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Pizza patrimonio Unesco: un percorso di oltre sette anni, una petizione con oltre due milioni di firme, un successo per l’Italia. Così è stata consacrata l’arte dei pizzaiuoli napoletani.
Da anni sono impegnato perché sia riconosciuta in Europa e nel mondo l’arte napoletana della pizza, un patrimonio italiano e mondiale. Il percorso che ha portato l’arte dei pizzaioli napoletani a divenire patrimonio dell’umanità Unesco parte da lontano.
Nel 2000 avviai la procedura per il marchio Stg (specialità tradizionale garantita, il marchio europeo per le ricette) e dopo anni la pizza napoletana e la pizza margherita sono tra i pochissimi piatti europei ad aver ricevuto questo attestato dalla Ue. Occorre ancora, però, che sia attivato un efficace consorzio che controlli e valorizzi i “pizzaiuoli” che rispettano i disciplinari.
La pizza è la pietanza più conosciuta e consumata al mondo e sarà sempre più utile poter formare dei pizzaiuoli che sappiano realizzarla a regola d’arte.
Vanno seguite le procedure corrette, rispettate naturalmente le norme igienico sanitarie, utilizzati i migliori ingredienti e quelli giusti a partire dalle giuste farine e dall’olio extravergine di oliva. Vanno puliti i forni come ogni operatore corretto sa bene e vanno usate le pale forate per infornare come ha ben spiegato uno dei pizzaioli più conosciuti e stimati, Gino Sorbillo, in un video molto visto in rete .
Anni fa ho cominciato a invitare tutti a firmare online la petizione che ho lanciato su Change.org per l’iscrizione dell’arte della pizza nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Abbiamo superato i due milioni di firme tra le adesioni web e la raccolta cartacea in molte pizzerie del nostro Paese.
La prima richiesta era di chiedere alla commissione italiana per l’Unesco di sostenere, nella sua riunione annuale, la candidatura dell’arte dei pizzaiuoli napoletani per l’iscrizione tra i beni immateriali patrimonio dell’Umanità, domanda già presentata dal ministero delle Politiche Agricole presso la sede mondiale Unesco di Parigi fin dal 2011.
Abbiamo utilizzato i sei mesi di Expo Milano 2015, dedicata all’agricoltura, per raccogliere il consenso degli altri Paesi.
Il 14 marzo 2016 a Parigi, nella sede Unesco, abbiamo portato agli ambasciatori il primo milione di firme raccolte tra i mille mercati di Campagna Amica e le pizzerie di tutto il mondo.
Ora, a Jeju, in Corea del Sud, si conclude un percorso iniziato sette anni fa: l’appuntamento finale è stato il voto del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio immateriale dell’Unesco.
The art of Neapolitan ‘Pizzaiuolo’ just inscribed on the Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity. Congratulations, #Italy! #IntangibleHeritage #12COMhttps://t.co/z6xL98TZk4 pic.twitter.com/HmANxOadG7
— UNESCO (@UNESCO) 7 dicembre 2017
Ottenere questo importante riconoscimento rafforza la grande campagna per la tutela del made in Italy, l’agroalimentare più falsificato al mondo, contro l’agropirateria, termine che ho coniato proprio per definire questo latrocinio su scala planetaria, e contribuirà a responsabilizzare tutti gli operatori per realizzare prodotti di qualità e a regola d’arte.
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