Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Un gruppo di studiosi ha utilizzato una tecnica microscopica innovativa per individuare le nanoplastiche nell’acqua scoprendone migliaia e migliaia in un litro.
Un litro di acqua in bottiglia di plastica può contenere migliaia e migliaia di nanoplastiche: lo ha osservato un gruppo di scienziati della Columbia University che ha utilizzato una nuova tecnica microscopica per individuare queste piccolissime particelle di plastica, allo scopo di migliorare la conoscenza su un tipo di contaminazione e inquinamento ancora poco esplorato, proprio a causa della dimensione delle nanoplastiche che le ha rese finora invisibili alla scienza.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista della Proceedings of the national academy of sciences: i ricercatori hanno testato tre famose marche di acqua in bottiglia vendute negli Stati Uniti e hanno individuato da 110mila a 370mila particelle in ogni litro (240mila in media), il 90 per cento delle quali erano nanoplastiche, mentre il resto erano microplastiche. Le nanoplastiche sono particelle inferiori a 1 micrometro e sono misurate in miliardesimi di metro: sono un’ulteriore frammentazione delle microplastiche, che vanno da 5 millimetri fino a 1 micrometro (1 milionesimo di metro).
Gran parte della plastica sembra provenire dalla bottiglia stessa (staccandosi ad esempio quando viene schiacciata o viene aperta e chiusa) e dai processi industriali di confezionamento: principalmente sono stati analizzati, infatti, frammenti di pet, il materiale di cui sono costituite le bottiglie, e di poliammide, un tipo di nylon, che probabilmente deriva da filtri di plastica utilizzati per purificare l’acqua prima che venga imbottigliata. Da sottolineare che i sette tipi di plastica ricercati dagli studiosi nell’acqua rappresentavano solo il 10 per cento circa di tutte le nanoparticelle trovate nei campioni; se anche le restanti fossero nanoplastiche, il loro numero potrebbe essere in realtà equivalente a decine di milioni per litro.
Sui rischi per la salute umana correlati alla contaminazione da particelle di plastica gli studi sono in corso: al momento quel che è certo è che microplastiche sono già state ritrovate nel sangue umano, nelle urine e persino nella placenta delle donne. La capacità delle nanoplastiche di entrare nei tessuti potrebbe essere superiore a quello delle microplastiche visto la dimensione inferiore, ma occorre ancora capire quali sono gli effetti a livello cellulare e la possibile tossicità per l’organismo.
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