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Un antica tradizione pagana sopravvive nella credenza nelle proprietà di una pietra. La devozione abbina Santa Varena a questo culto
La pietra guaritrice di Santa Varena a Villa del Foro è a quindici minuti da Alessandria. Vagabondando per le campagne dell’alessandrino capita spesso di attraversare graziosi paesini semi deserti dalle le case finemente ristrutturate ma dall’aria un po’ desolata, come se fossero ammalati di nostalgia per la vita che un tempo li animava.
Uno di questi è Villa del Foro, intorno al quale il fiume Tanaro compie una specie di semicerchio, fondato dai Romani ancor prima di Alessandria. Se ci si ferma nella piazzetta dove sorge la chiesa del paese non si può non notare un particolare curioso. Sul muro della chiesa vi è la scritta “Pietra di Santa Varena” e sotto, incassata nel muro, una grande pietra quadrata di granito protetta da una sbarra di ferro posta in diagonale.
Pare che Santa Varena sia giunta in terra piemontese dall’Egitto, nel IV secolo. Era una vivandiera della Legione Tebea e avrebbe fatto tappa a Villa del Foro prima di recarsi a Milano per poi proseguire in terra Elvetica di dov’era originaria; là si sarebbe poi ritirata a vita ascetica dove morì nel 300 dopo Cristo contagiata dalla lebbra mentre si prodigava nella cura dei malati.
Si tramanda che in origine il grande masso fosse posto a mo’ di altare fuori dal paese, e che i ‘pagani’ vi offrissero incensi agli dei. Narra la leggenda: “Varena, riunendo tutte le proprie forze, sostenuta dalla fede, strappò la pesantissima pietra dall’altare, la portò da sola al centro del villaggio e comandò che su quella pietra si edificasse un tempio”. Da allora alla pietra vennero attribuite virtù guaritrici e la fede nelle capacità terapeutiche di questa pietra magica supera anche i mascheramenti operati dalla cristianizzazione; il culto di Varena infatti ne aveva assorbito uno molto più antico…
Pare che le guarigioni miracolose riguardino soprattutto le malattie della schiena e dei reni e la tradizione della pietra guaritrice resta viva, discretamente, nelle donne anziane che appoggiano la parte malata alla pietra e, dopo aver fatto il segno della croce, pronunciano la formula che in dialetto locale suona così: Santa Vareina, fam guerì dar mà dra scheina (Santa Varena, fammi guarire dal mal di schiena).
Proseguendo e lasciando alle spalle Paraiso e Villa del Foro, si arriva all’eremo di San Baudolino riportato in auge dal bel romanzo storico Baudolino di Umberto Eco. La tradizione mette in stretta relazione Varena e Baudolino, che pure sono vissuti in epoche diverse, perché Baudolino non fece altro che ripetere, secoli dopo, l’opera di Varena cioè estirpare antiche credenze trasformandole in pratiche cristiane, conquistare gli spazi dei culti etnici innalzandovi i templi e i simboli della nuova religione. L’eremo di San Baudolino è stato restaurato e riaperto nel 1987 e dei chiari cartelli ne indicano l’ubicazione per i devoti e i curiosi, al contrario della chiesetta appartata di Santa Varena, come sommesso rimane il culto dell’antica pietra le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
La festa di Santa Varena si celebra con una processione il primo di settembre.
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