Bisogna migliorare la gestione del suolo per contrastare la crisi climatica, lo dice l’Ipcc

Presentato a Ginevra il rapporto speciale dell’Ipcc su cambiamenti climatici e suolo. Agire su energia e industria non basta, serve intervenire anche su agricoltura e produzione alimentare.

L’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi può essere raggiunto solo riducendo le emissioni di gas a effetto serra di tutti i settori, compresi quello agricolo e alimentare: è quanto sostiene il rapporto speciale su cambiamenti climatici e suolo del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Intergovernmental panel on climate change – Ipcc) presentato oggi a Ginevra.

Il documento analizza la questione della desertificazione, del degrado del territorio, la gestione sostenibile di quest’ultimo, la sicurezza alimentare e i flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri. È uno dei tre rapporti speciali che l’Ipcc sta preparando nel percorso verso il sesto rapporto di valutazione.

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I cambiamenti climatici aumentano la desertificazione in Kenya e nell’Africa Sub-Sahariana © Jervis Sundays, Kenya Red Cross Society/Flickr

Cosa dice il rapporto dell’Ipcc su gestione del suolo e cambiamenti climatici

Il rapporto evidenzia come una gestione sostenibile del territorio può contribuire ad affrontare i cambiamenti climatici. Con un clima in evoluzione, oggi i terreni già in uso potrebbero sfamare il mondo e fornire biomassa per la produzione di energia rinnovabile, ma è necessaria un’azione tempestiva per la corretta gestione del suolo e di vasta portata in diverse aree, anche in un’ottica di conservazione e di ripristino degli ecosistemi e della biodiversità.

La terra stessa presenta un grande potenziale per contrastare la crisi climatica, ma solo attraverso un uso più sostenibile del territorio, la riduzione del consumo eccessivo e degli sprechi di cibo, l’eliminazione della deforestazione e della combustione delle foreste, oltre che impedendo l’eccessivo raccolto di legna da ardere.

deforestazione, erosione del suolo
La deforestazione genera perdita di biodiversità, assorbimento di anidride carbonica © David Gilbert/RAN

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La terra è una risorsa fondamentale

Il 23 per cento delle emissioni di gas serra di origine umana proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo. Le emissioni sono prevalentemente dovute alla deforestazione, parzialmente compensate da imboschimenti e rimboschimenti e da altri usi del suolo.

L’agricoltura è responsabile di circa la metà delle emissioni di metano indotte dall’uomo. Parallelamente la biosfera terrestre assorbe quasi un terzo delle emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili e dall’industria grazie ai processi naturali. Una attività che però è molto vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici e alla pressione antropica.

La terra svolge un ruolo importante nel sistema climatico. Il mondo è nella posizione migliore per affrontare i cambiamenti climatici quando si concentra l’attenzione sulla sostenibilità”, ha detto Jim Skea, copresidente del gruppo di lavoro Ipcc III.

Inondazioni causate dai cambiamenti climatici, suolo
I cambiamenti climatici aumentano il degrado del suolo con siccità e inondazioni © Marco Dormino / UN

Il circolo vizioso dei cambiamenti climatici sul degrado del suolo

Quando la terra viene degradata diventa meno produttiva, limitando ciò che può essere coltivato e riducendo la capacità del suolo di assorbire carbonio, influendo così negativamente sulla crisi climatica. Allo stesso modo i cambiamenti climatici aumentano il tasso e l’entità del degrado del suolo attraverso l’aumento della frequenza, intensità e quantità di forti precipitazioni, con l’incremento dello stress da calore e della siccità e l’innalzamento del livello del mare.

Circa 500 milioni di persone oggi vivono in aree soggette a desertificazione. Le terre aride e le aree che subiscono la desertificazione sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi tra cui siccità, ondate di calore e tempeste di polvere, con una popolazione globale in aumento che fornisce ulteriore pressione.

