I lavori del ponte sullo stretto di Messina dovrebbero iniziare a dicembre 2024 e concludersi nel 2032. Ma i cittadini si ribellano.
Plastica nel mare. Il miliardario Kjell Inge Rokke regala una nave ultra-moderna ai ricercatori
La nave sarà varata nel 2020 e ospiterà le strumentazioni più all’avanguardia per la ricerca di plastica nel mare. Il progetto realizzato con il Wwf.
Il miliardario norvegese Kjell Inge Rokke ha annunciato il 2 maggio che finanzierà la costruzione di una nave concepita al fine di effettuare ricerche oceanografiche ultra-moderne. L’imbarcazione sarà quindi messa a disposizione della comunità scientifica, con l’obiettivo di individuare e monitorare la presenza di plastica nei mari.
https://www.youtube.com/watch?v=IN0MHPnRYWc
“Voglio restituire la mia ricchezza”
Rokke, con un patrimonio di quasi due miliardi di dollari, è considerato il secondo uomo più ricco della Norvegia: “Voglio restituire – ha spiegato – la maggior parte di ciò che ho guadagnato. Questa nave rappresenta solo un tassello del mio progetto”, ha spiegato il miliardario, intervistato dal quotidiano Aftenposten. Si tratta in effetti di una “svolta” per l’imprenditore, che ha costruito la propria fortuna sul business della pesca e, soprattutto, degli idrocarburi.
La nave regalata agli scienziati sarà lunga 181 metri: permetterà di ospitare a bordo 30 membri dell’equipaggio e 60 ricercatori. Verrà costruita in collaborazione con il Wwf e dovrebbe essere varata nel corso del 2020 (non è stato tuttavia specificato il costo nell’opera). Grazie alle strumentazioni di ultima generazione che saranno installate a bordo, consentirà di rendere molto più facili le ricerche sulla presenza di microplastiche nei mari: “Un problema per il quale non è mai stato così urgente trovare una soluzione – ha spiegato Nina Jensen, segretario generale del Wwf Norvegia -. L’imbarcazione permetterà un enorme salto di qualità nella ricerca oceanografica”.
Confermata la presenza di plastica anche nell’oceano Artico
La questione della plastica negli oceani, che impatta in modo sempre più drammatico gli ecosistemi e la fauna marina, è diventata ancor più di attualità dopo la pubblicazione di uno studio sulla rivista scientifica Sciences advances, nel quale la presenza di tali agenti inquinanti è stata per la prima volta confermata anche nell’oceano Artico.
L’analisi sottolinea in particolare come per gli altri oceani – Atlantico, Pacifico e Indiano – siano già stati pubblicati studi dettagliati sulla presenza di microplastiche, ma che solo ora essa è stata rilevata anche, in particolare, nelle acque che costeggiano la Groenlandia e nel mare di Barents al largo di Capo Nord. Si tratta di quantità ancora marginali rispetto a quelle presenti, ad esempio, nel Mediterraneo, ma non per questo meno preoccupanti.
Gli studiosi hanno infatti spiegato che potrebbero essere presenti fino a 1.200 tonnellate di plastica nell’oceano Artico. E, soprattutto, risulta ancora del tutto sconosciuto l’impatto del fenomeno nei fondali: i ricercatori, infatti, sono riusciti finora a verificare il problema solamente sulla superficie del mare, ma è quasi certo che parte dei detriti siano sprofondati o siano intrappolati nella calotta glaciale.
Foto di apertura: il miliardario norvegese Kjell Inge Rokke in compagnia del segretario generale del Wwf Norvegia Nina Jensen ©Ilja C. Hendel/Wwf Norway
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha imposto di rimuovere quasi del tutto alcuni Pfas dall’acqua potabile negli Stati Uniti.
La legge 185/90 è a rischio: forse non avremo più un quadro chiaro sull’export di armi italiane proprio mentre il settore è sempre più florido.
La Corte europea per i diritti dell’uomo dà ragione alle Anziane per il clima: l’inazione climatica della Svizzera viola i loro diritti umani.
I lavori da fare e le semine dell’orto di aprile. Cosa seminare, come preparare il terreno per i mesi a venire e cosa si può raccogliere.
Un nuovo rapporto di Wri e università del Maryland fa il punto sulla deforestazione. Miglioramenti in Brasile e Colombia, ma passi indietro altrove.
Sabato 6 aprile, il settimanale porta in edicola e online le tematiche del “vivere verde”. Con un’intervista a Simona Roveda.
A distanza di un mese dall’annuncio dello Zambia, anche il Malawi ha dichiarato lo stato di calamità a causa della siccità prolungata da El Niño.
La legge europea sul ripristino della natura, la Nature restoration law, è in stallo. Prima del voto finale del Consiglio, alcuni paesi hanno ritirato il loro appoggio.