Riduci, riusa, ricicla e rinnova, le 4 regole di Michelin per un futuro sostenibile

In Michelin la chiamano la strategia delle 4R, quattro regole che sintetizzano un approccio teso a massimizzare l’efficienza e ridurre l’impatto. Obiettivo del produttore di pneumatici, raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Ridurre la quantità di materia necessaria. Fare ricorso al riuso e a risorse naturali. Integrare molti componenti rinnovabili, limitare l’uso di prodotti derivati dal petrolio e puntare, nel futuro, a materiali naturali come trucioli di legno, paglia, zucchero, residui zuccherini e bucce d’arancia. Infine, R come riciclare, integrando materiali riciclati provenienti da pneumatici o da rifiuti domestici, come polvere di pneumatico, lattine di alluminio e componenti elettronici. La strategia delle 4R riassume bene l’impegno di Michelin, uno dei maggiori produttori mondiali di pneumatici, su innovazione e sostenibilità. Concetti decisamente ampi quando ci si riferisce all’ambiente. Ma che, nel caso specifico, non sono solo una questione di processi produttivi, abbattimento delle emissioni nocive e tutela del territorio.

Aspetti rilevanti, ma sostanzialmente di natura pratica. Ma che qui fanno parte invece dalla mentalità, dall’approccio “di testa”. Una formula che il gruppo Michelin ha replicato a livello aziendale, coinvolgendo certamente le proprie strutture, ma soprattutto gli uomini e le donne di una realtà così importante come la multinazionale francese. Che può contare su una forza lavoro, ma probabilmente sarebbe più appropriato identificarla come forza ambientale (e sostenibile) di quasi 130mila dipendenti, di ben 120 nazionalità differenti. Un piccolo grande mondo al servizio della sostenibilità. Il lavoro promosso da Michelin ha degli obbiettivi tangibili: entro il 2030 l’impronta di carbonio dei propri stabilimenti verrà ridotta del 50 per cento, per essere completamente annullata entro il 2050.

Pneumatici Michelin
Una nuova generazione di pneumatici airless per auto, il prototipo Michelin Uptis (“Unique Puncture-proof Tire System) a prova di foratura © Michelin

Michelin, la sostenibilità come metodo di lavoro

Ci sono quattro semplici regole alla base di Michelin, conosciute anche come le quattro R: riduci, riusa, ricicla e rinnova. In qualche modo rappresentano la summa delle sostenibilità secondo i canoni aziendali della multinazionale francese. Raccontano un modus operandi attentamente analizzato in ogni singolo dettaglio. Che coinvolge ogni aspetto della produzione, a partire dalla logistica. Sia in entrata nella fase di approvvigionamento dei materiali, sia in uscita. Formando anche i conducenti a utilizzare al meglio i propri mezzi, per migliorarne l’efficienza. È anche per questo che il colosso francese è quotato nei principali indici di valutazione delle performance ambientali, sociali e di governance presso le principali agenzie di rating internazionali.

Il ruolo della logistica si misura pure attraverso le proprie strutture, come per esempio l’European distribution center (Edc) di Torino. Realizzato impiegando materiali disponibili in loco, derivati per esempio da demolizioni di fabbricati preesistenti, vanta una struttura capace di ridurre i consumi di energia di oltre il 40 per cento.

Il “sistema Michelin” poggia le basi su un modello di economia circolare, in modo da tale da impattare il meno possibile sull’ambiente. È basato su soluzioni sostenibili (rinnovabili, riuso e riciclo) e sull’uso circolare degli asset che ne prevede la massimizzazione dell’uso e la loro valorizzazione nella fase di fine vita. Ecco perché la priorità del gruppo francese è rendere i suoi pneumatici più efficienti dal punto di vista energetico. Allo stesso tempo, aumentarne la durata consente anche un uso più efficiente delle materie prime.

Dal 1889, oltre un secolo di pneumatici e innovazione

Sono quasi 132 anni che Michelin dà il suo contributo alla mobilità di milioni di persone. Una storia di oltre un secolo da sempre portabandiera di soluzione sostenibili, al di là di una connessione diretta con l’ambiente. Basti pensare a uno dei primi modelli di pneumatico di inizio Novecento, denominato Confort, in grado di durare per ben 15 mila chilometri. Durate che se oggi possono far sorridere, a quel tempo rappresentavano invece una vera e propria rivoluzione. Una serie di successi tecnologici (e commerciali) derivati da una profonda esperienza tecnica e di ricerca (ne è la dimostrazione il numero di brevetti che costantemente deposita Michelin).

