Best practice

Come riconoscere le vere bioplastiche: le sigle

Nell’ultimo anno l’impiego delle bioplastiche è cresciuto e si prevede una crescita esponenziale del mercato. Con le bioplastiche si può costruire di tutto in modo sostenibile, ma attenti all’etichetta.

Il mercato delle bioplastiche è in continua
evoluzione
e lo confermano i dati forniti
dall’associazione European
Bioplastics
durante l’ultima Bioplastic Conference
tenutasi a Torino, che prevedono una crescita, dalle 725.000
tonnellate del 2010, a 1,71 milioni di tonnellate nel
2015
.

Le bioplastiche non sono altro che polimeri provenienti da
risorse biologiche e rinnovabili
come mais, canna da
zucchero, frumento, cellulosa o amido di patate. Si va dalle
stoviglie usa e getta ai giocattoli, dai prodotti di cancelleria
agli imballaggi più svariati,
dai telefonini ai componenti di
automobili.

Attenzione
all’etichetta

Bisogna però fare attenzione. È recente
infatti la notizia della truffa perpetrata ai danni delle catene di
supermercati e dei consumatori che acquistavano
shopper ritenute biodegradabili ma che invece
non lo erano. Il materiale utilizzato conteneva una componente
plastica che non rispettava la normativa
comunitaria EN13432 / EN 14995
sulla
degradabilità dei componenti.

I simboli che deve riportare una
bioplastica per essere compostabile.

La normativa
Il concetto è quello che per essere biodegradabile e
compostabile, il materiale utilizzato debba
tornare nel ciclo naturale degli elementi in tempi
ragionevolmente brevi.
Ma qual è la differenza tra
compostabile e biodegradabile?
Secondo la normativa la sostanza deve decomporsi almeno del
90% in meno di 6 mesi per essere biodegradabile,
mentre per avere la certificazione compostabile, il materiale deve
disintegrarsi in meno di 3 mesi e non essere
più visibile, il tutto deve avvenire in ambiente
controllato.

Alcuni dei marchi più
famosi

Mater
Bi®
. Forse il più conosciuto e utilizzato,
è realizzato dalla Novamont che utilizza componenti
vegetali
, come l’amido di mais, e polimeri biodegradabili
ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile, sia da
materie prime di origine fossile.

Apinat®.
È la novità dell’anno. Fornisce una gamma di bioplastiche
riciclabili e biodegradabili realizzando materiali flessibili e
morbidi che li distinguono dagli altri sul mercato. In
collaborazione con Biomood ha realizzato la prima cover per iPhone
biodegradibile.

La cover biodegradabile per
iPhone.

Bioware®. Bioplastica utilizzata dalla
filandese Huhtamaki per la realizzazione di piatti, posate e
bicchieri totalmente biodegradabili e compostabili.

Ecopond®.
Biopolimero certificato realizzato dalla cinese Kingfa con il quale
si possono realizzare i più svariati prodotti: giocattoli,
sacchetti della spesa, pellicole da utilizzare in agricoltura.

Insomma, c’è bioplastica e bioplastica.

 

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