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I veicoli a guida autonoma miglioreranno la società. E contribuiranno con 17 trilioni di euro all’economia europea entro il 2050. A dirlo il report indipendente di Policy Network sulla mobilità del futuro.
Cosa ci riserva la mobilità del futuro? E cosa cambierà nella nostra vita? La risposta arriva dall’autorevole e indipendente studio dal titolo Freeing the road, Shaping the future for autonomous vehicles che analizza le opportunità sociali ed economiche offerte dall’introduzione della guida autonoma sulle strade europee. Oltre all’atteggiamento dei consumatori e dei governi nei confronti della mobilità del futuro e delle tecnologie legate alla guida autonoma. Cosa ne è emerso? Da un canto il report di Policy Network, istituto di ricerca internazionale indipendente, ha evidenziato come legislatori e governi dovranno prestare una sempre maggiore attenzione allo sviluppo di politiche che supportino la guida autonoma. Dall’altro, c’è la percezione dei consumatori, che nella mobilità del futuro ci vedono soprattutto più sicurezza, libertà e salute.
Un intervistato su quattro ha affermato che, nei prossimi dieci anni, valuterebbe seriamente l’acquisto di un’auto a guida autonoma. Un dato che si spiega con un altro dato, questa volta allarmante: oggi, quattro persone su cinque dichiarano di svolgere più di un’attività mentre guidano: telefona, manda mail, usa i social. E da qui l’allarme incidenti.
La ricerca è stata condotta nel nostro Paese, in Germania, Spagna, Inghilterra, Francia e Norvegia. Avere strade più libere e una maggior qualità dell’aria è il sogno di tutti, governi e cittadini. Il problema semmai è come raggiungere l’obiettivo. E’ evidente che gli strumenti di oggi non sono adeguati; i blocchi del traffico hanno effetti dubbi e limitati nel tempo, le ZTL spostano il problema fuori dai centri urbani, discriminando fra cittadini di serie A (chi abita in centro) e cittadini di serie B (tutti gli altri).
Cosa pensano 6mila cittadini europei della guida autonoma e della mobilità del futuro, secondo il report di Policy Network:
Vedere auto che se ne vanno a spasso per le nostre strade senza che nessuno (di umano) stia seduto al volante, inquieta molte persone. Il 48 per cento degli intervistati pensa che un’auto a guida autonoma possa rompersi, o avere un malfunzionamento; il 39 per cento avrebbe paura di non avere il controllo del veicolo. E c’è anche chi si preoccupa per i tassisti, che rimarrebbero senza lavoro.
17 trilioni di euro. Di tanto crescerebbe il Pil europeo se gli uomini smettessero di guidare le auto. La ricerca di Policy Network, infatti, include anche un’interessante analisi economica che rivela che i veicoli a guida autonoma potrebbe incrementare dello 0,15 per cento il tasso di crescita annuo europeo nei prossimi decenni. Il dato potrebbe variare. Ma se tenessimo per buone le cifre della ricerca, la guida autonoma potrebbe contribuire a un aumento complessivo del Pil europeo del 5,3 per cento nel 2050 rispetto ai valori attuali. Il che, tradotto, vorrebbe dire un aumento del Prodotto interno lordo europeo di 17 trilioni di euro.
Il problema più grande è un altro però. Come ha detto Paul Willcox, presidente europeo di Nissan, il maggior produttore al mondo di auto elettriche, “perché la mobilità del futuro diventi una risorsa, serve una leadership decisionale a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Per realizzare le potenzialità delle nuove tecnologie, i governi dovranno lavorare in stretta collaborazione con le case automobilistiche e ricoprire un ruolo chiave nella diffusione della guida autonoma”. Insomma, se da un canto i cittadini europei cominciano a intravedere i vantaggi di un futuro più ‘autonomo’, perché la Mobility Revolution abbia davvero inizio, serve un ambiente legislativo che possa supportare lo sviluppo della mobilità 2.0. Perché la scelta di Oslo di vietare del tutto nel 2019 l’uso delle auto, potrebbe non essere la soluzione ideale per altre città.
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