Diritti animali

Urla silenziose, ecco come muoiono i pesci italiani

Animal Equality ha pubblicato alcuni video che mostrano l’agonia dei pesci pescati nel Mediterraneo.

Non gridano di dolore, non riusciamo a leggere nei loro occhi sentimenti analoghi ai nostri, il loro mondo sommerso ci sembra così distante, quasi alieno. Questa diversità ci consente di trattare i pesci nei modi più atroci, senza sensi di colpa. “Se un giorno dovessimo incontrare una specie più potente e più intelligente di noi, e se questa ci guardasse come noi guardiamo un pesce, quale sarebbe il nostro argomento per non venir mangiati?”, si chiede lo scrittore Jonathan Safran Foer nel libro Se niente importa. Così come le loro vite, anche la morte degli animali marini è “sommersa” e sembra non riguardarci, Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, ha rivelato le terribili sofferenze cui sono sottoposti, pubblicando alcuni filmati che mostrano le condizioni dei pesci durante la pesca intensiva a strascico nei nostri mari, in particolare al largo della Sardegna.

Migliaia di pesci ammassati sul ponte di una barca
Non solo i pesci sono in grado di provare dolore quando sono colpiti da danni al fisico, ma sono anche in grado di provare stress quando subiscono condizioni ambientali avverse © Animal Equality

Il saccheggio dei mari

Nei mari italiani vengono pescati senza sosta milioni di pesci, violando spesso le norme che regolano la pesca e senza alcun riguardo per la sofferenza degli animali. Queste creature vengono strappate con violenza al loro elemento, l’acqua, per essere ammassate nelle reti a strascico e poi lasciate agonizzare per minuti e ore, prima di venire uccise.

Anche i pesci soffrono

I pesci sono tra gli animali che conosciamo meno e solo negli ultimi venti anni la scienza ne ha approfondito lo studio, con risultati sorprendenti. Oggi sappiamo, tra le altre cose, che i pesci sanno passare le informazioni apprese da una generazione all’altra, hanno una sofisticata memoria spaziale e, naturalmente, anche i pesci provano dolore e sofferenza in condizioni prolungate di stress, proprio come gli altri vertebrati. La sofferenza più grande cui vengono sottoposti è l’impossibilità di respirare, che spesso si protrae a lungo.

La vera faccia della pesca intensiva

Le immagini diffuse da Animal Equality sono state ottenute grazie al lavoro di un investigatore sotto copertura a bordo di un peschereccio sardo e mostrano quello che avviene durante una giornata di pesca a strascico. Quello che colpisce immediatamente è l’enorme quantità di pesci catturati, indipendentemente dalla specie. Questo tipo di pesca genera un elevato numero di quelle che vengono definite eufemisticamente “catture accessorie”, con questo termine si indicano quelle creature marine catturate per “sbaglio”. Le catture accessorie sono la minaccia primaria per molte specie in via di estinzione.

Pesci morti su un peschereccio sardo
Lo svuotamento dei mari sta avvenendo ad un ritmo frenetico a causa dell’enorme richiesta di pesce che sta toccando picchi mai visti in precedenza. In particolare il mar Mediterraneo è in serio pericolo, anche a causa della diffusa pratica di pesca illegale, che in Italia ha toccato le 10mila ore solo al largo della Sicilia © Animal Equality

Le urla afone dei pesci

Nel video si vedono inoltre pesci con gli organi interni che fuoriescono dalla bocca, gli animali vengono infatti trascinati in superficie e i loro vasi sanguigni e le loro vesciche natatorie si lacerano durante la risalita. Anche le specie non bersaglio, considerate invendibili, vengono ammassate prima di essere rigettate in mare in fin di vita. I pescatori ripresi non mostrano la minima considerazione per la sofferenza degli animali, che cercano disperatamente una via di fuga. Si vede un operatore che infilza con un uncino un’anguilla, lasciata morire dissanguata e per il dolore, operatori che sventrano razze vive e che le decapitano ancora coscienti o pesci ancora vivi lasciati morire assiderati nelle celle frigorifere.

Deserti di acqua

Un tempo mari e oceani brulicavano di vita ed erano popolati da un sorprendente numero di animali che raggiungevano dimensioni oggi inimmaginabili. La pesca ha sconvolto la vita dei mari, con conseguenze che spesso si ramificano lungo tutto l’ecosistema. Oggi gli ambienti marini sono sempre più poveri, come conferma il rapporto Stato della pesca e dell’acquacoltura mondiale (Sofia) pubblicato dalla Fao, secondo cui circa il 33 per cento degli stock ittici globali è in stato di sovrasfruttamento e circa il 60 per cento viene pescato al massimo della propria capacità. Si calcola inoltre che il 9 luglio l’Europa abbia raggiunto il suo Fish dependence day, ha cioè terminato le proprie scorte di pesce. Secondo la Fao nel 2048 rischiamo che i nostri mari rimangano completamente privi di pesci. Per evitare che i mari, la culla della vita, si svuotino di animali occorre allentare la pressione sugli stock ittici, tenendo sempre a mente, quando acquistiamo del pesce, la sostenibilità ambientale e la sofferenza degli animali.

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