Sei esempi di open innovation con un’attitudine sostenibile

Sono sempre di più le aziende che collaborano con startup a vocazione sostenibile: abbiamo scelto sei esempi di open innovation dall’impatto positivo.

Sentite parlare ovunque di open innovation ma non avete ancora capito che cosa è esattamente? Semplificando, è un approccio strategico adottato dalle aziende per creare maggior valore e risultare più competitive sul mercato, ricorrendo a idee e soluzioni tecnologiche che arrivano dall’esterno. Ma come avviene questa apertura? Attraverso collaborazioni con startup e università, crowdsourcing, call for ideas, user innovation, hackathon, datathon, appathon o hub interni, oppure vere e proprie acquisizioni. Si tratta quindi di una contaminazione virtuosa di idee, soluzioni e risorse in grado di generare un impatto positivo per tutti gli interlocutori. Impatto positivo per tutti gli interlocutori, abbiamo detto? Quindi, necessariamente anche a livello ambientale, sociale ed economico? La sfida oggi è proprio questa: sposare il concetto di progresso tecnologico e industriale, che per anni è stato una delle principali cause di deterioramento delle risorse naturali, con quello di sostenibilità. Vi raccontiamo quindi sei esempi di open innovation in cui grandi realtà imprenditoriali si sono rivolte a startup innovative dall’approccio fresco, nuovo ed eco-oriented.

6 esempi di open innovation

Tim e Jojob

Nell’autunno del 2021 il colosso delle comunicazioni Tim, attraverso il suo programma per l’open innovation Tim Wcap, ha dato il via alla Tim Challenge for circular economy. L’iniziativa, in collaborazione con l’ecosistema di startup sostenibili LifeGate Way, andava alla ricerca di soluzioni innovative per abbattere gli sprechi, mettendo in pratica i princìpi dell’economia circolare.

Ad aggiudicarsi il primo premio è stata la startup Jojob, che fa parte del roster di LifeGate Way. Da allora, quindi, Tim ha adottato per le sue sedi di Milano, Roma e Firenze l’app Jojob Real Time Carpooling, con cui i dipendenti visualizzano i colleghi che devono percorrere il loro stesso tragitto per andare al lavoro in orari compatibili, li contattano via chat e prenotano i passaggi in auto. In questo modo condividono i costi di rifornimento ed eventualmente del casello autostradale o del parcheggio, calcolati da un algoritmo basato sulle tabelle Aci. E riducono il numero di auto in circolazione, con un risparmio in termini di CO2 che viene conteggiato in tempo reale.

Jojob carpooling
Jojob è una piattaforma di carpooling che ha studiato un sistema ad hoc per le imprese © Jojob

Chiara Ferragni Collection e Gamindo

Chiara Ferragni Collection, brand dell’omonima imprenditrice e influencer, ha scelto la formula del gaming per aumentare la propria visibilità e raccogliere lead. L’innegabile fiuto per i trend del momento ha portato Chiara Ferragni a investire in questo settore in fortissima espansione, una forma di svago che ormai ha conquistato circa 3 miliardi di persone nel mondo. Il progetto è stato sviluppato da Gamindo, pluripremiata startup trevigiana specializzata nello sviluppo di videogiochi per brand e aziende a scopo formativo e promozionale, parte dell’ecosistema di LifeGate Way.

Rescue Matilda si scarica gratuitamente direttamente dal sito dell’azienda e ribalta lo stereotipo della principessa passivamente in attesa di essere salvata: il ruolo dell’eroe qui infatti spetta a un avatar di Chiara Ferragni, guidata dal giocatore nell’impresa di salvare la cagnolina Matilda. Ovviamente, come in ogni videogioco che si rispetti, ci sono nemici da affrontare e livelli da superare. A motivare gli utenti, una classifica pubblica con i migliori giocatori di sempre e della settimana. Ma in che modo entra in gioco (è il caso di dirlo) la sostenibilità? Le aziende che si rivolgono a Gamindo possono convertire i punti accumulati dagli utenti in donazioni destinate a enti o a iniziative di beneficienza.

Ferragamo e Orange Fiber

Non è una collaborazione recentissima, ma è nondimeno significativa perché ha visto protagonista, in tempi ancora non sospetti, un nome di prestigio di un settore ad alto impatto ambientale come la moda. È infatti datata 2017 la Ferragamo Orange Fiber Collection, capsule collection realizzata con tessuti ricavati dagli agrumi.

