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A Macerata si svolge un festival operistico che punta sulla sostenibilità. Se ne è parlato il 13 febbraio alla Bit di Milano.
A Macerata, la sostenibilità passa dal teatro e soprattutto dall’opera. La città marchigiana, che è stata recentemente al centro dei fatti di cronaca, è tornata sotto i riflettori per promuovere stavolta la cultura e gli stili di vita in armonia con l’ambiente e la natura. Se n’è parlato ieri alla Bit, la Borsa internazionale del turismo che si è svolta a Fieramilanocity, nel centro di Milano, dall’11 al 13 di febbraio, durante l’incontro “Evento e turismo sostenibile: il caso esemplare del Macerata Opera Festival 2018 #verdesperanza”.
Nello spazio conferenze del padiglione della Regione Marche Barbara Minghetti, direttore artistico del Macerata Opera Festival, Fabio Renzi, segretario generale di Fondazione Symbola e Simona Roveda, direttore della comunicazione di LifeGate, si sono infatti incontrati per dialogare di cultura e turismo sostenibile. Che rapporto c’è tra i due? Come si realizza un festival operistico sostenibile? E che impatto può avere su una città?
La prima a rispondere è stata Barbara Minghetti. “Verde speranza è il titolo – oltre che l’hashtag – che abbiamo voluto dare a questo festival per legarci ancora di più al concetto di sostenibilità. I nostri obiettivi sono stati due: realizzare coproduzioni internazionali, per attrarre anche un pubblico straniero e favorire il turismo culturale. E poi puntare sul territorio e sui progetti partecipativi: grazie alla collaborazione con LifeGate, con le imprese e le associazioni locali, vogliamo coinvolgere tutta la città nella realizzazione di questa manifestazione, in particolare i più giovani, anche con eventi ad hoc collaterali al festival”.
E proprio il coinvolgimento dei cittadini sarà uno dei punti centrali della manifestazione di quest’anno, in programma dal 20 luglio al 12 agosto. Durante la prima delle tre le opere in cartellone, Il flauto magico, saliranno infatti sul palco anche 100 cittadini maceratesi che potranno lavorare col regista Graham Vick, in un allestimento tutto dedicato alla natura.
E agli elementi e all’ambiente saranno collegate anche le altre due opere, Elisir d’amore e la Traviata, a rimarcare l’intenzione di legare natura e cultura una volta di più. “La cultura ci sprona a porci domande”, ha ricordato Minghetti, “e ci aiuta ad andare avanti in modo più consapevole”
“Natura e cultura non possono che andare insieme, ce lo dicono i numeri”, ha ricordato invece Fabio Renzi. Symbola, che si occupa di monitorare le qualità e le eccellenze del made in Italy, da alcuni anni sottolinea attraverso il proprio report “Io sono cultura” l’importante valore economico della cultura in Italia.
“Le nostre ricerche, realizzate insieme a Unioncamere, ci dimostrano che le persone chiedono cose diverse, rispetto al passato. I consumatori chiedono qualità, cultura, legame col territorio. Abbiamo capito che investire in sostenibilità e cultura non è solo eticamente giusto, è anche conveniente. Se la sfida di oggi è la sostenibilità, non possiamo non tenerne conto. Ecco perché un’iniziativa come quella dello Sferisterio è vincente e anche competitiva”.
Ricollegandosi al segretario di Symbola, anche Simona Roveda ha ricordato che “la sostenibilità parte dall’economia, dalle scelte dei singoli. Spesso crediamo che a occuparsi di sostenibilità debba essere chi ci governa, invece noi nel nostro piccolo, nelle nostre scelte quotidiane, possiamo fare davvero molto. E il mercato ci aiuta.”
Il direttore editoriale di LifeGate ha anche ricordato i numeri dell’Osservatorio sugli stili di vita sostenibili, sottolineando come siano proprio le giovani generazioni quelle più attente alla tutela del pianeta.
“Penso che il proposito di Barbara Minghetti di coinvolgere soprattutto i giovani sia importantissimo: sono loro il nostro futuro.” ha continuato. “La nostra generazione ha fatto disastri, loro invece sono già più bravi di noi, hanno capito che la sostenibilità è la via da seguire. Anche per questo motivo abbiamo voluto appoggiare questo festival, che non è solo un’occasione per far conoscere questa bellissima città marchigiana e i suoi monumenti, ma anche un modo per diffondere consapevolezza. Non potevamo proprio mancare.”
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