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Contrastare i cambiamenti climatici significa agire sulla sicurezza alimentare. © needpix

Sicurezza e spreco alimentare

Il sistema alimentare globale, che include tutte le emissioni generate lungo l’intera filiera dalla produzione fino al consumo, contribuisce per circa il 25-30 per cento delle emissioni antropogeniche di gas serra. L’uso di fertilizzanti chimici è aumentato di nove volte e il consumo idrico per l’irrigazione è pari al 70 per cento del consumo umano totale di acqua dolce. Allo stesso tempo, lo spreco alimentare pro-capite è aumentato del 40 per cento e corrisponde attualmente al 25-30 per cento del cibo prodotto.

Il rapporto sottolinea che i cambiamenti climatici stanno influenzando tutti e quattro i pilastri della sicurezza alimentare: disponibilità (resa e produzione), accesso (prezzi e capacità di ottenere cibo), utilizzo (alimentazione e cottura) e stabilità (interruzioni della disponibilità). Un’azione coordinata per affrontare i cambiamenti del clima può migliorare simultaneamente il suolo, la sicurezza alimentare, la nutrizione e contribuire a porre fine alla fame.

“La sicurezza alimentare sarà sempre più influenzata dai futuri mutamenti climatici a causa del calo dei rendimenti – soprattutto ai tropici – aumento dei prezzi, riduzione della qualità dei nutrienti e interruzioni della catena di approvvigionamento. Vedremo effetti diversi in diversi paesi, ma ci saranno impatti più drastici sui paesi a basso reddito in Africa, Asia, America Latina e Caraibi”, ha spiegato  Priyadarshi Shukla, copresidente del gruppo di lavoro Ipcc III.

Il rapporto registra che circa un terzo del cibo prodotto viene perso o sprecato, ridurre questa perdita e spreco ridurrebbe le emissioni di gas serra e migliorerebbe la sicurezza alimentare.

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L’agricoltura sostenibile è tra le soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici © Andrew Wu/World Resources Institute.

Un punto di svolta per le politiche sul clima

Il rapporto rappresenta un contributo scientifico chiave per i prossimi negoziati sul clima e sull’ambiente, come la 14esima Conferenza delle parti della convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione che si terrà a settembre a Nuova Delhi, in India e la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Convenzione sui cambiamenti climatici (Cop 25) a Santiago, in Cile, a dicembre.

“I governi hanno dato mandato all’Ipcc di fornire la prima analisi completa sul sistema terra-clima. Lo abbiamo fatto attraverso numerosi contributi di esperti e governi di tutto il mondo. Questa è la prima volta nella storia dei rapporti dell’Ipcc che la maggioranza degli autori – il 53 per cento – proviene da paesi in via di sviluppo “, ha affermato Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc.

“Il rapporto invia un chiaro messaggio: il modo in cui stiamo oggi utilizzando la terra sta contribuendo al cambiamento climatico, minando la sua capacità di sostenere le persone e la natura. È necessaria una trasformazione urgente nel nostro uso del territorio. Il passaggio alla gestione sostenibile dello stesso deve essere accompagnato dai necessari rapidi e profondi tagli alle emissioni di combustibili fossili. Agire su un solo aspetto non è sufficiente”, ha commentato Stephen Cornelius, chief advisor on climate change e responsabile Ipcc per il Wwf international.

agricoltura intensiva, erosione del suolo
Il 23 per cento delle emissioni di gas serra di origine umana proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo © Wikimedia

Secondo Pauline Verrière, responsabile per la sicurezza alimentare di Azione contro la fame, organizzazione umanitaria internazionale che combatte le cause e le conseguenze della fame “l’agroecologia contadina, l’agricoltura familiare e i piccoli agricoltori devono essere messi al centro dei sistemi agricoli, a differenza dell’agricoltura industriale, che non solo non dà la possibilità di nutrire in modo sano e nutriente, ma aggrava anche il cambiamento climatico”. I paesi del nord devono riconsiderare le loro modalità di consumo per limitare drasticamente il loro impatto sul riscaldamento globale, che colpisce in particolare i paesi del sud. È l’intera catena di produzione alimentare che deve essere interessata da tali evoluzioni: in particolare la deforestazione, gli additivi chimici, l’agricoltura e lo spreco alimentare.

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