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Japan Airlines, decolla il progetto per trasformare abiti usati in carburante
In collaborazione con Jeplan e l’istituto Green Earth, la famosa compagnia aerea giapponese parteciperà allo sviluppo di un biocarburante molto speciale.
I cambiamenti climatici sono uno dei problemi più spinosi su cui enti pubblici e privati continuano a dibattere. Anche le compagnie aeree sono chiamate in causa dato il loro contributo all’aumento dell’inquinamento atmosferico. Per questo Japan Airlines ha deciso di impegnarsi in prima linea con un progetto sviluppato insieme a Japan environmental planning (Jeplan), azienda che promuove l’economia circolare, e il produttore di biocarburanti Green earth institute per lo sviluppo di un carburante ecologico derivato da sostanze organiche come il cotone.
La nuova vita degli abiti usati
Attraverso un processo di fermentazione degli zuccheri naturalmente contenuti nei tessuti di cotone è possibile trasformare vecchi abiti in bioetanolo, una sostanza le cui caratteristiche sono molto simili a quelle della benzina. A fornire la materia prima per la realizzazione del progetto sarà Jeplan che già da tempo ha avviato una raccolta di indumenti usati in oltre mille negozi d’abbigliamento nel paese. La tecnologia impiegata per la produzione di biocarburante, invece, sarà quella sviluppata da Green earth institute.
È stimato che con cento tonnellate di cotone si potranno produrre soltanto dieci chilolitri di combustibile. Una quantità talmente esigua che, come si legge in una nota del Nikkei asian review, pur impiegando tutti i consumi nazionali di cotone non si arriverebbe a soddisfare nemmeno l’uno per cento della richiesta nazionale di carburante. Tuttavia la stessa tecnologia può essere sfruttata anche usando altre risorse organiche come la carta, in grado di sopperire alle mancanze.
Japan Airlines impegnata in prima linea
La più grande compagnia aerea giapponese sederà nel consiglio di amministrazione del progetto che vedrà la nascita di un’azienda specializzata nello sviluppo del nuovo carburante. I primi test verranno avviati già a partire dal 2020 con l’intento di introdurre il combustibile definitivamente nel 2030.
Nonostante anche il processo di lavorazione del bioetanolo implichi il rilascio di diossido di carbonio, soprattutto nella fase di raffinazione, si tratta comunque di una quantità ridotta rispetto a quella emessa dalla produzione del carburante fossile. E, naturalmente, il suo impiego nell’aviazione permetterà di ridurre di gran lunga le emissioni di CO2 di questi mezzi di trasporto, limitando l’inquinamento e contrastando l’effetto serra.
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