Una delle tappe più importanti nella storia evolutiva del costruttore francese è certamente quella del 1946, quando viene presentato il primo pneumatico radiale con cintura d’acciaio. Un debutto che stravolgerà l’industria di settore, destinata a seguire l’esempio Michelin. Che aveva progettato e prodotto un pneumatico in grado di garantire prestazioni sino ad allora sconosciute, sia in termini di prestazioni, che di resistenza e durata.

Nei primi anni Novanta ribalta nuovamente quel rapporto da tempo instaurato con la sostenibilità. Arriva infatti sul mercato il primo pneumatico Energy a bassa resistenza al rotolamento, realizzato grazie a un nuovo processo industriale. Le sue caratteristiche permettono di migliorare sensibilmente i consumi e quindi le emissioni, senza compromettere durata e tenuta anche sul bagnato.

Una famiglia di coperture che negli anni successivi si evolve nella gamma Michelin Energy Saver. Pneumatico che al debutto presentava delle cifre a corredo particolarmente eclatanti, derivate da un risparmio di carburante di circa 0,2 litri per 100 chilometri e da una riduzione delle emissioni di CO2 di 4 grammi per chilometro.

Pneumatico stampa 3D
I pneumatici del futuro secondo Michelin potrebbero assomigliare a questo; si chiama Vision ed è interamente stampato in 3D © Michelin

Tra i passaggi più recenti l’avvento del modello e.Primacy, che si fonda sempre su valori come risparmio ed efficienza energetica, migliorando ancora una volta le performance sia in termini di consumi (0,21 litri di carburante in meno ogni 100 km) che di emissioni (174 kg in meno di CO2 rispetto all’intera durata dello pneumatico). Risultati derivati da un profondo lavoro di ricerca che ha coinvolto tre macro aree: la carcassa, il battistrada e il fianco. E che ha dato vita a un prodotto più leggero e soprattutto più durevole.

Il futuro dei pneumatici secondo Michelin si chiama Uptis, frutto dell’esperienza Vision concept, un prototipo di pneumatico dotato di sensori capaci di fornire informazioni in tempo reale sulle condizioni del percorso. Acronimo di Unique puncture-proof tyre system, l’Uptis è realizzato attraverso la stampa 3D e la sostenibilità definisce ogni suo aspetto, a partire dal processo produttivo. Non esiste la camera d’aria, sostituita da una serie di lamelle radiali che di fatto sostengono la gomma, che pertanto non è soggetta a foratura. Lo vedremo a partire dal 2024.

Stabilimento Michelin
Lo stabilimento Michelin di Alessandria, il più grande in Italia dedicato alla produzione di pneumatici per autocarro, è all’avanguardia nel campo della sostenibilità © Michelin

Movin’On, l’evento mondiale di Michelin sulla mobilità sostenibile

Il concetto di sostenibilità promosso da Michelin non deriva esclusivamente dai propri prodotti, ma pure dalla volontà di alimentare e far conoscere l’innovazione a un vasto pubblico. Un modus operandi che sul finire degli anni Novanta ha dato vita al Chellenge Bibendum, un evento sulla mobilità nato nella sede francese di Clermond-Ferrant a cui hanno partecipato nelle varie edizioni i maggiori protagonisti dell’innovazione e della mobilità, soprattutto di quanti che avessero una visione in largo anticipo sui tempi.

Negli anni Chellenge Bibendum ha fatto il giro del mondo diventando una sorta di piattaforma di confronto che ha permesso, e continua a permettere – oggi con il nome di Movin’On summit – a scienziati, imprenditori, visionari, creativi, responsabili politici, Ong e addetti ai lavori, di discutere di temi strategici per tutto il settore automotive, con l’obiettivo ben chiaro di offrire soluzioni concrete e innovative per rispondere ai bisogni di mobilità di ciascuno, per contribuire al progresso della società e agire nell’interesse del pianeta.

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