Israele e di essersi imbarcato in un conflitto privo di prospettive politiche reali. Il premier israliano ha sempre detto che l’obiettivo è la distruzione di Hamas e non ha mai preso le distanze dall’idea di un controllo israeliano della Striscia, come vuole la componente più estremista del governo. Nell’esecutivo sta però crescendo chi contesta questa prospettiva e non accetta una guerra a oltranza, che poi è anche la posizione degli alleati internazionali come gli Stati Uniti.
Nonostante l’ultimatum di Gantz e Gallant, Netanyahu ha comunque i numeri per governare il paese in caso di loro addio. Ecco perché difficilmente cambierà atteggiamento riguardo all’offensiva nella Striscia, per quanto la sua popolarità sia sempre più in declino tra gli elettori.
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