Orange Fiber è un’azienda siciliana che dal 2014 produce tessuti brevettati ottenuti dal pastazzo, un sottoprodotto della spremitura degli agrumi che altrimenti dovrebbe essere smaltito, con tutti i costi economici ed ambientali che ciò comporta. Da esso estrae la cellulosa che diventa una fibra dall’aspetto simile a un batuffolo, poi trasformata in filato e tessuto. Attraverso una filiera tracciata e trasparente, Orange Fiber trasforma questo scarto nell’ingrediente perfetto per i brand del lusso che hanno a cuore la tutela dell’ambiente.

orange fiber
Orange Fiber produce tessuto sostenibile utilizzando gli scarti della spremitura degli agrumi © Orange Fiber

Fu proprio la collaborazione con la maison fiorentina Ferragamo a decretare il debutto internazionale di Orange Fiber, permettendo a quella che era una piccola startup di diventare una Pmi innovativa. Una storia di economia circolare, innovazione e sostenibilità, quella di Orange Fiber, che l’ha portata a entrare nell’ecosistema di LifeGate Way, che figura anche tra i suoi investitori.

Elisa e AWorld

La cantante Elisa la scorsa estate ha lanciato il progetto Music for the planet, realizzato da Music innovation hub e dall’app AWorld a favore di Legambiente: una raccolta fondi che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi del progetto europeo Life Terra, di cui Legambiente è la referente italiana, e che prevede la piantumazione di 9 milioni di alberi in Italia e 500 milioni in Europa. Ma come esortare le persone a partecipare? AWorld, l’app scelta ufficialmente dalle Nazioni Unite a supporto della campagna globale contro i cambiamenti climatici ActNow e anch’essa parte di LifeGate Way, ha creato un’apposita sezione Music for the planet dove è possibile registrare le proprie azioni eco-friendly e fare una donazione per la messa a dimora di nuovi alberi.

Elisa Toffoli
La cantante Elisa © Daniele Venturelli/Getty Images

Elisa, in qualità di testimonial e ambasciatrice delle Nazioni Unite per la campagna sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, lo scorso maggio è stata direttrice artistica di Heroes festival 2022, uno show di tre giorni all’Arena di Verona, prima tappa di Music for the planet. L’impegno green della cantante è proseguito poi con il Back to the future live tour, durante il quale è stato applicato per la prima volta il protocollo per eventi sostenibili sviluppato dal Politecnico di Milano e da Music innovation hub.

E.on e Bikesquare

E.on, azienda che fornisce energie rinnovabili, ha acquisito il 30 per cento di BikeSquare, che offre servizi di mobilità elettrica e turismo sostenibile su due ruote. E.on, da quando nel 2016 ha ceduto le sue attività nel settore dell’energia convenzionale, si è concentrata interamente sulle tecnologie pulite, sulla generazione distribuita di energia e sullo sviluppo di soluzioni per la mobilità elettrica. BikeSquare è una ex startup, ora pmi, nata nel 2016 da tre giovani imprenditori che condividono l’obiettivo di promuovere il cicloturismo con le bici elettriche. Al momento il servizio è attivo in numerose zone d’Italia e d’Europa.

La collaborazione tra le due realtà si basa sull’omonima app per dispostivi mobili che consente il noleggio e lo sharing di bici elettriche e guida l’utente nell’esplorazione del territorio, grazie a mappe e percorsi che uniscono natura, cultura, tradizioni locali e specialità enogastronomiche. Il modello di business di Bikesquare coinvolge, per la creazione degli itinerari, una rete di partner commerciali, dai noleggiatori di bici alle strutture ricettive. Una partnership, questa, che si inserisce nel fortunato trend del cicloturismo, un’attività sicura e sostenibile, che permette allo stesso tempo di praticare uno sport salutare ma non estremo e di esplorare il territorio in chiave green, godendosi colori e profumi della natura.

Snam e Green Independence

L’idrogeno oggi è riconosciuto come chiave di volta per la decarbonizzazione di vari settori, dall’industria ai trasporti. Questo, però, a patto che sia verde, cioè prodotto con le fonti rinnovabili. Snam, azienda che si occupa di stoccaggio e trasporto di gas naturale, nel 2020 ha avviato una collaborazione con la startup brindisina Green Independence per un progetto di ricerca su una nuova tecnologia che produce l’idrogeno verde direttamente dall’energia solare. Questo metodo è innovativo perché, di fatto, “salta” il processo di elettrolisi che richiede di raggiungere temperature altissime e risulta quindi molto complesso e dispendioso. Per questa missione di democratizzare l’accesso alle energie pulite, Green Independence nel 2021 si aggiudicata il secondo posto nella sezione Clean tech dell’Unicredit Start Lab.

Il progetto Super green H2, che oltre a Snam ha visto coinvolti vari altri soggetti come il Politecnico di Torino, è nato nell’ambito del circuito di innovazione Open Italy del Consorzio Elis. Super Green H2 si basa sulla tecnologia Nal (new artificial leaf), un dispositivo autonomo sviluppato da Green Indipendence che immagazzina in modo efficiente l’energia solare al fine di trasformare le acque reflue e la CO2 in una risorsa rinnovabile.

 

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