Diossina. Dove si trova ed effetti sull’uomo, da Seveso ai giorni nostri

Cos’è la diossina Diossina è il nome comune usato per indicare dibenzo-p-diossine e dibenzofurani. È un gruppo di composti chimicamente correlati che sono inquinanti ambientali persistenti (POP – Persistent Organic Pollutants). Si dovrebbe parlare di diossine, al plurale, perché in realtà si conoscono 210 tipi diversi di composti simili per caratteristiche e tossicità, tra diossine –

Cos’è la diossina

Diossina è il nome comune usato per indicare dibenzo-p-diossine e dibenzofurani. È un gruppo di composti chimicamente correlati che sono inquinanti ambientali persistenti (POP – Persistent Organic Pollutants). Si dovrebbe parlare di diossine, al plurale, perché in realtà si conoscono 210 tipi diversi di composti simili per caratteristiche e tossicità, tra diossine – 73 tipi – e furani. Sono formate da idrocarburi aromatici legati ad atomi di cloro. Il termine diossina è correntemente usato come sinonimo di Tcdd o 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina. Molecole tossiche per l’uomo, gli animali, l’ambiente. Altre sostanze ancora possiedono caratteristiche di tossicità simili a quelle delle diossine, come i Pcb (bifenili policlorurati, alla ribalta delle cronache nel ’99 per lo scandalo dei polli e delle uova contaminati) e i Pcp (policlorofenoli).

Si tratta di inquinanti organici persistenti. Se la diossina Tcdd si dilava nel terreno, si lega al materiale organico presente e si degrada molto lentamente, nell’arco di decenni. Tra le diossine, la Tcdd è la molecola a più spiccata tossicità: causa un’ampia gamma di effetti, tumori, tossicità a carico del sistema immunitario, del fegato, della pelle, azione mutagena ed embriotossica. Le conoscenze più recenti sul meccanismo d’azione della diossina hanno chiarito il suo ruolo di perturbatore ormonale ed endocrino, con tutte le gravi implicazioni che ne conseguono.

Gli effetti della diossina sulla salute umana

Le diossine si trovano (purtroppo) in tutto il mondo, nell’ambiente, e si accumulano nella catena alimentare, principalmente nel tessuto adiposo degli animali.

Oltre il 90% dell’esposizione umana è attraverso il cibo, soprattutto carne e latticini, pesce e crostacei. Molte autorità nazionali hanno programmi in atto per monitorare l’approvvigionamento di cibo.

Le diossine sono altamente tossiche e – con esposizioni prolungate – possono causare problemi riproduttivi e di sviluppo, danneggiare il sistema immunitario, interferire con gli ormoni e anche causare il cancro.

A causa dell’onnipresenza di queste sostanze, tutte le persone al mondo soffrono un’esposizione di fondo, che non dovrebbe incidere sulla salute umana. “Tuttavia, a causa del potenziale altamente tossico – nota l’Oms – dev’essere intrapreso ogni sforzo per ridurre l’esposizione di fondo attuale”.

Il modo migliore per prevenire o ridurre l’esposizione umana è attraverso misure alla fonte diretta, cioè un rigoroso controllo dei processi industriali per ridurre la formazione di diossine. E, naturalmente, evitare di bruciare rifiuti plastici.

La diossina, dal Vietnam a Seveso fino ai polli del Belgio

Diossine e furani si formano come sottoprodotti (indesiderati) nella produzione industriale di erbicidi clorofenossilici (come l’acido 2,4,5 triclorofenossiacetico, noto anche come “Agente Orange“, defoliante di Monsanto usato per la guerra in Vietnam) o di composti disinfettanti sintetici (esaclorofene, triclorofenolo). Processi che avvengono a pressione e temperatura elevate, con tutti i rischi di innalzare la temperatura e la pressione nei reattori in modo incontrollato, di creare notevoli quantità di diossina e di far scoppiare l’apertura delle valvole di sovrappressione: questa la causa degli incidenti di Bolshover in Inghilterra nel 1971 e di Seveso nel 1976.

A Seveso si è sparsa nell’ambiente una nube di Tcdd pesante di qualche chilogrammo, il 10 luglio 1976. La ricaduta ha provocato la contaminazione e l’evacuazione di una vastissima area urbana, la strage di migliaia di animali domestici e conseguenze sulla popolazione che saranno oggetto di studio e di dibattito ancora per molto tempo.

Nel 1971 a Times Beach (Missouri) nebulizzarono grandi quantità di olio esausto per impedire che la polvere si sollevasse da strade sterrate e arene per equitazione: l’olio era contaminato da fondi di reattore contenenti elevate quantità di diossine provenienti da un impianto per la produzione di erbicidi. Le conseguenze: estese morie di animali domestici (tra i quali 72 cavalli) e selvatici, accompagnate da diversi episodi di cloracne nei bambini. La cittadina di Times Beach venne evacuata nel 1981 a causa dell’inefficacia degli interventi di decontaminazione (Environmental Research Foundation, 1991).

È del 1998 uno dei più grandi scandali alimentari della storia moderna, polli, uova e prosciutti alla diossina. In Belgio (e non solo) avevano cominciato a nutrire polli e maiali d’allevamento con mangimi addizionati di olio di macchine usato, per “arricchirne” la consistenza. Risultato, un ritiro di proporzioni europee di prodotti alimentari contaminati con Pcb, l’esposizione a livelli pericolosi per la salute di migliaia di consumatori, un ripensamento delle politiche alimentari e i metodo di allevamento.

