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Da tempo Michelin si batte perché vengano approvati test obbligatori che misurino l’efficienza dei pneumatici usurati. Una battaglia in favore della sicurezza stradale, che renderebbe l’utente finale più consapevole e informato.
Michelin, fra i maggiori costruttori al mondo di pneumatici, da tempo sostiene che l’usura non sia l’unico fattore che conta per la sicurezza. E a sostegno di questa tesi ha prodotto numerosi test che dimostrerebbero come la maggiore altezza del battistrada non sia necessariamente sinonimo di maggiore sicurezza. Ma cerchiamo di capire. Per un’auto, i pneumatici sono il collegamento con la strada, dal loro stato, e dalle loro caratteristiche, dipende la nostra sicurezza, il comfort, persino i consumi di carburante e, in una certa misura, anche le emissioni di un’auto. Non sono in molti a saperlo, ma da anni un’etichetta specifica applicata sui pneumatici indica parametri molto importanti, come la resistenza al rotolamento, la rumorosità oppure, ancora, la frenata sul bagnato. Valori certamente importanti per chi deve acquistare un set di gomme nuove.
Ma i chilometri percorsi e il tempo trascorso dal montaggio (un pneumatico invecchia e si deteriora anche da fermo, specie se l’auto sta ferma per molto tempo) sono fattori di cui spesso non si tiene conto, alimentando il falso mito secondo il quale le “gomme” di un’auto, e le loro caratteristiche iniziali, durano per sempre.
Per evitare che accada, e a supporto di una maggiore consapevolezza e attenzione alla sicurezza stradale, Michelin si sta adoperando perché vengano introdotte una serie di normative che, esattamente come accade per i pneumatici nuovi, definiscano delle regole anche per quelli usurati, in modo tale da stabilire uno standard minimo da rispettare. Così l’utente finale avrebbe un’idea più chiara del prodotto che è intenzionato ad acquistare, ma soprattutto avrebbe la garanzia di aver scelto un pneumatico sicuro nel tempo.
Abitualmente quando si pensa a un pneumatico usurato, si pensa solo al valore minimo del battistrada, imposto anche dalla legge, pari a 1,6 millimetri di profondità. Per verificare che si sia raggiunto tale limite, viene apposto un tassello nella scanalatura in corrispondenza dalla sigla sul fianco del pneumatico chiamato Twi, Tread wear indicator. Di fatto questo è il limite di usura a cui i costruttori di pneumatici dovrebbero fare riferimento per garantire ragionevoli condizioni di sicurezza.
Però di fatto non c’è alcuna normativa che definisca degli standard di performance durante la progressiva usura, ossia tanto più ci si avvicina al limite imposto dalla legge. La ragione è che le regole attuali tendono a considerare esclusivamente i prodotti nuovi.
Mentre nell’istante in cui un pneumatico nuovo si usura progressivamente, il suo quadro prestazionale muta, anche considerevolmente in alcuni ambiti.
Alcune caratteristiche migliorano, come la frenata e la tenuta su asfalto asciutto, la resistenza al rotolamento e la rumorosità, altre sono fortemente condizionate dallo stato di usura. Un quadro chiarissimo per Michelin che, proprio a garanzia della sicurezza dei propri prodotti, spinge da tempo perché vengano fissati dei parametri non solo quando si parla di nuovo, ma pure quando si tratta di pneumatici usurati, se ci pensate di fatto la situazione più diffusa sulle nostre strade.
Long Lasting Performance by Michelin. Non è un motto, bensì l’approccio al lavoro del colosso francese, che non si misura semplicemente dalla qualità dei propri prodotti. Ma da un modus operandi a tutela del consumatore. Tale metodo mette nero su bianco le riflessioni appena descritte. E se la sicurezza rappresenta certamente uno dei pilastri portanti, perché fa riferimento a prodotti sicuri nel tempo, anche la sostenibilità ha un ruolo da protagonista.
Se venissero normate pure le performance dei pneumatici usurati, un consumatore saprebbe con certezza quando è giunto il momento di cambiare il treno di gomme, senza anticipare (o peggio, tardare) le tempistiche. Avere questo tipo di informazioni consentirebbe di ridurre gli sprechi. E ridurre gli sprechi e i consumi può avere anche significativi riflessi sull’ambiente, alimentando la sostenibilità del ciclo di vita del pneumatico. In questo modo il consumatore avrebbe tutte le informazioni necessarie per fare una scelta consapevole.
Le considerazioni di Michelin hanno ovviamente una valenza scientifica frutto di approfonditi test. Soprattutto, il produttore francese si batte affinché possano essere applicate le stesse modalità di prova a cui vengono sottoposti i pneumatici nuovi, modalità che Michelin spinge perché possano essere replicate a livello istituzionale pure per quelli usurati. Insomma, una vera campagna per la sicurezza stradale.
Uno dei test che avrebbe una grande peso sulla questione “usura” è il test di frenata sul bagnato, realizzato in modo da misurare la distanza necessaria a un veicolo per decelerare da una velocità di 80 km/h a 20 su un manto stradale ricoperto da un 1 millimetro di acqua. Si tratta di una delle situazioni stradali più ricorrenti, in cui tutti noi ci siamo trovati tantissime volte. Ed è proprio su questo punto che il gruppo francese si batte da tempo, ossia perché questo test possa essere reso obbligatorio anche per i pneumatici usurati, e non solo per quelli nuovi.
L’approccio che in Michelin chiamano Long Lasting Performance consente di realizzare prodotti affidabili nel tempo, ovvero capaci di garantire sempre un elevato standard di sicurezza anche quando usurati. Perché non vengono progettati per “funzionare” solo da nuovi. Tanto che durante un test del settembre 2018, presso il circuito di Papenburg in Germania, una vettura con pneumatici usurati Michelin ha frenato 3,4 metri prima della medesima vettura equipaggiata con gomme nuove, ma di qualità inferiore.
Quali benefici si potrebbero trarre se tutti utilizzassero pneumatici testati non solo da nuovi, ma anche a fine vita, senza quindi sostituirli prematuramente come accade a volte? Secondo Michelin, i benefici possibili sarebbero almeno tre.
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