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di Susanna Marino Questo giardino giapponese zen è generalmente ristretto nelle sue dimensioni ed è composto da un letto di ghiaia rastrellata su cui si ergono rocce coperte, in parte, di muschio. Si caratterizza, pertanto, per l’assenza dell’acqua ed il suo impianto globale non rappresenta le forme esteriori e più concrete della natura con l’uso di piante, alberi, fiori, acqua
Questo giardino giapponese zen è generalmente ristretto nelle sue dimensioni ed è composto da un letto di ghiaia rastrellata su cui si ergono rocce coperte, in parte, di muschio. Si caratterizza, pertanto, per l’assenza dell’acqua ed il suo impianto globale non rappresenta le forme esteriori e più concrete della natura con l’uso di piante, alberi, fiori, acqua e rocce, ma incarna invece l’essenza interiore della natura stessa.
Ogni elemento è attentamente pianificato a seconda delle dimensioni del giardino; si tratta di spazi in cui non si può accedere, poiché sono nati per essere osservati, contemplati come una pittura ad inchiostro in bianco e nero, da diverse prospettive visive.
Generalmente non si conosce l’ideatore di questo tipo di giardini, tuttavia sappiamo che furono creati con l’aiuto di monaci zen per favorirne la meditazione. Osservando un giardino karesansui si può sperimentare un senso di serenità e tutto ciò che manca viene riempito da quello che l’osservatore vede, prova e sente intorno a sé.
Come tutti i giardini di questo genere, la sua manutenzione, nonostante la semplicità compositiva che lo caratterizza, richiede molte ore di lavoro meccanico e ripetitivo, ma anche molto utile. Pensiamo, ad esempio, a colui che deve raccogliere le foglie che cadono dagli alberi sovrastanti e poi deve rastrellare la
ghiaia: questo compito necessita di azioni sempre uguali che aiutano a liberare la mente dai pensieri mondani, creando uno stato di concentrazione pura.
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