
Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
La protesta di 24 ore, organizzata per il rinnovo del contratto scaduto da due anni e mezzo e per maggiori tutele, ha creato disagi in tutta Italia
Coperti dalla spazzatura per 24 ore. Le città italiane sono ripiombate per almeno una giornata nell’incubo dell’emergenza rifiuti, a causa di uno sciopero generale indetto dai sindacati dei lavoratori del settore pubblico di igiene ambientale. Roma e Milano, teatri anche di due nutriti sit-in dei netturbini (rispettivamente a piazza Cola di Rienzo e largo Augusto) sono stati i capoluoghi più colpiti dallo sciopero, anche in termini di congestionamento del traffico; nel capoluogo lombardo in più la situazione è stata peggiorata anche da un violento nubifragio. Ma lo sciopero ha riguardato tutta Italia, da Napoli a Bari passando per i piccoli centri, e l’adesione è stata molto alta, circa del 90 per cento degli addetti ai lavori: in tutte le città ben presto i sacchetti della spazzatura hanno cominciato a tracimare fuori dai secchioni ormai colmi.
Le aziende che si occupano di raccolta dei #rifiuti scioperano per 24 ore in tutta #Italia: https://t.co/36z5FudQHn pic.twitter.com/4S1ihXfGjA
— Sky TG24 (@SkyTG24) 30 maggio 2016
Nel mirino dei sindacati c’è il rinnovo di un contratto nazionale scaduto da due anni e mezzo, ma anche una regolarizzazione degli appalti e maggiore tutela della sicurezza sul lavoro, come dicono congiuntamente tutte le sigle: “Le imprese vogliono precarizzare, vogliono poter licenziare, pensano che il nostro sia un lavoro di ‘straccioni’ e che il massiccio ricorso ad appalti senza regole sia la naturale via di sviluppo per il settore. Abbiamo chiesto maggiore sicurezza e condizioni di lavoro migliori, anche in cambio di maggiore produttività, ma ci hanno risposto che il problema è il sindacato e la richiesta di partecipazione”.
Tutto questo nonostante ricavi sempre maggiori da parte delle imprese private: dal 2010 al 2015 secondo Cgil, Cisl e Uil la tassa sui rifiuti è aumentata del 55%, per un importo cresciuto di quasi 3 miliardi di euro e nello stesso periodo la produzione di rifiuti è calata dell’11% e le retribuzioni sono cresciute solo del 5%.
A rispondere agli scioperanti è stata in particolare Utilitalia, una delle più rappresentative tra le associazioni delle imprese idriche energetiche e ambientali, il cui presidente Giovanni Valotti si è detto “disponibile a continuare a trattare con le organizzazioni sindacali, per trovare un punto di incontro su un progetto di sviluppo del settore, stiamo portando avanti un serio disegno di riforma industriale in grado di assicurare, attraverso imprese sempre più efficienti, prospettive occupazionali e miglioramenti nel trattamento di tutti i dipendenti, oltre che migliori standard di qualità dei servizi”. Con l’impegno e l’invito nell’immediato, “a risolvere, in tempi rapidi, i problemi creati ai cittadini dallo sciopero”, per ridare decoro alle città in vista delle celebrazioni del 2 giugno.
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