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La Giornata mondiale della Terra quest’anno è dedicata al tema della plastica, materiale presente ormai anche in ciò che mangiamo e beviamo.
La gigantesca isola di plastica che si è creata nell’Oceano Pacifico – e che rappresenta una terribile minaccia per l’ambiente, la fauna e per gli esseri umani – si estende ormai su una superficie pari a cinque volte quella dell’Italia. A confermarlo sono i dati pubblicati nello scorso mese di marzo sulla rivista americana Scientific Reports: quello che è stato ribattezzato il “settimo continente del pianeta” è vasto ormai da 1,6 milioni di chilometri quadrati. Al suo interno galleggiano 80mila tonnellate di rifiuti. E, ancora oggi, 200 chilogrammi di plastica vengono riversati nei mari ogni secondo.
La nascita e la crescita di tale fenomeno, è la diretta conseguenza della scarsa lungimiranza dell’uomo e di decenni di crescita economica che non ha preso in considerazione le conseguenze ambientali delle proprie produzioni. Basti pensare che dal 1950 ad oggi, le industrie di tutto il mondo hanno sfornato 8,3 miliardi di tonnellate di plastica (cifra indicata da uno studio statunitense pubblicato nel 2017 su Science Advances). Dopo cemento e acciaio, infatti, è proprio la plastica il materiale più fabbricato dall’uomo.
Il risultato è che l’83 per cento dei campioni di acqua di rubinetto testati nel corso di un’inchiesta condotta in tutto il mondo da Orb Media sono risultati contaminati da materiali plastici. Il risultato peggiore è stato registrato negli Stati Uniti, con il 94 per cento (ovvero la quasi totalità), mentre in Europa il dato è pari al 72 per cento.
È per questo che, in occasione della Giornata mondiale della Terra che si celebra il 22 aprile, si è deciso di sensibilizzare sui giganteschi rischi legati all’inquinamento da plastica, che è ormai entrata inesorabilmente all’interno della catena alimentare. Kathleen Rogers, presidente dell’Earth Day Network, intervistata dal quotidiano canadese Metro, ha ricordato che “la plastica è ormai all’interno dei nostri organismi, perché si trova nel cibo che mangiamo e nell’acqua che beviamo. Numerose agenzia sanitarie, ricercatori e perfino alcune industrie hanno ormai allertato sulla gravità del problema, responsabile in particolare della pubertà precoce, della resistenza all’insulina e di determinati tumori”.
Per invertire la rotta, l’unica soluzione è cambiare radicalmente le nostre abitudini, poiché basta guardarsi attorno – a casa, in ufficio o in qualsiasi luogo pubblico – per rendersi conto della quantità di oggetti costruiti sulla base di tale materiale. “Tutta la plastica che viene prodotta continuerà ad esistere sulla Terra nella sua forma originaria. Non può sparire, poiché non esiste alcun mezzo per far sì che possa essere trasformata dalla natura”, ha aggiunto Rogers.
Proprio al fine di sensibilizzare la popolazione di tutto il pianeta sul problema, nell’ambito della Giornata mondiale della Terra l’associazione Europe Environmental Bureau ha scelto una via spettacolare per veicolare il proprio messaggio. Su alcune spiagge una serie di artisti ha disegnato dei giganteschi affreschi sulla sabbia, sui quali campeggiano le parole d’ordine “Break free from plastic” (“Sbarazziamoci della plastica”). Le opere sono state realizzate in Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Germania.
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