Bayer-Monsanto, ormai è fatta: anche gli Usa danno il via libera

Dopo la Commissione europea, anche il dipartimento di Giustizia americano dice sì. Ormai mancano pochi dettagli e la fusione Bayer-Monsanto sarà realtà.

Per il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti, si può fare: la multinazionale chimica e farmaceutica Bayer può comprare Monsanto per 66 miliardi di dollari, creando il più grande colosso globale nel mercato delle sementi e dell’agrochimica. Ormai all’ufficialità manca soltanto il via libera da parte di Messico e Canada, ritenuto poco più di una formalità. Con buona pace degli ambientalisti e della società civile, spettatori impotenti di un’operazione gigantesca tanto per le sue dimensioni economiche quanto per le conseguenze che avrà sull’agricoltura in tutto il Pianeta.

Una telenovela di due anni che sta arrivando al termine

Era il mese di maggio del 2016 quando, per la prima volta, sono state confermate ufficialmente quelle che inizialmente sembravano solo voci: i vertici di Bayer avevano incontrato quelli di Monsanto per discutere di un’acquisizione. Prima sono stati offerti 62 miliardi di dollari (122 dollari ad azione), poi 64 (125 dollari ad azione), ma per Monsanto era ancora troppo poco. La multinazionale americana, produttrice di ogm e del controverso erbicida glifosato, ha accettato soltanto quando è stata raggiunta la cifra di 66 miliardi di dollari, 128 dollari ad azione.

In questi due anni, i potenziali ostacoli sono caduti uno dopo l’altro come birilli. Uno dei pareri attesi con più trepidazione era quello della Commissione europea, che si è espressa il 21 marzo. Il matrimonio Bayer-Monsanto non viola la concorrenza – hanno dichiarato le autorità comunitarie – poiché la multinazionale farmaceutica tedesca ha accettato di liberarsi di una serie di attività legate a sementi, pesticidi e agricoltura digitale, per un valore di circa 6 miliardi di euro. Per non trovarsi a detenere il monopolio sul glifosato, tramite il prodotto commerciale Roundup, Bayer ha accettato di cedere alcune linee di ricerca alla connazionale Basf.

La cronologia della fusione Bayer-Monsanto

Cosa hanno deciso le autorità Usa sulla fusione Bayer-Monsanto

Il dipartimento di Giustizia di Washington ha seguito la linea della Commissione europea, ma ha preteso alcune garanzie in più. Pur di arrivare al loro traguardo, i tedeschi hanno accettato di cedere a Basf altre attività, per un valore complessivo che si aggira attorno ai 9 miliardi di dollari. Per la precisione, vengono “sacrificate” alcune sementi (tra cui la soia e la canola) e l’erbicida Liberty, che al momento risultano in concorrenza con i prodotti Monsanto, oltre ad alcuni brevetti e progetti di ricerca e sviluppo. Se Bayer non avesse accettato queste condizioni, hanno dichiarato le autorità americane, “la fusione avrebbe avuto come risultato l’innalzamento dei prezzi, l’abbassamento della qualità e la riduzione della scelta, su una vasta gamma di sementi e prodotti fitosanitari”. Non era mai successo prima nella storia che le autorità a stelle e strisce imponessero una cessione di asset così imponente.

Glifosato Roundup
Un agricoltore versa il pesticida Roundup a base di glifosato © USDA/Getty Images

Così, Bayer supera l’ultimo grande ostacolo che ancora si frapponeva tra lei e il suo traguardo. I semafori verdi da parte di Canada e Messico potrebbero arrivare a breve, forse entro il 14 giugno. È questa la data fissata formalmente per la chiusura dell’accordo: se verrà superata, Monsanto avrà il diritto di ritirarsi oppure di chiedere un’altra offerta al rialzo. Arrivati a questo punto, però, l’opzione appare improbabile. Per accelerare i tempi, il colosso tedesco mira a completare le cessioni a favore di Basf nell’arco dei prossimi due mesi. “Ricevere l’approvazione del dipartimento di Giustizia ci avvicina al nostro obiettivo di creare una società leader nell’agricoltura”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Bayer, Werner Baumann. “Il nostro intento è quello di aiutare gli agricoltori di tutto il mondo a coltivare cibo più nutriente in un modo più sostenibile.”

 

Foto in apertura © Volker Hartmann/Getty Images

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