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A Merano Arte fino al 10 aprile è in programma una mostra sul ristrutturare e costruire sostenibile nelle Alpi. L’architettura che può e deve adattarsi all’ambiente.
Fino al 10 aprile 2016, Merano Arte ospita Constructive Alps, una mostra itinerante dedicata ai progetti selezionati in occasione della terza edizione del Premio Internazionale per le ristrutturazioni e costruzioni sostenibili nei territori alpini. Perché ristrutturare e costruire sostenibile è ancor più importante tra le montagne. Un progetto che dimostra come sia possibile essere funzionali anche in architettura rispettando l’ambiente che accoglie gli edifici. Anche in Italia.
Si parte constatando che le strutture edificate negli anni Sessanta e Settanta consumano fino a sette volte più energia rispetto a quella necessaria a una casa passiva. Come afferma Köbi Gantenbein, presidente della giuria del premio: “Nelle Alpi è disponibile un ricco patrimonio costruito che, con interventi intelligenti, può essere rifunzionalizzato e riutilizzato.”
Tra i progetti presentati quindi, come previsto dal bando, compaiono sia ristrutturazioni e ampliamenti di edifici preesistenti che nuove costruzioni. A collegare i progetti selezionati dal premio è il tema della rinascita del villaggio, centrale per la valutazione della giuria che ha accolto favorevolmente l’attività costruttiva all’interno di realtà rurali, quale contributo significativo alla sostenibilità. Solo pochi progetti tra quelli selezionati infatti trovano collocazione all’interno di un contesto urbano. 350 candidature pervenute da tutto l’ambito alpino, scelti 32 progetti di architettura sostenibile nelle sette regioni alpine, tra ristrutturazioni e nuove costruzioni, che sono esposti all’interno della mostra, offrendo un’immagine della complessità e della molteplicità di sfaccettature che caratterizza questo settore.
Il premio è stato indetto dall’Ufficio federale svizzero dello sviluppo territoriale e dall’Ufficio per l’ambiente del Lichtenstein, realtà in cui l’attenzione per l’impatto ambientale dell’edilizia è più alta che in Italia. Ma anche nel nostro paese ci sono delle eccezioni degne di un premio, il terzo in questo caso.
Il progetto Casa Riga a Comano Terme dello Studio di architettura Stefania Saracino e Franco Tagliabue si è classificato al terzo posto. Si chiama Casa Riga, nome che è nato ancora prima della casa, perché il sogno era quello di una casa che scomparisse nel paesaggio e che non somigliasse a nessun’altra. Come un segno, una riga tracciata sul pendio: nascosta nel fianco della montagna e a ridosso del bosco. Quasi invisibile se non fosse per una lunga vetrata che si staglia nei prati, lunga come tutta la casa. Una riga, appunto.
Casa Riga è una casa di legno inserita in una piega del pendio e ricoperta con uno strato di terra. In questo modo il tetto sembra la continuazione del prato ma rimane comunque una casa di legno con le sue caratteristiche. Le pareti sono di pino grezzo e il pavimento è in bambù e all’esterno in larice. Da fuori si vede il legno, i muri di pietra fatti con le pietre raccolte tutto intorno durante gli scavi di costruzione, vetro e acciaio corten. Il prato e il bosco esterno sono curati, ma non artefatti, nel rispetto del loro stato selvatico.
Tutto è studiato e progettato in modo da “sfruttare” la natura in modo sostenibile: il sole, la terra con la loro energia e forza consentono a Casa Riga di essere autosufficente. Un esempio virtuoso di costruire sostenibile nel rispetto di una zona meravigliosa sia per quiete che paesaggio.
Tutti gli altri progetti in mostra possono essere visionati a questo link.
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