
Il progetto GridMotion, patrocinato da Peugeot e Citroën, consentirà di rendere più conveniente la ricarica delle auto elettriche. Grazie alla strategia Vehicle-to-Grid, le vetture restituiranno energia alla rete. Tranne in Italia.
Colpo di coda dell’amministrazione Obama che, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, stanzia 4,5 miliardi di dollari per la creazione di un network di ricarica rapida per le auto elettriche. Il piano coinvolge i costruttori e i fornitori d’energia.
Le elezioni presidenziali americane avranno luogo l’8 novembre e, sebbene la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump appaia sempre più infuocata e monopolizzi i media statunitensi, l’amministrazione Obama prosegue nel piano di ammodernamento del Paese. Sull’onda del fenomeno Tesla e del crescente interesse dei grandi gruppi automobilistici nei confronti della mobilità elettrica, Washington ha recentemente approvato un piano d’investimenti ciclopico, potenzialmente in grado di scardinare, o quantomeno d’incrinare, il dominio dei carburanti fossili.
La Casa Bianca sbloccherà fondi per 4,5 miliardi di dollari, vale a dire quasi 4,1 miliardi di euro, per promuovere la diffusione delle colonnine di ricarica rapida sia tra i privati sia in ambito pubblico, con l’obiettivo di sviluppare, entro il 2020, un vero e proprio network su scala nazionale in grado di supportare e al tempo stesso incentivare il proliferare dei veicoli a batteria. Un’iniziativa indirizzata a contrastare “l’ansia da autonomia” che affligge gran parte degli automobilisti americani, in linea di principio propensi ad acquistare un’auto elettrica, ma preoccupati dal rischio di non poter rifornire il proprio veicolo con la stessa facilità garantita dalle tradizionali stazioni di servizio.
Il programma federale, nato dalla collaborazione con il dipartimento dell’Energia e dei Trasporti, prevede un’alleanza tra il governo, i costruttori automotive, le amministrazioni pubbliche, le autorità locali, gli operatori delle stazioni di ricarica e i fornitori d’energia. I capitali sbloccati da Washington sotto forma di garanzie sui prestiti saranno messi a disposizione prevalentemente dei privati che installeranno le colonnine. Colonnine oggi stimabili in 16mila unità contro le 500 del 2008, ma ancora insufficienti per garantire una reale conversione elettrica della Nazione. In aggiunta, il piano Obama prevede uno studio di fattibilità per la ricarica super veloce, sino a 350 kW. Un valore stellare, specie considerando che i Supercharger Tesla, attualmente tra i sistemi di rigenerazione delle batterie più veloci e potenti al mondo, operano a un massimo di 120 kW, equivalenti a un’autonomia di circa 270 km in 30 minuti.
L’iniziativa federale americana appare tanto più incisiva considerando come tra gli obiettivi che la Casa Bianca si prefigge, in particolar modo grazie alla partnership con i costruttori automotive, vi sia la riduzione del costo delle batterie sotto i 100 dollari per kWh. Una soglia che, secondo le stime del DOT (il dipartimento americano dei Trasporti), dovrebbe consentire di decuplicare in un quinquennio le vetture elettriche e ibride plug-in circolanti negli Stati Uniti. Dati che suonano come musica alle orecchie delle principali case costruttrici. Non a caso, il piano Obama è stato accompagnato da un documento d’impegno sottoscritto da una cinquantina di organizzazioni e aziende tra le quali Bmw, Ford, General Motors, Mercedes-Benz, Nissan e Tesla.
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