
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
In occasione della Giornata mondiale degli oceani, MSC pesca sostenibile pubblica il Global Impacts Report 2016, rapporto che evidenzia i risultati positivi ottenuti grazie all’impegno dei grandi e piccoli pescatori che hanno a cuore la sostenibilità.
Quello della pesca sostenibile è un tema molto delicato. Anche la biodiversità del mare, infatti, è minacciata dalla pesca distruttiva e dall’inquinamento delle acque. Scegliere di acquistare pesce certificato diventa dunque fondamentale: sempre più consumatori lo stanno facendo e sempre più aziende e ristoranti offrono prodotti sostenibili ai propri clienti. Per pesce sostenibile si intende quello che proviene da stock non sovrasfruttati e a rischio d’estinzione, prelevato nella giusta stagione di crescita, possibilmente nei mari più vicini al luogo di consumo, con metodi di pesca studiati per preservare la salute del mare e la sua biodiversità.
MSC, programma di etichettatura e certificazione molto diffuso a livello mondiale, coinvolge i pescatori, le aziende di trasformazione, i venditori e i consumatori per creare e promuovere un mercato sostenibile dei prodotti ittici. Ha scelto la Giornata mondiale degli oceani per lanciare l’edizione 2016, la quarta, del suo Global impacts report che mostra, dati alla mano, tutti i vantaggi e le azioni concrete ottenuti grazie al circuito della pesca sostenibile.
Dalla riduzione delle catture accessorie ai progressi scientifici nella comprensione degli ambienti marini: il Global Impacts Report 2016 rivela che le realtà certificate MSC, di passi verso la sostenibilità della pesca, ne hanno fatti tanti. Negli ultimi cinque anni, il volume delle catture di pesce selvatico così certificato, a livello mondiale, è quasi raddoppiato: dal 5 per cento (4.541.358 tonnellate) nel 2010 si è passati al 9,4 per cento (8.821.221 tonnellate) nel 2015. In 33 paesi del mondo, sono 281 le aziende di pesca certificate secondo lo standard nato quasi 20 anni fa per salvaguardare la sostenibilità degli stock ittici e mantenere gli ecosistemi sani.
Il rapporto mostra che nel corso della loro certificazione, i pescatori sono tenuti a fare almeno un miglioramento per rafforzare o monitorare la sostenibilità delle loro attività al fine di non perdere la certificazione. I miglioramenti effettuati alla fine del 2015 dalle 281 aziende certificate sono 876, e altri sono in corso di realizzazione. Tra questi, il miglioramento della gestione delle specie di tonno e pesce spada grazie alla cooperazione di un gran numero di stati che operano attraverso le Regional fishery management organisations; una pesca più intelligente e più selettiva nell’Oceano Indiano meridionale, dove l’azienda di pesca Kerguelen certificata per la pesca dell’austromerluzzo ha drasticamente ridotto il numero di uccelli marini accidentalmente catturati su palangari, con la cattura di solo tre procellarie grigie lo scorso anno; la rimozione di quasi 25mila trappole per granchi da parte di pescatori certificati per la cattura del granchio blu in Louisiana, che ha permesso di ridurre al minimo il rischio di coinvolgere specie vulnerabili come quella delle tartarughe.
Il rapporto analizza anche la sostenibilità degli stock ittici del nord Europa nel corso degli ultimi quattordici anni, evidenziando che la popolazione di quelli certificati MSC è cresciuta più di quella degli stock non certificati. Inoltre, l’attività media di pesca al di fuori dello standard di certificazione è risultata troppo elevata per garantire stock produttivi.
Il test del DNA mostra che più del 99 per cento dei prodotti con il marchio blu MSC viene etichettato correttamente. Al di fuori della certificazione le cose non stanno così: la pratica scorretta di spacciare una varietà di pesce per un’altra è ancora piuttosto diffusa.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
Secondo uno studio, le emissioni del settore alimentare basteranno, da sole, a superare l’obiettivo degli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale.
Anche a causa dell’aumento dei prezzi, sempre più persone si vedono negato l’accesso a una dieta sana. L’obesità aumenta, pure nei Paesi a basso reddito.
Per la transizione verso sistemi alimentari sostenibili occorre diminuire la produzione di proteine ad alto impatto: dai legumi agli insetti, ecco pro e contro delle alternative proteiche alla carne.
L’Efsa raccomanda di eliminare le gabbie e le mutilazioni per migliorare il benessere animale, ma per i produttori europei questo si rifletterebbe nell’aumento del costo della carne.
Per la Commissione europea, in alcune zone d’Italia l’inquinamento delle acque da nitrati non sta migliorando o si sta aggravando.
In tutto il mondo crescono superfici agricole coltivate a biologico e produttori, ma serve una spinta ai consumi verso la transizione agroalimentare.
Prima capitale in Europa a farlo, Edimburgo ha sottoscritto il Plant based treaty per promuovere diete vegetali in risposta alla crisi climatica.
Secondo una ricerca, seminare cereali diversi contemporaneamente sullo stesso terreno è una pratica antica da riscoprire per un’agricoltura più resiliente.