Le polveri sottili hanno ucciso 238mila persone in Europa, soltanto nel 2020. Di cui un quinto in Italia. Si tratta di un dato allarmante, e in crescita rispetto al 2019, nonostante l’anno sia stato segnato dalla pandemia, dai lockdown e dal blocco dei trasporti e delle attività economiche, incluse quelle che emettono grandi quantità di sostanze tossiche.
Complessivamente, i morti per l’inquinamento sono stati 311mila
A spiegarlo è un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), pubblicato lo scorso 24 novembre, secondo il quale il numero di decessi attribuibili alle polveri sottili è stato tuttavia in qualche modo “trainato” dalla Covid-19, per via del quantitativo importante di persone contagiato, che risultava già affetto da altre patologie legate all’inquinamento dell’aria (cancri, malattie polmonari o diabete di tipo 2). L’impatto complessivo della pandemia, dunque, è stato in fin dei conti negativo anche da questo punto di vista.
Air quality in Europe is improving but still poses high risks, the European Environment Agency (EEA) said on Thursday, as fine particles exposure led to at least 238,000 premature deaths in the 27-nation EU in 2020. https://t.co/evmtHilpxV
Nel suo studio, l’agenzia precisa che “se si confronta il 2020 al 2019, il numero di decessi prematuri attribuibili all’inquinamento legato alle polveri sottili PM2,5 (le più piccole e capaci di penetrare nel sangue umano, ndr) è aumentato, mentre sono diminuiti i morti per biossido di azoto (NO2) e ozono (O3)”. In totale, il numero di decessi dovuto ai vari fattori di inquinamento è stato apri a 311mila, in leggero aumento rispetto ai 307mila dell’anno precedente.
L’Unione europea vuole dimezzare i morti entro il 2030, rispetto al 2005
Più in generale, secondo l’Aea, il 96 per cento della popolazione urbana dell’Unione europea è stata esposto nel 2020 a concentrazioni di PM2,5 superiori ai livelli massimi raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità per tutelare la salute umana (pari a 5 microgrammi per metro cubo di aria). Per quanto riguarda invece l’ozono, i decessi risultano calati del 3 per cento, mentre quelli dovuti al biossido d’azoto del 22 per cento. Un calo legato, appunto, proprio alla diminuzione del traffico stradale dovuta ai lockdown.
L’Unione europea ha fissato un obiettivo di riduzione complessiva dei decessi prematuri dovuti all’inquinamento dell’aria pari al 50 per cento, entro il 2030, rispetto al 2005. Anno in cui i morti furono ben 450mila (e attorno a un milione negli anni Novanta). Secondo l’Aea si tratta di un traguardo ancora raggiungibile.
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