Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Cos’è il plogging, la corsa abbinata alla raccolta dei rifiuti che fa bene alla salute e all’ambiente
Nasce in Svezia e ha sempre più successo questa attività a metà tra lo sport e la cura dei luoghi che ci circondano. Un modo salutare, divertente e social di impegnarsi concretamente per l’ambiente.
Sembra sia nato nel 2016, ma è da quest’anno che si è diffuso con successo non solo nel suo paese d’origine, la Svezia, ma anche in tutta Europa e nel mondo: parliamo del plogging, la nuova moda del momento che prevede di raccoglie rifiuti mentre si fa jogging nei parchi cittadini o nei boschi. Un’attività salutare che permette di mantenersi in forma e allo stesso tempo prendersi cura concretamente dei luoghi che viviamo. Quando essere alla moda è davvero la cosa giusta da fare.
Plogging, quando raccogliere rifiuti va di moda
Passeggiate o correte in un’area verde della vostra città o in un sentiero in montagna, e siete a tal punto infastiditi nel vedere abbandonate bottiglie di plastica o vetro, sacchetti e altri rifiuti, che decidete di fermarvi e raccoglierli per poi buttarli dove possono essere riciclati. Quante volte vi è capitato? Moltissime, ne siamo certi. È senso civico, attenzione per l’ambiente e affezione per i propri luoghi. Da qualche tempo, chi decide di ripulire le zone che percorre correndo, sta facendo plogging, un termine che deriva dall’unione della parola inglese jogging e plocka upp che in svedese significa raccogliere.
Il successo e la diffusione di questo sport/attività sono dovuti, a nostro parere, ad alcuni fattori:
- la semplicità: per cominciare a fare plogging infatti occorre solo amare stare all’aria aperta e poco più. Chiaramente è bene vestirsi in modo adeguato, quindi con scarpe adatte alla corsa, e avere l’accortezza di munirsi di guanti per raccogliere i rifiuti e di un sacchetto dove poi riporli.
- la diffusione social: iniziative di plogging, quindi camminate o corse più o meno lunghe, sono sempre più “comunicate” grazie ai social network e quindi molto partecipate.
- l’interesse crescente per l’ambiente: aumentano movimenti, associazioni e comunità che si impegnano concretamente per combattere l’inquinamento di ogni genere. Pensiamo ad esempio alle iniziative per sensibilizzare le popolazioni di tutto il mondo sulla presenza della plastica in mare e non solo.
Ritrovarsi, fare gruppo, condividere la stessa attenzione per il pianeta è uno stimolo in più per mettersi a correre e ripulire le nostre città, i parchi, le spiagge e i boschi. Senza dimenticare che il plogging permette comunque di fare un esercizio fisico completo: oltre all’ovvia corsa infatti, si devono effettuare piegamenti, start&stop che mettono in funzione molti muscoli, sia degli arti superiori che inferiori.
Il plogging in Italia
Il plogging sta prendendo piede anche nelle nostre città, da Milano a Roma, fino ai piccoli centri sono tanti i post e le foto che sui social diffondono questo nuovo modo di prendersi cura del mondo in cui viviamo: con l’hashtag #plogging rapidamente sempre più persone sono venute a conoscenza di questa attività, anche grazie ad associazioni che ne hanno favorito la diffusione come Retake. È una realtà formata da gruppi di cittadini che soprattutto nei week end si ritrovano per portare avanti dei piccoli progetti di riqualificazione delle proprie città: puliscono giardini pubblici, ridipingono edifici ricoperti da scritte, aggiustano arredi urbani ormai distrutti. Hanno cominciato a unirsi a Roma nel 2009 e in seguito sono nate tante associazioni in altre località italiane, fatte di cittadini attivi che non vogliono arrendersi al degrado ma anzi intendono riprendersi la loro città, quartiere dopo quartiere, zona dopo zona.
È naturale quindi che, partendo da questi momenti di aggregazione allo scopo di migliorare i luoghi in cui si vive, i gruppi Retake ora organizzino anche dei plogging di gruppo dove si corre insieme e si raccolgono i rifiuti abbandonati. Molti sono quelli che si sono già svolti a Milano, gli ultimi in occasione della Milano green week che ha avuto luogo nel week end del 29 e 30 settembre: giovani, famiglie e bambini hanno fatto jogging o passeggiato per 5 o 3 chilometri nel Parco delle Cave e intanto l’hanno ripulito da cartacce, plastica e ogni altro genere di rifiuto. Un’esperienza da provare perché a beneficiarne non è solo l’ambiente e il nostro fisico, ma anche l’umore. Quanto è piacevole infatti fare attività all’aria aperta, conoscere nuove persone e dare un concreto aiuto al pianeta?
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Milioni di investimento da parte dell’amministrazione pubblica che ha deciso così di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.
È ormai inevitabile il superamento di un settimo “limite planetario” (su nove), legato al processo di acidificazione degli oceani.