Lo scandalo ha avuto inizio il 28 maggio 1999 quando il governo belga diffonde una comunicazione sulla presenza di Pcb, precursore della diossina, in polli e uova. C’erano stati precedenti in Usa (350 allevamenti di pollame chiusi nel 1997 per diossina nella bentonite, additivo dei mangimi) e in Francia (nel 1998 alcuni inceneritori avevano inquinato i pascoli del Nord del paese) ma stavolta la contaminazione non è accidentale. Il Pcb è un componente degli oli da motore, trasformatori, condensatorii e motori elettrici. Gli animali venivano foraggiati con mangimi contenenti oli minerali usati e residui di carburanti.

Bonifica, produzione, controllo della diossina

Nel decennio 1930-40, a seguito della scoperta di come unire il cloro a idrocarburi derivati dal petrolio, ha avuto avvio un’imponente produzione industriale di solventi, pesticidi, disinfettanti, materie plastiche. I composti clorurati che si formano per il processo industriale e per combustione liberano alcuni sottoprodotti indesiderati: le diossine.

In pochi decenni centinaia di migliaia di tonnellate di Pcb (bifenili policlorurati) e Pcp (pentaclorofenoli) contaminate da diossine sono state impiegate nell’industria (i bifenili come oli isolanti e termoconduttori nell’industria elettrica ed elettronica, i clorofenoli come antimuffa nelle vernici e come impregnanti per il legno) e quindi disperse nell’ambiente.

Così, le diossine oggi possono essere isolate ovunque nell’ambiente, nel tessuto adiposo degli animali, nel terriccio dei boschi. Questo a causa dell’elevata stabilità chimica e all’uso nel recente passato di enormi quantità di prodotti chimici contaminati. Il problema della presenza delle diossine nell’ambiente è molto complesso, e il dibattito scientifico aperto. Comunque sia, sono l’incuria e la superficialità dell’uomo le sole cause delle elevate concentrazioni di diossina che si trovano nelle vicinanze di inceneritori vecchi o mal funzionanti, come pure nei dintorni di complessi industriali privi di mezzi di prevenzione o di trattamento dei reflui (inceneritori, cartiere, fonderie, raffinerie, impianti per la sintesi di materie plastiche) o, come nei casi di qualche anno fa dei sequestri di latte nel casertano, colpa delle reiterate attività abusive di discarica dei rifiuti e dell’incenerimento degli stessi.

Variazioni nella soglia d’attenzione alla diossina

Nel ’98 l’Europa fu percorsa dallo scandalo dei polli alla diossina del Belgio. La mossa immediata del Comitato veterinario dell’Unione europea è stata di raddoppiare, da 100 a 200 nanogrammi, la quantità di Pcb consentita nelle carni bovine e suine (i Pcb sono legati alla diossina, responsabile in Belgio dello scandalo delle farine animali); il limite di 200 nanogrammi (un nanogrammo è un miliardesimo di grammo) va rilevato su un grammo di grasso. La decisione dei veterinari comunitari contrasta con il parere del Comitato scientifico dell’alimentazione della Ue che aveva fissato in 100 nanogrammi la soglia non superabile di Pcb negli alimenti – lo stesso valore previsto dalla normativa italiana; per questo l’Italia ha votato contro il provvedimento “dei veterinari”, ne ha invocato l’immediata revisione, ma non può impedire che nel nostro paese vengano importate e vendute carni con razione doppia di Pcb. Invece, il 30 novembre 2001 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato nuovi limiti concernenti la presenza di diossina contenuta negli alimenti destinati all’alimentazione umana. I nuovi limiti sono sensibilmente più restrittivi.

La nuova strategia fondata sui limiti di tossicità della diossina

L’eliminazione graduale di sostanze inquinanti persistenti, tossiche e bioaccumulative dall’ambiente è stata già affrontata in diverse sedi internazionali. Nel corso della terza Conferenza Internazionale sul Mare del Nord (1990) si convenne sulla necessità di ridurre l’emissione la diossine ed altri composti del 70% o più; nel 1992 i membri della Convenzione di Parigi riconobbero la necessità di eliminare gradualmente quelle sostanze tossiche persistenti e soggette alla bioaccumulazione provenienti da fonti situate sulla terraferma; la Convenzione di Barcellona (1993), ha raccomandato la cessazione graduale delle immissioni nel Mar Mediterraneo da fonti terrestri di composti organoalogenati entro il 2005; la Commissione Congiunta Internazionale dei Grandi Laghi (IJC), ha esortato gli Stati Uniti ed il Canada ad iniziare una graduale eliminazione del del cloro o composti clorurati dai processi industriali (IJC 1992, IJC 1994). Dicembre 2000, Johannesburg, i delegati di cento nazioni si riuniscono per bandire gli inquinanti più pericolosi e persistenti, i Pop (Persistant Organic Pollutants), dal Ddt a diossine e Pcb. La Convenzione di Stoccolma viene scritta nel 2001 per mettere al bando 12 Pop, ed entra in vigore nel 2004.

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