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La nazione balcanica ha deciso di far passare sul proprio territorio solo i migranti provenienti da paesi in guerra. Gli altri restano bloccati.
La Macedonia ha deciso di “catalogare” i migranti che arrivano alle proprie frontiere in funzione della loro nazionalità. Chi arriva da paesi in guerra, viene fatto passare, gli altri vengono bloccati. A riferirlo è l’Afp, che cita fonti interne alla polizia locale. Così, migliaia di persone provenienti da Iran, Pakistan, Algeria, Marocco, Bangladesh o Somalia sono attualmente bloccate al confine tra la Grecia e l’ex Yugoslavia.
“Mia moglie e miei bambini – ha raccontato all’agenzia di stampa francese uno yemenita di 49 anni – sono passati senza problemi durante l’estate. Ora sono in Svezia. Non so come potrò fare per raggiungerli: siamo bloccati da giorni ormai. Se non mi lasciano passare, è la mia stessa vita a fermarsi a questa frontiera”. Assieme a lui, almeno 1.500 migranti sono presenti al posto di blocco macedone di Gevgelija (Idomeni, in greco).
Lo stesso ministro delle Politiche migratorie di Atene, Iannis Mouzalas, che il 21 novembre si è recato sul posto, ha spiegato che “le autorità elleniche presenti al confine cercano di convincere i migranti che, molto probabilmente, la frontiera macedone non verrà riaperta”. Di fronte a tale chiusura ordinata dal governo di Skopje, i migranti hanno organizzato una protesta che assunto diverse forme. Alcuni hanno scritto sulle loro braccia, o sul volto, i nomi dei propri paesi di provenienza: “Perché non ci lasciano passare? Non siamo anche noi esseri umani, come quelli che arrivano dalla Siria o dall’Iraq?”, si domandano. Altri hanno issato cartelli e gridato contro gli agenti presenti sul posto. Un centinaio di loro ha occupato la ferrovia che da Atene porta verso la Macedonia, bloccando il passaggio dei treni. Cinque sono arrivati a cucirsi le labbra, avviando uno sciopero della fame.
Nel frattempo, le condizioni nell’accampamento – nel quale sono presenti alcune ong e agenzie delle Nazioni Unite – sono definite “miserabili” dai migranti. A pesare sono soprattutto il freddo e l’incertezza. Tanto che alcuni hanno deciso di tornare ad Atene. Altri puntano a Salonicco, in attesa di capire cosa fare: “Tanto ci hanno detto che a noi africani, qui, non ci faranno passare”, ha raccontato una ragazza ugandese, mentre saliva su un bus per ritornare nella capitale greca.
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