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Riapre la discarica più grande di Beirut dopo otto mesi dalla sua chiusura. I cittadini protestano contro l’emergenza rifiuti in strada e il fronte #YouStink allarga le manifestazioni contro la corruzione del governo
Decine di camion della nettezza urbana hanno sfilato per giorni carichi di rifiuti all’ingresso della famigerata discarica Naameh chiusa otto mesi fa. Come ha annunciato il ministro dell’ambiente Mohammad Machnouk, finora più di 8.000 tonnellate di immondizia sono state raccolte dalle strade come parte del nuovo piano rifiuti del governo. Si tratterebbe, sempre secondo le dichiarazioni del ministro, di un segnale di efficienza dopo un’emergenza dei rifiuti durata mesi e che ha portato migliaia di cittadini esasperati a manifestare il proprio dissenso nelle strade della capitale. Manifestazioni che fanno capo a un vero e proprio movimento, #YouStink, nato in seguito alla chiusura della discarica più grande del Libano e che ha allargato la sua protesta contro la corruzione dell’amministrazione libanese.
Oltre alla riapertura di Naameh il ministro ha annunciato l’apertura di altre due discariche nei sobborghi di Beirut. Decisione questa che ha suscitato diverse polemiche: c’è chi, infatti, accusa il governo di violare la Convenzione di Barcellona, accordo che impedisce la creazione di discariche lungo la costa del Mediterraneo.
Secondo la stampa locale, i residenti che vivono intorno alla discarica hanno perso tutta la fiducia nel governo e non si fidano delle affermazioni del ministro dell’agricoltura Akram Chehayeb, secondo il quale, come indicato anche nel piano rifiuti, la discarica sarà riaperta solo per due mesi. La settimana scorsa tremila persone sono scese in piazza per manifestare contro la decisione di riaprire Naameh ma nessuno ha tentato di ostacolare i camion carichi di rifiuti: “c’era l’esercito e i camion erano accompagnati da agenti in tenuta antisommossa, armati di cannoni ad acqua e armi convenzionali” hanno spiegato gli abitanti del quartiere dove sorge Naameh al The Daily Star. “Se avessimo manifestato saremmo stati uccisi e non avremmo ottenuto nulla”.
Gli attivisti sottolineano come il rischio di contrarre il cancro sia più alto per chi vive intorno alla discarica e che le autorità hanno abbandonato la zona al suo destino. Intanto i rifiuti sono stati impilati senza ordine e non sono stati coperti in alcun modo. Così a esasperare l’emergenza è arrivata la pioggia che ha fatto trasudare i rifiuti riversandone i residui nelle strade e nei boschi circostanti.
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