Sono almeno 170 le foche di una specie protetta trovate morte negli ultimi tre giorni sulle rive del mar Caspio, nella repubblica russa del Daghestan. Ad affermarlo sono i ricercatori del Marine mammal council di Mosca che hanno trovato, fotografato e mandato le coordinate Gps dei cadaveri rinvenuti. Ancora incerte le cause ma, secondo Viktor Nikiforov del centro di ricerca moscovita, potrebbe trattarsi di “inquinamento industriale, bracconaggio o delle reti da pesca che intrappolano le foche”. Ma potrebbe anche essere una conseguenza dei cambiamenti climatici, ha aggiunto poi. Per identificare la causa del disastro, ci vorrebbe un anno di “seria sorveglianza”.
La strage di foche sulle rive del mar Caspio
Secondo i ricercatori le foche sono state trovate in un’area che si trova a circa 100 chilometri a sud di Makhatchkala, la capitale del Daghestan, e altre in una a circa 50 chilometri a nord della città. Contattata dall’Afp, l’Agenzia federale russa per la pesca nel Caucaso settentrionale ha dichiarato di aver inviato degli ispettori per eseguire un nuovo conteggio, e il Comitato investigativo russo ha anche annunciato di aver avviato un esame dell’incidente.
Ma non è certo la prima volta che accadono eventi del genere: nel 2016 erano stati trovati i corpi senza vita di oltre 300 foche proprio lungo le coste daghestane. Anche in quel caso erano ignote le cause, ma si pensava a una malattia o a esercitazioni militari. Nella stessa area, nel dicembre 2020 ne sono state rinvenute altre 300. A preoccupare maggiormente è l’inquinamento del mar Caspio, che negli ultimi anni ha raggiunto dei livelli ormai critici. Non è un caso infatti che, simultaneamente alla moria di foche, moltissime tipologie di pesci presenti in questo lago salato stiano morendo con maggior frequenza. Sostanze tossiche e metalli pesanti sono solo alcune delle ipotesi del disastro della biodiversità della zona. Secondo le Nazioni Unite, la contaminazione sarebbe legata all’industria petrolifera, ai rifiuti radioattivi e industriali e persino alle acque reflue.
L’inquinamento del mar Caspio
La popolazione di foche del mar Caspio ha sofferto per decenni della caccia eccessiva e degli effetti dell’inquinamento industriale. Secondo l’ultimo censimento della Pusa caspica dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), il numero di questo mammifero è diminuito del 90 per cento negli ultimi in 100 anni: all’inizio del ‘900 gli esemplari erano circa 1,2 milioni, oggi si arriva a 68mila. Ma oltre a rappresentare una minaccia per molte specie, l’inquinamento derivante dall’estrazione di petrolio e gas, insieme al calo dei livelli dell’acqua dovuto ai cambiamenti climatici, mette a rischio il futuro del mare stesso.
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