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Migliaia di tonnellate di rifiuti di plastica importati illegalmente torneranno nei paesi di origine. Dentro i container trovati rifiuti speciali, domestici ed elettronici.
Era solo questione di tempo e la bolla prima o poi sarebbe scoppiata. Dopo la decisione della Cina di ridurre drasticamente l’importazione di rifiuti e di plastica dai paesi esteri, Italia compresa, lo scorso mese anche la Malesia ha deciso di rimandare al mittente migliaia di tonnellate di rifiuti importati illegalmente nel paese. Il provvedimento è stato reso noto da Yeo Bee Yin, ministro dell’Energia, della scienza, della tecnologia, dell’ambiente e del cambiamento climatico lo scorso martedì, quando ha dichiarato pubblicamente che il paese asiatico rispedirà ai paesi d’origine le prime 450 tonnellate di rifiuti contaminati, affermando di non voler diventare la discarica del resto del mondo.
Sarebbero almeno tremila le tonnellate di rifiuti messe sotto sequestro in attesa di essere rispedite ai paesi d’origine secondo quanto riporta Reuters. “Questi container sono stati fatti entrare illegalmente nel paese, con false dichiarazioni e altri reati ambientali”, avrebbe riferito il ministro Yeo alla stampa, dopo aver ispezionato i container a Port Klang, alla periferia della capitale Kuala Lumpur. All’interno infatti sarebbero stati trovati rifiuti di plastica non riciclabile, rifiuti speciali, domestici e anche Raee (Rifiuti elettrici ed elettronici). Tra i paesi nominati dal ministro figurano Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone, Cina, Arabia Saudita, Bangladesh, Paesi Bassi, Singapore, Francia, Australia e altri tre (tra cui, probabilmente l’Italia).
Dal 2017 la Malesia ha iniziato ad importare il 20 per cento degli scarti plastici dell’Unione europea, dopo lo stop cinese. I dati diffusi da Eurostat indicano che “l’Italia esporta un quantitativo di rifiuti dal peso pari a 445 Boeing 747 a pieno carico, passeggeri compresi”, spiega in un report Greenpeace. Sempre secondo il rapporto i rifiuti italiani che finiscono in Malesia sono cresciuti in un solo anno del 195 per cento. Dopo il blocco cinese infatti è stata la Malesia la destinazione più gettonata, dove peraltro sono sorte decine di aziende per la gestione e il riciclaggio dei rifiuti, spesso però senza licenza e senza rispettare le norme ambientali. Secondo il ministro una sola azienda inglese avrebbe esportato in Malesia oltre 50mila tonnellate di plastica in soli due anni.
Evidentemente la situazione è ben più grave del previsto, anche perché spesso il cittadino ignaro che raccoglie e ricicla correttamente, non è al corrente di dove finiscano i suoi rifiuti. E certo non possiamo permetterci che il Sud est asiatico diventi la discarica della società occidentale, solamente perché non siamo in grado di gestire, trattare o riciclare in maniera corretta i nostri rifiuti.
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