La California blocca e respinge al mittente il piano di esplorazioni petrolifere di Trump

La decisione prevede di bloccare la realizzazione di nuovi oleodotti per il trasporto del petrolio estratto dalle possibili nuove piattaforme al largo delle coste californiane. Uno stop al piano di espansione petrolifera di Trump.

“Non una goccia di petrolio del nuovo piano di trivellazione di Trump attraverserà la California”. È questo il messaggio lapidario del vicegovernatore Gavin Newsom in una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana. Il destinatario non è altro che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che a gennaio ha aperto a nuove esplorazioni petrolifere al largo delle coste americane, in una sorta di liberalizzazione delle piattaforme offshore. La California State lands commission ha scritto al Bureau of ocean energy management (Boem) del dipartimento degli Interni degli Stati Uniti spiegando che non darà mai la licenza per utilizzare gli oleodotti esistenti o realizzarne di nuovi al largo delle coste californiane.

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Un’aragosta vittima dello sversamento di petrolio da un vecchio oleodotto in disuso, nei pressi di Refugio State beach, in California. © David McNew/Getty Images

Nella lettera Gavin Newsom tuona: “Il piano di trivellazione petrolifera offshore del presidente Trump è un passo indietro nel tempo, verso una politica energetica che ammanetta ciecamente la nazione a un futuro insostenibile”. Posizione in parte appoggiata da quasi tutti gli Stati costieri degli Usa, Maine ed Alaska esclusi.

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Una piattaforma petrolifera al largo di Santa Barbara, California. © David McNew/Getty Images

Basta trivelle alla largo delle coste della California

I cittadini di Santa Barbara e dintorni ancora ricordano l’incidente del 1969, quando una fuoriuscita di petrolio da una piattaforma a 10 chilometri dalla costa, causò lo sversamento di circa 100mila barili di petrolio. Si trattò del terzo incidente più grave della storia dopo la Deep Water Horizon e della Exxon Valdez. Da quell’anno le trivellazioni offshore sono molto limitate, tanto da portare le compagnie petrolifere a guardare altrove, nonostante – scrive Reuters – le riserve petrolifere ammontino ad almeno 250 milioni di barili disponibili. Più recentemente, nel 2015, un altro incidente provocò una chiazza che coprì almeno 14 chilometri di costa.

La risposta di Schwarzenegger e DiCaprio

Anche le posizioni di due tra i più ferventi sostenitori delle rinnovabili non si sono fatte attendere. L’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger ha scritto: “Non toccare la California, se vuoi le perforazioni, falle al largo di Mar-a-Lago”, riferendosi al resort di lusso a Palm Beach, di proprietà del presidente americano. “Anzi – ha aggiunto l’attore – guarda al futuro e scegli di diventare più ‘green’, così possiamo respirare tutti meglio”.

Anche Leonardo DiCaprio ha raccolto l’appello: “La costa del Pacifico è troppo preziosa per rischiare una devastante fuoriuscita di petrolio. Con un’economia legata all’oceano da 56 miliardi di dollari e con centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore del turismo, della ricreazione e della pesca, è tempo di #ProtectThePacific dalle trivellazioni offshore”. Perché il prossimo incidente non è questione di “se”, ma di “quando”.

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