Le microplastiche sono state trovate nel sangue umano, per la prima volta

Microplastiche e nanoplastiche entrano anche nella circolazione sanguigna: lo dimostra una nuova ricerca. Ignote le conseguenze sulla salute.

  • Per la prima volta, le microplastiche sono state trovate anche nel sangue umano.
  • Per uno studio scientifico olandese, pubblicato dalla rivista Envronment international, sono stati esaminati i campioni di sangue di 22 volontari, individuando particelle di quattro materie plastiche.
  • Con i dati a disposizione è impossibile dire con certezza se esistono rischi per la salute umana.

Negli ultimi anni, le microplastiche sono state trovate pressoché ovunque. Anche in ambienti apparentemente incontaminati come l’aria di montagna, l’oceano Artico, la pioggia e nella neve, i parchi nazionali statunitensi. E addirittura nel corpo umano: nella placenta, nelle feci, nei tessuti organici. Mancava all’appello solo il sangue. Uno studio scientifico olandese, pubblicato dalla rivista Envronment international, si è occupato proprio di questo. Scoprendo che la plastica è arrivata anche lì.

Quali e quante microplastiche sono state rilevate nel sangue

I ricercatori hanno esaminato i campioni di sangue donati da 22 volontari che godono di buona salute, andando alla ricerca di particelle di plastica di misura uguale o inferiore ai 700 nanometri. Di solito si parla di microplastiche quando il loro diametro è inferiore ai 5 millimetri, di nanoplastiche quando è inferiore ai 100 nanometri, anche se tale distinzione – sottolinea lo studio – non è stata stabilita in modo univoco dalla letteratura scientifica.

Per la prima volta, nel sangue sono stati identificati e misurati quattro materiali: il polietilene tereftalato, meglio conosciuto come Pet; il polietilene, indicato con la sigla Pe; i polimeri dello stirene, come il polistirolo e il polistirolo espanso; e, in misura minore, il polimetilmetacrilato. La concentrazione rilevata si è attestata su una media di 1,6 microgrammi per millilitro.

Particelle di microplastiche sulla punta di un dito
La plastica viaggia nei fiumi fino al mare, qui, grazie al costante lavorio di onde e correnti, si disintegra in minuscoli frammenti che distribuiti in tutto il mondo dalle correnti marine ed entrano nella catena trofica risalendola fino al vertice © MPCA Photos/Flickr

Cosa sappiamo degli effetti sulla salute umana

Questo studio pionieristico dimostra che, almeno in parte, microplastiche e nanoplastiche sono biodisponibili. Ciò significa non solo che sono presenti nell’organismo, ma anche che vengono assorbite ed entrano nelle sue funzioni fisiologiche. Il tasso di eliminazione attraverso i remi, le vie biliari o la deposizione negli organi è più lento rispetto alla velocità con cui il sangue le assorbe.

Ora, sottolineano i ricercatori, servono altre ricerche su campioni più vasti per giungere a una piena comprensione del fenomeno. E per capire se esistano rischi concreti per la salute umana; con i dati a disposizione è impossibile dare risposte in tal senso. Di sicuro il tema va indagato, anche in considerazione del fatto che precedenti studi abbiano rilevato concentrazioni di microplastiche molto più elevate nelle feci dei bambini. Le particelle infatti verrebbero rilasciate anche dai biberon, a contatto con l’acqua calda necessaria per preparare il latte in polvere.

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