Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
“Siamo dalla parte giusta della storia”. Così la premier neozelandese Jacinda Ardern commenta la storica legge sul clima approvata a larghissima maggioranza.
Il 7 novembre, il parlamento della Nuova Zelanda ha approvato l’ambiziosa legge sui cambiamenti climatici voluta dal governo di Jacinda Ardern. Il paese si impegna così ad azzerare le proprie emissioni di gas serra entro il 2050 e a rispettare gli impegni presi in occasione dell’Accordo di Parigi, limitando il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
La Nuova Zelanda si schiera così “dalla parte giusta della storia”, ha dichiarato in aula la prima ministra Jacinda Ardern. “Credo fermamente che i cambiamenti climatici siano la più grande sfida della nostra epoca. È innegabile che i livelli del mare si stiano alzando, è innegabile che stiamo assistendo sempre più di frequente a eventi meteorologici estremi. È la scienza a segnalarci i futuri impatti sulla flora e sulla fauna, ma anche la diffusione di malattie in aree in cui non si sono mai verificate”.
In estrema sintesi, il testo prevede di ridurre a zero tutte le emissioni nette di gas serra entro il 2050. Fa eccezione soltanto il metano biogenico, cioè quello rilasciato dalla decomposizione di sostanze organiche. In questo caso è stata imposta una sforbiciata compresa fra il 24 e il 47 per cento entro il 2050 ed è previsto anche un target intermedio da raggiungere entro il 2030, pari al -10 per cento rispetto ai valori del 2017. Come precisa il New Zeland Hearld, viene istituita una commissione indipendente che consiglierà al governo le più efficaci politiche di adattamento e mitigazione. L’organismo produrrà anche una sorta di budget delle emissioni concesse per ogni quinquennio.
“In passato abbiamo guidato il mondo sul tema del disarmo nucleare e del voto alle donne, ora lo stiamo facendo di nuovo”, ha commentato il ministro per i cambiamenti climatici James Shaw.
La legge è passata quasi all’unanimità, con 119 sì e un solo no. Formalmente questo plebiscito non era nemmeno necessario, perché la coalizione di governo formata dai laburisti e dal partito nazionalista e populista New Zealand First, supportata dai Verdi, aveva già i numeri per garantirsi la maggioranza. Per evitare che il clima diventasse terreno di scontro politico, tuttavia, il ministro James Shaw aveva lavorato parecchio per garantirsi anche il supporto del Partito nazionale della Nuova Zelanda, di orientamento conservatore. Un sostegno che alla fine è arrivato, nonostante gli emendamenti presentati dalla compagine politica fossero stati tutti respinti. A dichiararsi contrario fino alla fine è stato solo David Seymour, unico membro eletto del partito liberale e liberista Act New Zealand.
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