Cooperazione internazionale

L’incubo dei migranti bambini negli Stati Uniti, divisi dai genitori e senza cibo sufficiente

Centinaia di migranti bambini provenienti da America centrale e Sudamerica sono detenuti dalla polizia di frontiera statunitense in condizioni disumane.

Almeno duecento bambini erano detenuti in prigioni a Clint, in Texas, Stati Uniti, senza accesso quotidiano a prodotti di igiene e con scarse razioni di cibo. I piccoli, d’età compresa fra i 2 e i 14 anni provenienti da Sudamerica e America centrale, sono stati catturati mentre cercavano di superare la frontiera fra Messico e Stati Uniti. Separati dai genitori e non accuditi dal personale della polizia di confine americana, i migranti bambini erano abbandonati a loro stessi da quasi un mese prima che un’inchiesta di Associated Press rivelasse le atrocità da loro subite.

Migranti Messico Usa
Una migrante attraversa il confine fra Messico e Usa insieme al figlio – © Mario Tama, Getty

Sovraffollamento e malattie

L’articolo dell’agenzia di stampa ha portato alla luce le condizioni disumane in cui vivevano i migranti bambini: costretti a dormire per terra in celle sovraffollate, ai piccoli erano dati solo due pasti completi al giorno composti da mini porzioni di pasta e panini surgelati. Molti di loro apparivano denutriti e malati, mentre ragazze di 12 o 13 anni si prendevano cura dei neonati. Almeno 20 minori erano stati messi in quarantena e, come riportato dai testimoni, l’igiene delle celle era scadente tanto che i poliziotti erano soliti indossare maschere e guanti per evitare contatti con i detenuti. Inoltre, per decisione governativa, ai piccoli non era dato quotidianamente sapone e dentifricio alimentando così il diffondersi delle malattie.

Per questo, e dopo altri articoli sulla vicenda particolarmente critici verso i metodi utilizzati dalla polizia di frontiera Border Patrol caldeggiati dal presidente statunitense Donald Trump, i minorenni sono stati ora spostati in altri centri governativi dove però non c’è certezza che la situazione possa migliorare. Con i genitori spesso rinchiusi in altri campi di detenzione per aver provato a superare la frontiera fra Messico e Usa illegalmente, i migranti bambini sarebbero dovuti restare in tali celle per massimo tre giorni. In realtà però sono stati trovati adolescenti che erano a Clint da un mese.

La reazione degli americani ai migranti bambini

La situazione ha suscitato enorme scalpore negli Stati Uniti e molte accuse si sono alzate contro gli agenti del Border Patrol e Trump. La nazione americana non è abituata a tali flussi di migrazione e, come accade in Europa, le notizie sulle reali condizioni dei centri per migranti sono spesso sconosciute al grande pubblico. Lo spostamento dei bambini non ha cambiato le parole dei numerosi commentatori su giornali e siti americani, che a differenza di quanto succede in Italia sono quasi sempre di apprensione e preoccupazione per i migranti, soprattutto se di giovane età come in questo caso. Pediatri e psicologi infantili hanno sottolineato l’atrocità di queste situazioni che potrebbero avere gravi ripercussioni sul futuro dei bambini. Il governo del Messico ha comunicato di aver rinforzato i controlli al confine col Texas, ma il numero di migranti sembra destinato ad aumentare ancora. Le politiche di chiusura di Trump hanno portato solo peggioramenti ed è tempo che l’umanità intera trovi una soluzione al problema dei migranti bambini, degli innocenti impossibilitati a vivere una vita normale.

Padre e figlia morti sulle rive del Rio Grande

La storia recente dei migranti diretti verso gli Stati Uniti ha avuto un’ulteriore tragedia alla notizia di due morti nel fiume Rio Grande. Lunedì 24 giugno 2019 i cadaveri di Óscar Alberto Martínez Ramírez e della figlia di 2 anni Valeria sono stati trovati nei pressi della città messicana di Matamoros in Messico. In quella zona ogni giorno e notte decine di migranti provano a sorpassare la frontiera che li divide dal Texas. Allontanati inizialmente dagli agenti di Border Patrol, Ramirez e la figlia, provenienti da El Salvador e giunti in Messico nelle ultime settimane sulle orme della carovana dei migranti, hanno tentato di guadare il fiume Rio Grande. Le condizioni dell’acqua e la stanchezza dell’uomo hanno infine portato alla morte dei due.

“Sebbene Altavista, il paese dove viviamo a El Salvador, sia sotto il controllo di bande e gang, loro non fuggivano dalla violenza – ha detto la madre di Ramirez al New York Times – piuttosto, la fatica di sopravvivere con una famiglia con solo 10 dollari al giorno era diventata ingestibile”. Ora, i 20mila soldati inviati dal governo messicano per monitorare la situazione al confine e i 4,5 miliardi di dollari promessi dai Democratici americani per aiutare i migranti sembrano ancora più necessari. Intanto, la foto dei corpi senza vita di Oscar e Valeria Ramirez sta aprendo agli occhi a molti cittadini americani sulla reale condizione dei migranti al confine.

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