
Viviamo in un mondo caratterizzato da molte crisi: sanitaria, economica e climatica. Da qui, nasce l’idea di creare una Costituzione della Terra.
Con quasi tre mesi di anticipo sulla media globale, abbiamo già consumato tutte le risorse che il nostro pianeta è in grado di produrre, trasporti e consumo di cibo le cause principali: è l’Overshoot day italiano.
Il 24 maggio l’Italia, cioè tutti noi, ha consumato tutte le risorse rinnovabili che la natura mette a disposizione ogni anno, con quasi tre mesi di anticipo su quanto avviene a livello globale (l’anno scorso l’Overshoot day della Terra è caduto il 2 agosto). È l’Overshoot day italiano.
A renderlo noto è il Global footprint network, organizzazione internazionale di ricerca ambientale, che ha valutato l’impronta ecologica degli italiani, calcolando la domanda annuale e rapportandola a quella di tutta la popolazione mondiale. Una volta calcolata, è possibile rapportarla con la biocapacità, ovvero la capacità del pianeta di rigenerare tali risorse in un anno, avendo come risultato la superficie di pianeta produttiva necessaria a coprire l’intera domanda.
Ne è risultato che gli italiani hanno un impronta ecologica di 4,3 ettari globali (o gha), al di sopra della media mediterranea che si attesta sui 3,2 gha pro capite; inferiore però a quella dei francesi (4,7 gha pro capite), e maggiore di quella degli spagnoli (3,8 gha pro capite).
“Se tutti gli abitanti della Terra consumassero le risorse come fanno gli Italiani, avremmo bisogno di 2,6 pianeti Terra”, ha dichiarato Mathis Wackernagel, co-fondatore del Global Footprint Network. “Ma chiaramente abbiamo solo una Terra a disposizione, e non adattarsi ai suoi limiti diventa un rischio per tutti noi. Se il nostro pianeta ha dei limiti, l’ingegno dell’uomo sembra non averne”.
È dagli anni Settanta che l’homo sapiens ha iniziato a vivere in deficit ecologico. E ogni anno la data dell’Overshoot day arriva sempre prima. Intere generazioni nascono già con un enorme debito, non solo economico. Deforestazione, erosione del suolo, perdita degli habitat naturali e della biodiversità, aumento delle emissioni di CO2 (siamo già sopra quota 410 parti per milione) sono le conseguenze attuali, che stiamo già registrando a livello globale.
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Il Wwf spiega che “oggi meno di un quarto della superficie delle terre emerse resta libero da sostanziali impatti umani: solo gli ambienti di zone umide hanno subito una perdita dell’87% negli ultimi 300 anni e del 54% dal 1900. Il degrado dei suoli mondiali sta deteriorando completamente il benessere di almeno 3,2 miliardi di esseri umani”.
E che a causa della “perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici che ne derivano vengono stimati in oltre il 10 per cento del prodotto globale lordo del mondo. In Italia il consumo di suolo ha fatto sì che circa 23.000 chilometri quadrati del territorio nazionale siano ormai persi con i loro rispettivi servizi ecosistemici, e che si sia passati dal 2,7 per cento di suolo consumato negli anni ‘50 al 7 per cento nel 2016. In Italia si sta trasformando suolo con una velocità che viene stimata in 3 metri cubi al secondo”.
Prima di tutto informarsi. Lo stesso Global footprint network ha messo a disposizione il Footprint calculator, che consente di farsi una prima idea di come le proprie attività quotidiane influenzino il nostro impatto sul pianeta. Questa può essere una buona base di partenza, per cambiare abitudini e scelte quotidiani più impattanti. “Vivere secondo le capacita del nostro pianeta di sostenerci – conferma Wackernagel – è tecnologicamente possibile, economicamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro più florido. Costruire un futuro sostenibile per tutti deve essere la nostra priorità”.
Da lì dovremmo intervenire sulle voci che più pesano sulla bolletta ambientale annuale: dieta, trasporti, energia. Consumare meno prodotti di derivazione animale e preferire prodotti dei quali conosciamo la provenienza. Lasciare l’auto parcheggiata se il percorso da fare è al di sotto dei 5 chilometri. Installare le rinnovabili, o scegliere un operatore che possa garantire che l’energia che usiamo quotidianamente provenga da fonti rinnovabili. Le opzioni ci sono, le scuse no.
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