La Nuova Zelanda non esporterà più animali vivi via mare. “Non siamo in grado di garantire la sicurezza degli animali una volta in mare e questo è un rischio inaccettabile per il paese”, ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Damien O’Connor. Il divieto entrerà in vigore dopo un periodo di transizione di due anni.
La Nuova Zelanda vieta le esportazioni di animali vivi via mare
“Riconosco l’importanza delle nostre relazioni commerciali con i partner internazionali e ci impegneremo per lavorare a stretto contatto con loro durante il periodo di transizione”, ha dichiarato O’Connor. “Questa decisione riguarda il benessere animale e la nostra reputazione”.
Lo scorso anno il paese aveva già introdotto norme più severe riguardanti l’esportazione di bestiame, dopo che la Gulf livestock 1, una nave diretta in Cina, si era ribaltata, uccidendo quasi tutti i seimila bovini a bordo e 41 dei 43 membri dell’equipaggio. Inoltre, è dal 2008 che la Nuova Zelanda esporta il bestiame solo per destinarlo ad altri allevamenti, non ai macelli.
Dal 2015, l’esportazione di animali vivi via mare rappresenta solo lo 0,2 per cento dei ricavi del settore; nel 2020, il paese ha esportato via mare più di 115mila bovini, tutti diretti verso la Cina, e negli ultimi 13 anni ha esportato solo un carico di ovini.
Wayne Langford, portavoce della Federated farmers della Nuova Zelanda, ha affermato all’agenzia di stampa Reuters che l’industria “non ha informazioni di violazioni degli standard per le esportazioni, che sono già molto elevati”. Tuttavia, secondo il ministro, malgrado siano stati fatti enormi progressi, i lunghi viaggi via mare continuano a porre delle sfide non indifferenti per garantire il benessere degli animali. “La nostra decisione è motivata dalla reputazione del paese per gli alti standard di benessere. Dobbiamo stare al passo di un mondo che se ne interessa sempre di più”.
Per quanto gli standard imposti dalla Nuova Zelanda possano dirsi elevati, il paese ha preso una decisione storica, riconoscendo quella che è la verità di fondo del trasporto di animali vivi: non c’è modo di assicurarne il benessere. Ancora una volta lo stato oceanico si riconferma all’avanguardia nel campo dei diritti e crea un importante precedente che si auspica possa essere presto seguito anche da altri paesi che hanno giri d’affari e di sofferenze animali ben più elevati.
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