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Alla base del futuro di un paese come l’Uganda c’è la formazione delle donne. Per questo le ostetriche, in un’area del pianeta che ne conta una ogni 13mila abitanti, sono i veri agenti del cambiamento. L’editoriale della presidente di Fondazione Ambrosoli.
Chiedetevi perché Dio ha scelto voi tra tante. Il futuro del Paese è nelle vostre mani, dimostrate la vostra gratitudine per quest’opportunità lavorando ogni giorno con dedizione e impegno.Suor Carmel Abwot, direttrice della scuola di ostetricia di Kalongo, durante la consegna dei diplomi alle studentesse
Negli anni, visitando Kalongo e imparando a conoscere questo luogo così complesso ma così bello del Nord Uganda, ho capito cosa significa davvero formare un’ostetrica. In Uganda significa innanzitutto istruire una donna. Una donna istruita è una donna più sana e indipendente. Capace di prendersi cura di sé, dei propri figli e della comunità. Una donna cui è data la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di fare la differenza per la crescita del Paese. Eppure, ancora oggi, in Uganda questa possibilità è troppo spesso preclusa al genere femminile.
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In Uganda le donne sono il fulcro della famiglia, si occupano in prima persona della casa, del lavoro nei campi e dell’approvvigionamento dell’acqua; nonostante questo continuano a essere discriminate. È negato loro l’accesso alla vita lavorativa, ai servizi sanitari, all’istruzione. L’indice di fertilità è altissimo: ognuna ha in media 6 figli e il 15 per cento partorisce il primo tra i 15 e i 19 anni. Più di una donna su cinque di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subito qualche tipo di violenza; molte delle violenze avvengono in ambiente domestico.
Le Nazioni Unite hanno calcolato che l’Uganda presenta un altissimo indice di disparità di genere, pari a 0,522 e dovuto all’alta mortalità materna, all’alto tasso di fecondità delle adolescenti e alle ridotte possibilità di emancipazione delle donne che classificano il Paese al 121° posto su 149 analizzati.
Nelle zone rurali, dove risiede il 90 per cento della popolazione, solo il 46 per cento delle madri effettua visite di controllo durante la gravidanza, e solo il 53 per cento accede a un parto assistito. La maggior parte delle donne incinte non effettua alcun controllo sanitario preventivo e spesso sono le levatrici tradizionali che assistono le partorienti.
Le strutture sanitarie sono lontane e difficili da raggiungere, così le donne si rivolgono ai centri sanitari solo in caso di grave emergenza, spesso quando è troppo tardi per salvare la loro vita e quella dei loro bambini. Il tasso di mortalità materna è altissimo: 343 su 100mila bambini nati vivi (in Italia è di 3). Il tasso di mortalità neonatale per 1.000 nati vivi è di 19 bambini (in Italia è di 4).
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Per tutto questo e perché crediamo fermamente nel “salvare l’Africa con gli africani” abbiamo raccolto l’eredità di padre Giuseppe Ambrosoli e ci battiamo ogni giorno con tutte le nostre forze per sostenere il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital e la St. Mary Midwifery Training School, da lui fondati a Kalongo alla fine degli anni Cinquanta.
Padre Giuseppe Ambrosoli, medico e missionario, arrivato a Kalongo nel 1956 capì fin da subito quanto fosse imprescindibile investire nella salute e nella formazione delle donne per riuscire a salvare il maggior numero di mamme e bambini e per garantire una vita migliore a centinaia di migliaia di persone. Aveva compreso che provvedere all’educazione e alla formazione femminile rappresentava un modello concreto e sostenibile per la crescita del Paese.
Così nel 1959, a soli due anni dalla creazione dell’ospedale che oggi porta il suo nome, fondò la scuola di ostetricia, riconosciuta oggi dal ministero della Sanità locale come una delle migliori. In sessant’anni sono uscite diplomate da questa istituzione d’eccellenza più di 1.300 ostetriche, assicurando continuità medica al reparto di maternità dell’ospedale e autonomia professionale alle giovani donne ugandesi.
Al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital ci battiamo ogni giorno per la vita. Per proteggerla e garantirla. E le “nostre” ostetriche, in un’area del pianeta che ne conta una ogni 13mila abitanti, sono lo strumento più potente su cui possiamo contare. Sono i veri agenti di cambiamento, capaci di fare la differenza, spesso tra la vita e la morte, per migliaia di donne e bambini ogni anno.
Grazie all’intenso lavoro di sensibilizzazione, formazione e assistenza, nell’ultimo anno ben 6.045 sono state le visite prenatali effettuate all’ospedale di Kalongo, 5.301 i ricoveri nel reparto di maternità, 3.550 i parti assistiti, di cui 556 parti cesarei. Poter contare su un numero adeguato di ostetriche qualificate, pronte ad aiutare con professionalità le donne prima, durante e dopo il parto è essenziale per salvare il maggior numero di vite.
Vogliamo ampliare la capacità ricettiva della scuola da un punto di vista strutturale e migliorare la qualità didattica dei percorsi formativi, accompagnando e sostenendo la scuola nel percorso di creazione del corso di laurea in Ostetricia, riconosciuto a livello nazionale. È un progetto in cui crediamo molto, perché siamo convinti – oggi più che mai – che investire nell’educazione femminile di qualità sia la chiave di accesso a un futuro di crescita sostenibile e di sviluppo umano e sociale, non solo del continente africano ma del mondo intero. Un disegno coraggioso, che potremo realizzare solo insieme a chi, con fiducia e passione, ci sostiene.
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