Editoriale

I maiali non sono prosciutti, come ci aiutano a guarire

I maiali non sono cibo. Docili e mansueti trovano impiego nelle pratiche di pet therapy. La storia di Bubu, maiale a dir poco fortunato rispetto ad altri.

Quando si parla di maiali la prima cosa che viene in mente a molti sono i prosciutti. O i salami, le salsicce, e tutti i vari “prodotti” che hanno nella carne suina il loro fulcro principale. Eppure i maiali non sono soltanto questo. Animali miti e intelligentissimi, sono in grado di instaurare profonde e durature relazioni con l’essere umano e hanno, ormai da tempo, un impiego in qualità di aiuti nelle pratiche della pet therapy. Come Bubu, per esempio, un suino fortunato scampato al macello che, arrivato al Centro armonico terapeutico di Campogalliano (Modena) a inizio 2012 quando era quasi in fasce, è diventato una presenza indispensabile e, decisamente, utilissima per i frequentatori della struttura. Ed è la sua storia che, questa volta, vogliamo narrare per rendere giustizia a una specie animale che ha accompagnato l’uomo nei secoli, purtroppo sempre relegata alle sue valenze come apporto alimentare.

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I maiali sono animali molto empatici nelle loro relazioni © Pixabay

Una specie antica e intelligente

Il maiale appartiene alla famiglia dei suidi, mammiferi artiodattili suiformi, ed è la forma domestica del cinghiale (Sus scrofa). La sua domesticazione viene fatta risalire all’incirca a 6.500 anni fa, e questa scala temporale rappresenta il lungo cammino di co-evoluzione con l’uomo, che ha permesso lo sviluppo di capacità e competenze in grado di far convivere strettamente le due specie. Si tratta di animali con una spiccata socialità e sensibilità che creano forti legami con i loro simili, cooperano e imparano anche per imitazione.

“Diversi studi di etologia cognitiva hanno dimostrato la grande intelligenza dei maiali: sono in grado di comprendere il linguaggio simbolico, di imparare sequenze complesse di simboli associate a numeri, persino di riuscire ad utilizzare un joystick per muovere un cursore sul pc consapevolmente. Inoltre hanno una grande memoria e velocità d’apprendimento, tanto da superare in astuzia anche i cani nella risoluzione di certi problemi, come districarsi in labirinti e trovare cibo nascosto grazie all’immagine riflessa su uno specchio”, spiega Margherita Carretti, etologa, naturalista e operatrice di Pet therapy relazionale integrata.

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Bubu, maialetto fortunato, vive al Centro Armonico Terapeutico di Campogalliano dal 2012 © CAT

I maiali e la pet therapy

I maiali, come gli altri animali a contatto con l’essere umano, sono in grado di creare profonde relazioni grazie a competenze specifiche maturate durante il processo di domesticazione, come per esempio la capacità di discriminazione dello stato emozionale dell’uomo e l’adattamento di sistemi comunicativi inter-specifici.

“Poter coinvolgere i maiali nei progetti di pet therapy è davvero interessante e stimolante – aggiunge Carretti –, e permette di lavorare su tematiche più che mai attuali: il pregiudizio, la discriminazione e il valore della diversità. L’immaginario comune su questi animali è uno dei più lontani rispetto alla realtà. Si pensa erroneamente, infatti, che siano sporchi, aggressivi e stupidi. Al contrario sono esseri estremamente sensibili, delicati e puliti. E, se gli viene permesso di vivere in condizioni idonee al loro benessere, apprezzano il contatto umano, la vicinanza e la condivisione di momenti di gioco”.

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Bubu è un perfetto aiutante per le pratiche di pet therapy © CAT

La storia di Bubu

Bubu è arrivato al centro quando era ancora un maialino timido e arruffato di pochi mesi. Il suo dorso scuro con zampe, pancia e naso rosa hanno da subito suscitato in tutti coloro che lo hanno conosciuto una grande simpatia e tenerezza. Dopo un periodo di adattamento alla nuova casa, ha iniziato a conoscere e fare amicizia con tutti gli altri abitanti a quattro zampe del centro: cani, gatti, conigli, cavalli e asini.

bubu piccolo
Bubo nel 2012, appena arrivato al Centro © CAT

“Bubu è un maiale molto sensibile e curioso, il suo arrivo ha portato una nuova consapevolezza rispetto all’immaginario culturale associato storicamente a questo animale. Da subito è emersa la sua grande intelligenza e sensibilità, tanto che già a pochi mesi correva da un angolo all’altro del centro quando veniva chiamato. Ha scelto lui il suo luogo di riposo vicino ai cavalli in mezzo al fieno e individuato i posti per la toilette personale, tanto da non sporcare mai dove dorma e mangia. Il suo vivere in libertà scegliendo dove stare e con chi passare il tempo, è stato per noi un’importante occasione di osservazione delle preferenze e dei desideri maturati nella sua crescita che hanno creato pian piano la sua routine quotidiana. Bubu ha da subito ricoperto un ruolo importante nelle attività di pet therapy, e con il suo andamento lento e la sua mole non passa certo inosservato. Tutte le persone che lo conoscono rimangono stupite nell’apprendere il suo ricco e complesso vissuto e iniziano così a scoprire quanto possa essere sensibile e delicato il mondo dei maiali.”, continua Margherita Carretti.

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La casa del maialetto Bubu © CAT

Il maiale ama essere avvicinato dai visitatori, ma occorre farlo con lentezza e rispetto per non impressionarlo. Adora pascolare nel giardino e fare i bagni nelle pozze quando la calura estiva aumenta. “Bubu ha anche un lato del suo carattere un po’ brontolone e testardo, e quando decide, per esempio, che il luogo del suo riposo è quello non c’è verso di spostarlo. Per questo motivo capita spesso di dover riadattare i programmi per lui.  Se poi gli si fa un torto,  dopo giorni se lo ricorderà,  accogliendo il responsabile con una delle sue tipiche brontolate. Conoscere un maiale come lui è davvero un’esperienza che apre a nuovi punti di vista e a riflessioni importanti su quanto ignoriamo e non conosciamo degli altri animali”, conclude l’esperta.

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Il maialetto ha subito dimostrato la sua innata predisposizione per gli uomini e gli altri animali © CAT

Quando si entra nel mondo dei suini emerge evidente quanto questi animali possano soffrire all’interno di contesti non idonei nei quali vivere, come negli allevamenti intesivi e in altri luoghi che limitano la loro libertà d’espressione. Non dovremmo pensare che esistano animali di serie A e altri di serie B con meno diritti dei primi, e che questi ultimi possano essere sfruttati e utilizzati come se fossero privi di emozioni e di una coscienza. La scienza oggi parla chiaro e basta guardare negli occhi un maiale per essere attraversati dall’immagine limpida di un’anima viva e vibrante, con il pieno diritto di vivere la sua esistenza nel benessere e non nella paura e nel dolore.

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