La lettera della tigre che ha aggredito i domatori

Ones Orfei, 40 anni, e un domatore del circo, Davinder Sngh, 24 anni, sono stati aggrediti da una tigre. Ecco il racconto dal punto di vista dell’animale.

Stamattina mi sono svegliata e mi sono accorta che qualcosa in
me non andava.

Guardavo insistentemente fuori da quei tubi che si vedono da qua
dentro, da qua dietro. E’ da quando sono nata che vedo tutto a
righe.

Vedo orizzonti, paesi, mari e montagne passare via, mentre il
camion che mi trasporta a fare il pagliaccio in giro per il mondo,
corre.

Ho sempre pensato che la vita fosse tutta qui: alzarsi la
mattina, mangiare, fare un po’ di allenamento con quella gente
dalla faccia strana che mi guarda, a volte, mi fa anche male, ma
anche a questo mi sono abituata.

Eppoi, la sera: luci, colori, suoni che mi stordiscono. Per
qualche istante non vedo più il mondo a righe, ma solo
quelli che si definiscono i miei “padroni”agitarsi davanti a me. Di
notte, le luci si spengono, anch’io a volte, perché sono
stanca.

Ed è così, che l’altra notte, ho sognato. Non so
bene cosa sia il sogno, ma mi sembra molto bello; non so da dove
potesse arrivare, ma io, quando sogno, non vedo più il mondo
a righe: corro, corro e corro, e intorno a me c’è un mondo
bellissimo fatto di alberi, fiumi, cieli immensi. Ecco sì,
cieli immensi! Corro anche dietro alle mie prede, che qui invece mi
vengono date già morte. Mah, si vede che le ammazzano loro!
Comunque, non so quanto dura questo sogno, a me sembra sempre molto
poco; è che, quando mi sveglio, sono tutta sottosopra,
riapro gli occhi e eccolo lì, già vestito da
pagliaccio, il mio “padrone”, come si chiama lui, che mi
guarda.

E così, questa mattina mi sono accorta che non sono
felice, mi sono accorta che vorrei che i miei sogni diventassero
realtà.

E così quando lui è entrato, non avevo fame, o
meglio, sì, avevo fame, ma non di cibo, di
libertà!

E così, mi sono avventata addosso a lui, al mio
carceriere eppoi anche all’altro e la mia furia, la mia ferocia
dimenticata, il mio orgoglio,il mio essere, la mia vera natura
è venuta fuori con una rabbia indomabile.

Non c’erano più costrizioni, ubbidivo solo ad un istinto
represso che si era svegliato in me, che si era ribellato in me,
con una potenza sorda alla voce degli umani che urlavano da fuori,
ma fortemente attenta a quella che urlava da dentro di me. Anzi,
più gli umani gridavano, più io mi sentivo
potente.

E’ successo tutto in un attimo. Credo.

Ed ora eccoci qui!

Io vedo ancora il mondo a sbarre, e non so neanche per quanto
tempo, magari non per molto. Speriamo!

Daniela
Bellon

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