
La Cina ha registrato il primo calo delle emissioni di CO2 dovuto a fattori strutturali e non a un calo della domanda.
Il Nebraska, negli Stati Uniti, ha approvato l’avvio dei lavori di costruzione dell’immenso, carissimo e pericoloso oleodotto Keystone XL.
Lo stato americano del Nebraska ha concesso il proprio via libera alla costruzione dell’oleodotto Keystone XL . Un’opera gigantesca, il cui obiettivo è di sfruttare una delle fonti fossili in assoluto più pericolose per l’ambiente e per il clima: il petrolio estratto dalle sabbie bituminose nella provincia canadese dell’Alberta.
Il progetto divide da tempo gli Stati Uniti tra chi, come il presidente Donald Trump, ritiene che occorra sfruttare tutte le fonti di energia a disposizione per rispondere alla domanda interna. E chi, come l’ex inquilino della Casa Bianca Barack Obama, pensa invece che il petrolio rappresnti il passato e occorra puntare su fonti pulite e rinnovabili. La commissione Affari pubblici del Nebraska, evidentemente, è orientate sulle posizioni dell’attuale amministrazione di Washington: con l’approvazione, la società canadese TransCanada potrà avviare la costruzione dell’immensa pipeline. Quest’ultima, se e quando verrà terminata, sarà lunga 1.900 chilometri e attraverserà da nord a sud l’intero territorio americano.
L’oleodotto Keystone XL fu lanciato nel lontano 2008, quindi bloccato, anche a causa dei costi esorbitanti: la stima è di 5,3 miliardi di dollari (4,5 miliardi di euro). A preoccupare ulteriormente chi si oppone alla realizzazione, c’è la fuga di petrolio avvenuta di recente nello stato del Dakota: 800mila litri di petrolio sono fuoriusciti a causa di una falla nell’oleodotto già esistente, il Keystone.
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