
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Grazie a caldaie a condensazione, materiali isolanti, pannelli solari, infissi, la spesa energetica delle famiglie è diminuita fino al 90 per cento.
Le case possono tagliare fino al 90 per cento i consumi energetici solo con
le misure oggi disponibili, migliore isolamento, finestre a tripli
vetri, caldaie a condensazione. Secondo uno studio Bain &
Company per esempio le famiglie tedesche spendono dal 5 al 7% del
budget familiare per l’energia, percentuale non dissimile da quella
degli anni ’70 ma molto diversa nella sua suddivisione: oggi si
spende di più per tecnologie verdi e strumenti di
ecoefficienza e sempre meno per le bollette dei consumi.
“Il totale delle spese energetiche per le famiglie non
è cambiato – precisa Berthold Hannes di Bain – solo
che adesso va verso differenti fornitori”.
Quindi i profitti si orientano sempre più verso
produttori di caldaie a condensazione, materiali isolanti, pannelli
solari, infissi e verso marche come Vaillant, Viessmann,
Recticel, Kingspan e Saint-Gobain. Mentre intanto le prime quattro
utility tedesche arriveranno a perdere 2,5 miliardi di euro annui –
un terzo dei loro attuali profitti – entro i prossimi dieci
anni.
L’associazione delle utility Eurelectric per
questo suggerisce, per voce di Susanne Nies, “di smettere di
vendere megawatt e di muoversi verso nuovi servizi energetici, come
unica soluzione”. Non è un panorama sconfortante quello che
si para di fronte alle aziende energetiche europee comunque,
perché uno studio McKinsey prevede che il loro Ebit cresca
dai 118 miliardi di oggi fino a 138 miliardi nel 2020, nonostante
un calo nei profitti dalla generazione convenzionle di energia da
55 a 49 miliardi di euro. Questo perché nuovi guadagni
potrebbero provenire dai piccoli impianti a energie rinnovabili (14
miliardi di euro di profitti), servizi energetici (10 miliardi) e
smart grid (6 miliardi).
Nuovi servizi energetici vuol
dire impianti a cogenerazione e di stoccaggio d’energia,
stazioni di ricarica per veicoli elettrici, tecnologie demand
response che riducono il prelievo durante le ore di picco. Tutti
settori oggi dominati da player non-utility, il che prefigura un
vasto territorio di possibili acquisizioni da parte delle aziende
energetiche.
Questo sta già accadendo in Europa. Il
gigante francese del gas Gdf Suez attraverso Savelys ha acquisito
1,5 milioni di contratti di manutenzione di impianti di
riscaldamento di privati e aziende. Le tedesche Eon e Rwe stanno
lavorando con il produttore di scaldabagni Chp, mentre l’Enel ha
stretto un accordo con Echelon e Ibm nel settore dei contatori
intelligenti, gli smart meter. “Entro il 2020 e usando tecnologie
non fantascientifiche le nuove case potrebbero consumare il 10%
dell’energia che oggi usano – conferma Giorgio Busnelli di McKinsey
– e ciò richiede alle utility di sviluppare nuovi modelli di
business se vogliono rimanere competitive”.
La Bank of America Merrill Lynch afferma che l’efficienza
energetica è un “global megatrend”. Secondo lo
studio americano il miglioramento delle performance ecologiche
nelle abitazioni offre il maggior potenziale di crescita di ogni
altro settore, ed elenca 113 azioni in diversi settori, tra cui
mobilità sostenibile, industria, information technology e
illuminazione, promettenti per i grossi margini di guadagno.
Mentre gli Ad delle aziende energetiche devono
ancora capire chi gli sta mangiando nel piatto, nuove aziende
fioriscono e prosperano nei verdi campi dell’efficienza energetica,
della tecnologia, dell’ecologia.
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