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Dagli ashram dell’India ad Assisi i filati promossi da Gandhi per favorire l’indipendenza dell’India arrivano in Italia, per promuovere pace e semplicità
“Il messaggio del charkha (l’arcolaio per tessere
cotone e seta) è molto più ampio della sua
circonferenza.
Il suo è un messaggio di semplicità, di servizio
all’umanità, di vivere in modo da non ferire gli altri,
creando un indissolubile legame fra il ricco e il povero, fra
capitale e lavoro.
Poiché ogni giro della ruota fila pace, buona volontà
e amore.”
Mahatma Gandhi
L’arcolaio incarna l’ideale gandhiano di offrire agli abitanti
delle aree rurali dell’India un impiego e un ambiente dignitosi,
evitando le grandi migrazioni verso le grandi città. Lo
strumento di una vera e proprio contro rivoluzione industriale che
ha visto Gandhi impegnato
in prima persona non solo nella diffusione ma anche nell’uso di
questo antico strumento – detto charkha – per filare a
mano la seta e il cotone.
Gandhi dedicava qualche ora al giorno a questa attività e
la promuoveva per mantenere viva una attività artigianale
che per secoli aveva mantenuto le
famiglie indiane e che rischiava di perdersi
dopo l’avvento della colonizzazione inglese e
dell’industrializzazione forzata del paese. Ma anche per insegnare
la pace, la libertà e la non violenza, che risiede nel
valorizzare il lavoro manuale, nel non dipendere da macchinari, nel
rispettare i tempi anche lenti necessari alla realizzazione di
qualche cosa, nel valorizzare la tradizione, nel favorire la
collaborazione, nel lasciare tempo per la
meditazione…
La produzione casalinga del tradizionale khadi – il
tessuto filato a mano – è così rimasta viva e viene
tutt’ora sostenuta e diffusa in particolare nel Bihar, nel nord est
dell’India e nell’Uttar Pradesh, al nord, nei villaggi del Sarvoday
Ashram, fondato nel 1952 da un seguace di Gandhi. In queste
regioni, il sogno e il messaggio di Gandhi continuano a vivere, e a
diffondersi e oggi a Delhi, nei quartieri storici, mani induiste,
mussulmane, jainiste, sikh tagliano e cuciono tessuti filati nelle
regioni più povere.
Non sono insensibili al messaggio e alla iniziativa di Gandhi
maestri e ricercatori spirituali che amano l’India e vogliono
aiutare il processo avviato ad affermarsi e consolidarsi. E’ il
caso di Kriananda, discepolo di Yogananda e
fondatore della Comunità Ananda Assisi in Italia.
Dopo quattro anni al fianco del suo maestro, sino alla sua
dipartita, e trent’anni in Italia per diffondere l’antica saggezza
indiana in termini accessibili all’Occidente, oggi Swami Kriyananda
si è trasferito in
India dove è stato accolto con entusiasmo dai
giovani ormai più rivolti all’Occidente che dal loro stessa
tradizione e dagli anziani contenti di vedere che, pur arrivando da
Occidente Kriyananda riporta nella patria di origine un messaggio spirituale
indiano.
Con questa sensibilità Kryananda ha coinvolto una sua
discepola italiana, Cecilia Anouska
Patitucci, nella promozione e diffusione in Italia del
lavoro dei tradizionali maestri tessitori, sarti e tintori.
Cecilia, con una laurea in storia dell’arte, è da un anno e
mezzo in India e, attraverso la comunità di Ananda Assisi
che la sostiene dall’Italia, su invito del suo maestro ha creato e
portato in Italia una lineari capi realizzati a mano nel più
autentico e semplice spirito Gandhiano. Un atto concreto per
sostenere una… controrivoluzione più viva che mai.
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