
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
Annalisa Spinelli e Veronica Pozzi, consulenti de “La Leche League Italia”, rispondono alle domande più frequenti tra le neomamme.
Sono molte le credenze errate e i dubbi che tediano le mamme durante l’allattamento. Per questo la Leche Legue, associazione italiana a sostegno delle donne alle prese con i loro bebé, ha deciso di sfatare i falsi miti rispondendo ad alcune domande molto comuni.
Alcune donne temono di non essere in grado di produrre latte (o di produrne abbastanza) perché “anche la nonna non ne aveva”, oppure sulla base di qualche pregiudizio o diceria riguardante la dimensione del seno o la forma del capezzolo, o ancora perché hanno esse stesse una percezione errata del latte effettivamente prodotto.
Molte mamme entrano in crisi nel momento in cui la produzione del latte si calibra sulle esigenze del loro bambino, quando il seno diventa più morbido ed il latte smette di gocciolare tra una poppata e l’altra: è diffusissima la convinzione che il seno morbido sia un seno “vuoto” e che poppate troppo ravvicinate non lascerebbero tempo alla mammella di produrre altro latte.
L’opinione comune tende inoltre ad attribuire alla mancanza di latte qualsiasi comportamento insolito del bambino, quali il pianto, il rifiuto del capezzolo etc., mentre ognuno di questi atteggiamenti ha probabilmente ben altra spiegazione (confusione fra seno e tettarella, coliche, sciopero del poppante e così via).
Alla fonte di tante domande in questa direzione, c’è spesso un’ informazione insufficiente delle mamme sul processo di produzione del latte; la corretta conoscenza del meccanismo di “domanda/offerta” che regola il rapporto di allattamento potrebbe fugare all’origine molte di queste preoccupazioni.
Molte volte, la mamma che si rivolge a noi per questa situazione applica il sistema della “doppia pesata” all’allattamento a richiesta; è poco realistico, però, aspettarsi che un neonato allattato esclusivamente al seno ed a richiesta assuma una quantità “standard” di latte ad ogni poppata. Pesarlo una volta alla settimana, probabilmente, fornirebbe un quadro più affidabile del suo andamento di crescita rispetto al sistema della doppia pesata.
Considerando che le direttive OMS ritengono sufficiente una crescita media di 125 gr./settimana nel 1° trimestre per il bambino sano e nato a termine, molti genitori potrebbero sentirsi rassicurati in merito al ritmo di crescita del loro bambino, anche se questo non ricalca esattamente l’andamento delle “tabelle” più diffuse.
Esistono inoltre altri parametri da considerare nella valutazione della crescita di un bambino, quali la circonferenza cranica, l’altezza, etc. Non va inoltre sottovalutato il bagaglio genetico di ogni individuo e occorre ricordare che, accanto a bimbi “cicciottelli”, esistono bimbi longilinei e magri.
Può essere molto faticoso accudire un bambino che si risveglia frequentemente durante la notte: spesso le mamme attribuiscono questo comportamento alla fame del piccolo e dubitano della propria capacità di produrre latte a sufficienza, oppure ritengono di trovarsi di fronte ad un bambino più difficile degli altri.
Nella maggior parte dei casi, i risvegli notturni di un neonato sono assolutamente fisiologici: soddisfano il bisogno naturale di nutrirsi spesso (il latte materno viene completamente assimilato entro un’ora e mezza/due ore dalla poppata), la necessità di contatto fisico e conforto e sono assolutamente in armonia con i particolari ritmi biologici di un bimbo piccolo.
Le poppate notturne stimolano notevolmente la produzione di prolattina (e dunque di latte) nella madre ed evitano l’inconveniente della congestione dei seni al risveglio. Sapere che, quando nasce un bambino, tale situazione è normale e prevedibile può rassicurare i genitori dal timore di trovarsi di fronte ad un neonato troppo esigente o troppo affamato ed evita a loro stessi di sentirsi inadeguati nel loro nuovo ruolo. Non necessariamente il bambino soddisfatto è quello che dorme tutta la notte!
Spesso la risposta ad una situazione apparentemente insostenibile consiste nel trovare uno “stratagemma” che la renda più gestibile: per una famiglia, portare il bambino nel lettone risolve la questione; per un’altra famiglia, le notti saranno più serene se la mamma riposerà in cameretta insieme al suo piccolo. Ancora una volta, l’istinto dei bimbi e dei loro genitori resta la guida migliore.
Può essere utile ricordare che, molte volte, il pianto non è che un segnale tardivo: imparando a rispondere al bambino prima che il suo messaggio si trasformi in pianto si potrà, per esempio, allattarlo prima che si svegli del tutto, tornando presto a dormire!
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