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La ricerca sui materiali e la leggerezza, la digitalizzazione e la connettività dell’auto. L’economia circolare debutta alla Formula SAE, dove le università di tutto il mondo hanno dato la loro visione della mobilità del futuro.
In pista, da quindici anni: prima Balocco, poi la pista di Fiorano e oggi il circuito di Varano de’ Melegari. Siamo nel cuore di quella Motor valley italiana che da sempre aggrega alcune delle eccellenze motoristiche che il mondo ci invidia, da Lamborghini a Ferrari, da Pagani a Dallara fino a Ducati e Maserati. E quella che si è appena conclusa è stata la XV edizione di Formula SAE Italy, competizione organizzata da Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) e una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicata ai giovani talenti della mobilità. Obiettivo? Costruire un’auto monoposto come se si dovesse davvero vendere e proporre sul mercato. Solo che qui, al posto dei clienti finali, c’è una giuria di severi giudici che valuta ogni progetto sotto gli aspetti più diversi, dalla tecnologia al costo, dalla fattibilità alle performance.
Confermando la sua formula a metà fra una competizione e un educational, l’edizione 2019 di Formula SAE – supportata come la scorsa edizione da FCA (col marchio Abarth) e Dallara – ha visto il concetto di economia circolare sempre più presente. Aperta come tradizione agli studenti d’ingegneria (ma non manca qualche laureando in economia) di tutto il mondo, questa 15°edizione di Formula SAE ha ribadito la profonda trasformazione che sta vivendo la mobilità. Oltre infatti ai temi legati alla progressiva elettrificazione e alla guida autonoma, gli oltre duemila partecipanti provenienti da 26 Paesi del mondo coinvolti quest’anno si sono concentrati maggiormente sui temi caldi che stanno cambiando l’auto nella sua essenza. Per la prima volta gli studenti hanno dovuto vedersela con argomenti inediti e sempre più decisivi nell’orientare la ricerca: sostenibilità nell’uso delle risorse, diminuzione dei consumi della materia, leggerezza, riciclabilità e rinnovabilità dei componenti e in genere col fine vita dell’auto. Il livello dei team? Da quelli più “artigianali”, con pochi o nessuno sponsor, a quelli che si sono permessi collaborazioni eccellenti, come col famoso MIT, il Massachussets Institute of Technology di Boston.
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Era inevitabile. E lo sarà sempre di più. Progettare un’auto da competizione (monoposto, simili a quelle che corrono nella Formula E) per il futuro richiede analisi di scenario sempre più “fluide” sui principali trend a casi studio che stanno affrontando anche le aziende più innovative del settore auto. Parlando con i numerosi e giovanissimi studenti, oltre che con i membri della giuria, il cambiamento nell’approccio di questa edizione 2019 è evidente. E se l’automobile sta mutando profondamente nella sua interezza, questi giovani studenti hanno di anno in anno più attenzione per i processi produttivi di ogni singolo componente del veicolo, che si fanno sempre più circolari, leggeri ed efficienti. D’altro canto, leggerezza e performance sono sempre più fattori determinanti, soprattutto sulle auto elettriche.
“Per essere meno inquinante un veicolo dev’essere più aerodinamico e più leggero, grazie all’utilizzo di materiali nuovi e sempre più sofisticati”. Giampaolo Dallara, fondatore di @DallaraGroup alla @FormulaSAEItaly. https://t.co/yjg4jcqvOT #FSAEItaly2019 pic.twitter.com/c7M5czEVW0
— LifeGate (@lifegate) 27 luglio 2019
Aumentato il numero di team che hanno scelto di sviluppare un’auto elettrica, cresciuti anche i giovani studenti che si sono cimentati nella guida “driverless” – ossia senza pilota – la Formula SAE in qualche modo (e non poteva che essere così…) quest’anno si è adeguata al mutamento di modello di business che acquista un carattere sempre più inedito per il settore. E se le performance dell’auto qui sono ancora prioritarie, temi come digitalizzazione, connettività, realtà virtuale, remanufacturing, decostruibilità, recuperabilità e rigenerazione si affacciano timidamente sulla scena della Formula SAE, insieme alla proposta di servizi legati alla mobilità, un tema di grande attualità nell’industria dell’auto. https://www.youtube.com/watch?v=Mz8oJjIa994
Questa edizione 2019 di Formula SAE ha premiato l’innovazione e il genio dei team italiani. Sul gradino più alto del podio sono saliti per la prima volta tre team italiani, che hanno trionfato nelle nelle tre classi previste dalla competizione Combustion (1C), Electric (1E) e Driverless (1D), vinte, rispettivamente, dal Politecnico di Milano, dal Politecnico di Torino e dall’Università Sapienza di Roma. Il costante incremento sia del numero di studenti partecipanti (+30 per cento dal 2016 al 2018), sia degli atenei (+21,7 cento nello stesso periodo) e dei Paesi rappresentati, non può che essere un segnale incoraggiante. Significa che per tutti quei giovani sempre più lontani dall’idea di possedere un’auto e sempre più attratti dalla mobilità in sharing, c’è uno zoccolo duro che nella mobilità futura vede ancora l’ingrediente della passione come fondamentale, e soprattutto una professionalità.
Circa 15 anni fa ha partecipato alla @FormulaSAEItaly con i compagni del @PoliTOnews. Ora Giuseppe Di Rosa ha realizzato i suoi sogni ed è Vehicle Dynamics Engineer di @Lamborghini. #FSAEItaly pic.twitter.com/UL0iYSq1Iu
— LifeGate (@lifegate) 28 luglio 2019
Alla Formula SAE anche quest’anno le prove più temute e selettive sono state quelle davanti ai severi giudici. Gli studenti hanno dovuto simulare una presentazione della vettura davanti a una platea di potenziali investitori con un piano di business che dimostrasse che l’auto fosse potenzialmente commercializzabile. Il che ha voluto dire analizzare il cliente e il mercato, il marketing, le tecniche produttive, l’impatto ambientale e il fine vita dell’auto (fra le novità inserite nelle valutazioni di quest’anno), complesse analisi economico-finanziarie. Il tutto sotto gli occhi di severi giudici che si sono concentrati soprattutto sull’innovazione di business, sulla solidità finanziaria del progetto e, naturalmente sulla qualità del lavoro ingegneristico legato alla vettura (sospensioni, telaio, motore e sistemi di guida autonoma).
“Fino a 5 anni fa il 95 per cento dei team erano a combustione interna, oggi parallelamente all’evoluzione del mercato le categorie delle vetture elettriche e di quelle driverless è cresciuta molto”, ha spiegato Valentina Temporelli, membro della giuria di Formula SAE 2019. “Non solo realizzazione dell’auto, ma molti team hanno proposto pacchetti di servizi aggiuntivi”, ha aggiunto Temporelli, proprio come accade sempre più nel mercato reale, dove il passaggio fra possesso e utilizzo dell’auto sta mutando radicalmente l’identità dei costruttori di auto stessi.
Anche quest’anno, sulla pista e nei paddok della Formula SAE abbiamo sorpreso molti responsabili delle risorse umane (FCA, Bosch, Brembo, TomTom…) aggirarsi fra i team. Formula SAE è stata ancora una volta l’occasione per le aziende di individuare giovani talenti appassionati di tecnologia e motori; molti dei partecipanti alla Formula SAE saranno infatti i protagonisti della mobilità futura, pronti ad affrontarne le profonde trasformazioni. L’appuntamento con Formula SAE 2020 è già confermato per l’anno prossimo, stesso posto, date ancora da definire.
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